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Dj e speaker a Mondiali ed Europei di beach soccer ad Alghero

Bellissime cose!

Sarò Dj e speaker ufficiale agli Europei e Mondiali di beach soccer – World Beach Soccer Cup 2023 | Lido di Alghero | dal 19 settembre al 1 ottobre

La Spiaggia del Lido di Alghero sarà il palcoscenico del grande beach soccer internazionale.

L’evento è sempre in Sardegna, dopo l’edizione dell’anno scorso a Cagliari, ed è organizzato dal Comitato Regionale FIGC LND Sardegna, in collaborazione con BSWW Beach Soccer Worldwide, e patrocinato dal Comune di Alghero e dalla Fondazione Alghero.

Si parte con la EBSL Superfinal 2023, la fase finale dell’Europeo di beach soccer dal 19 al 24 settembre. 🇮🇹L’Italia, che nell’ultima edizione di Cagliari ha chiuso al terzo posto, è nel Gruppo A con Bielorussia, la Moldova e la Grecia.

Si comincia martedì 19 con la prima giornata dei gironi; venerdi i quarti con le prime due di ogni girone,sabato e domenica semi e finale.

A seguire la World Winners Cup: squadre maschili e femminili da tutto il mondo si sfideranno per cercare di succedere a Real Münster (GER) e Lady Grembach (POL), vincitori dell’anno scorso.

📲Tutte le news in tempo reale saranno sul sito ufficiale www.beachsoccer.com. Spazio importante anche sui nostri canali federali Figc LND CR Sardegna Facebook e Instagram e sul sito www.figc-sardegna.it

La manifestazione è promossa dalla Regione Autonoma della Sardegna – Assessorato del Turismo, Artigianato e commercio.

Week end cagliaritano

Sulla circolare 90 oggi poche presenze ma in compenso hanno acceso l’aria condizionata a palla. La mia schiena lucidata da Voltaren non gradirebbe, allora cambio veloce posizione e trovo un posto rivolto verso la coda, vicino alla ultima portiere.
Zara, fermata Zara, ripete la vocina dell’altoparlante, e scatta in cuffia Ofenbach.
Momento riflessioni e todolist mentali: weekend cagliaritano che neanche ci sto dentro nel rapporto tempo/cosedafare. Serate da dj, appuntamenti con figc, organizzare il trasporto scooter a Milano, fare un grande pacco con i vestiti estivi, commercialista, trovare chi mi manovri la schiena, farmi una corsa al tramonto, salutare mamma e amicizie sparse. Le mie classiche quarantott’ore senza fiato che poi riparti alle 6 del mattino di lunedì, muori e risorgi.
I love you, I want you…ora tocca ad Axwell/Ingrosso. E la domanda: quante persone effettivamente ci amano e ci vogliono? Lo scopriremo mai? E cosa definisce un amore rispetto a un semplice interesse momentaneo? Non rispondete, semmai avete coraggio, fidanzamenti e cose varie che siete antigusu.

Sveglia anticipata

Oggi la sveglia è stata anticipata. Partenza per Coverciano. Come sempre la nostra insularità ci porta a dover organizzare i viaggi cercando le soluzioni migliori facendo a botte con orari e coincidenze.

Volerò per Bologna, poi in treno fino a Firenze.
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Il progetto Figc “Ci facciamo in 5”

Da qualche settimana, come sicuramente leggete nei miei stati, stiamo girando i vari istituti superiori per proporre un nuovo progetto, coordinato dal sottoscritto con la collaborazione del mister del Cagliari calcio a 5 Diego Podda (che curerà il programma tecnico) nell’ambito del Comitato regionale Sardegna Figc – Divisione calcio a 5.

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Il progetto Figc "Ci facciamo in 5"

Da qualche settimana, come sicuramente leggete nei miei stati, stiamo girando i vari istituti superiori per proporre un nuovo progetto, coordinato dal sottoscritto con la collaborazione del mister del Cagliari calcio a 5 Diego Podda (che curerà il programma tecnico) nell’ambito del Comitato regionale Sardegna Figc – Divisione calcio a 5.

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Prima della prima di campionato

Ed eccoci qui, la notte prima della prima di campionato, come chiamo io “notte prima degli esami”.

Inizia ufficialmente una nuova stagione, la mia sesta da allenatore, la quarta all’Atiesse calcio a 5. Read More

Mentalità vincente

Per riuscire a dare alla squadra una mentalità vincente, bisogna creare un gruppo.
Il gruppo parte da un concetto fondamentale: NOI. Non è automatico, non è facile, non è semplice arrivarci. Read More

Le qualità per vincere

Pubblico una bellissima nota dell’ex tecnico della nazionale di pallavolo Velasco…

L’idea della mentalità vincente a volte è fuorviante. Non credo che serva molto “caricare” i giocatori prima della partita. Certo, lo facciamo, ma solo qualche volta, altrimenti non serve, ci si abitua.
Ciò che conta è fare diversi passi che portano alla mentalità vincente, perché questa si ottiene solo vincendo. La mentalità vincente non è un trucco psicologico.

Il problema è cosa significa Vincere. La prima vittoria che propongo ai miei giocatori, e che mi pongo io stesso, è battere un nemico terribile, anche perché si nasconde, anche perché noi non lo vogliamo mai affrontare, che di solito ci fa più paura anche dell’avversario più forte. E questo avversario sono I NOSTRI DIFETTI, i nostri limiti, le cose che non ci vengono bene, che non ci piacciono. Questa è la prima vittoria, perché se non si Vince questa gara non c’è miglioramento, cioè aumento della qualità.

È inutile dire: “La nostra squadra Vincerà. Però lui batte male e non impara a battere meglio, lui è uno che non riesce a mantenere la concentrazione e continuerà a non riuscirci”. Non c’è niente da fare: la prima vittoria è Vincere contro noi stessi. E dopo questa prima vittoria possiamo già cominciare ad avere una mentalità vincente, perché sappiamo vincere i nostri difetti, e ancora non abbiamo battuto nessuna squadra.

Il secondo passo è VINCERE CONTRO LE DIFFICOLTA’, che è un’altra cosa rispetto a noi, perché quando parlo dei nostri limiti parlo di limiti personali, oltre che della squadra, non limiti in generale. Poi ci sono altre difficoltà di ogni tipo che dobbiamo risolvere, che dobbiamo battere. La nostra squadra oggi è famosa a livello internazionale per un fatto che sembra banale, ma non lo è: siamo famosi perché non ci lamentiamo mai. Sembra poco, ma non è poco. Potete controllare tutti i giornali dall’89 a oggi, non è mai capitato che dopo una sconfitta noi dicessimo: “È stato il fuso orario, avevamo un giocatore con un’indigestione, abbiamo dormito male, l’arbitro…” Mai. Non l’ho detto mai. Perché ? Perché anche questo modo di comportarsi fa parte della mentalità Vincente.
Tutti possono spiegare perché non si è riusciti a fare una cosa, pochi riescono a farla lo stesso. E per questo occorre vincere anche le piccole difficoltà. Ad esempio noi siamo una delle poche squadre italiane che quando va all’estero non si porta dietro gli spaghetti, l’olio, il prosciutto, la macchina del caffè. ..Si dice: “Poverini! Se non hanno gli spaghetti a mezzogiorno si deprimono”, però dopo bisogna giocare contro venticinquemila brasiliani, che urlano dall’inizio alla fine, e lì non ci dobbiamo deprimere, perché siamo duri, dobbiamo vincere.
Per le altre cose però non siamo così duri. È un po’ come preparare l’esercito per la guerra stando in un albergo a cinque stelle: “Stiamo in un albergo a cinque stelle così quando andiamo in guerra siamo in condizioni fisiche migliori”. Non credo che questo accada. Il passaggio dal fango dell’addestramento agli spari veri è comunque difficilissimo, ma almeno se siamo abituati al fango è già qualcosa. Quindi noi non ci portiamo gli spaghetti, non ci alleniamo in posti ideali. Perché se ci alleniamo dove fa sempre fresco, quando poi dobbiamo giocare a Cuba, che è calda, perdiamo. Invece noi dobbiamo vincere, dove fa freddo e dove fa caldo, sempre.
Non riuscire a vincere le difficoltà porta a quella che chiamo la “cultura degli alibi”, cioè il tentativo di attribuire il motivo di un nostro fallimento a qualcosa che non dipende da noi. Di solito ci si rifà a cose molto grandi, strutturali, storiche, del genere caratteristiche dei popoli (“Noi italiani siamo così, lo sono nei cromosomi, e allora non c’è niente da fare”). Ma la cultura degli alibi utilizza anche spiegazioni più banali. Nella pallavolo, ad esempio, si verifica questa situazione: lo schiacciatore, che riceve la palla un po’ staccata dalla rete e tira fuori, dice al palleggiatore “Prego, la palla più vicina”, il palleggiatore, che a sua volta ha ricevuto la palla un po’ staccata e ha alzato male, si gira e dice alla ricezione “Ragazzi, la ricezione!”, quello che ha ricevuto la palla dall’avversario non può dirgli “Batti più facile”, allora dice “Quella luce mi dà nell’occhio”, allora devo chiamare gli elettricisti, invece di allenare.
Adottando la cultura degli alibi elimino la possibilità di utilizzare il feedback, che sta alla base dell’apprendimento.

Il terzo livello di vittoria è VINCERE CONTRO GLI AVVERSARI, e qui viene il problema della qualità, nostra e degli altri, ed il problema di misurarla. In tal senso le statistiche ci servono a non fidarci delle semplici impressioni e anche a misurare in cosa dobbiamo migliorare. Ricerca della qualità non significa infatti ricerca della perfezione, perché quella della perfezione è un’idea perdente, per il semplice motivo che non è possibile raggiungerla. Se si pretende la perfezione, otteniamo il risultato che il giocatore, vedendo che non ci riesce, comincia a considerarsi in modo negativo, perché non raggiunge l’obiettivo che gli abbiamo dato. Uno dei compiti di un vero allenatore è saper individuare fra tutti gli elementi da migliorare in una partita quelli che sono decisivi per la vittoria. Questo significa stabilire delle priorità, e credo che sia una delle cose più difficili da fare. ma stabilire delle priorità è l’unico modo per guidare il processo che porta alla vittoria. Fra tutti i difetti dei giocatori occorre individuarne tre. E su quelli bisogna “martellare”, finché non si ottiene il salto di qualità. Mentre gli altri li tocchiamo. Ma non possiamo pretendere per tutti lo stesso livello di applicazione.

J.Velasco