Oggi la sveglia è stata anticipata. Partenza per Coverciano. Come sempre la nostra insularità ci porta a dover organizzare i viaggi cercando le soluzioni migliori facendo a botte con orari e coincidenze.

Volerò per Bologna, poi in treno fino a Firenze.

La mia tipica ansia da viaggio (mista ad emozione ogni volta che prendo il volo) mi ha fatto preparare tutto con largo anticipo: una sveglia esagerata alle 4,30, con preventivi risvegli alle 4 e 3,20 e tanto tempo a disposizione. Mi prende così, per paura di dimenticare qualcosa a casa e quindi avere il tempo per eventuali recuperi. Nevrosi e manie tipiche mie. Non importa se poi tra cazzeggio e controlli di posta e facebook in orari impossibili riesca a bruciare il vantaggio acquisito. E infatti arrivo giusto una decina di minuti prima dell’imbarco. Metafora di vita.

Come vi avevo raccontato, ho imparato a selezione giusto il necessario per il viaggio. Nei primi anni in cui partivo fuori dalla nostra isola ero solito, chissà per quale timore, portarmi cambi per una settimana, malgrado rimanessi appena qualche giorno. Timore che qualcosa mancasse o non fosse a portata di mano. Da diverso tempo invece riesco ad accontentarmi di un bagaglio a mano leggero. Una sollevazione di cui mi compiaccio, lo ammetto. Cose che si imparano nel tempo, forse tardi, come è il mio caso, ma valgono lo stesso.
E anche se ho ancora qualche incrostazione della mia pesantezza viaggiatoria e delle manie incomprensibili, tutto funziona meglio. La vita va sempre presa così senza maniacale organizzazione e troppi piani preventivi che lasciano pochi spazi alle sorprese e alla creatività dell’ultimo istante. Dovrei ripetermelo più spesso.

Anche oggi il ricordo è tornato su papà, il mio accompagnatore ufficiale nei viaggi. Ma lui non c’era. Non ci sarà più a portarmi e riprendermi come ha fatto tante volte. Riposa al cimitero di san Michele da due mesi oramai. L’ultima volta che sono partito è stata proprio per lui, quando siamo andati a Milano per le ultime, inutili, visite. Io sono rientrato prima di loro a Cagliari e trovare la casa vuota mi ha trasmesso un’emozione che mi porto come un orologio al posto: la prima vera idea che la mia vita sarebbe cambiata completamente, che non avrei più riavuto mio papà. Lui sarebbe tornato qualche giorno dopo qui a Cagliari, poi il ricovero, poi quella chiamata al mattino. Insomma la storia che sapete.

È tornata quella sensazione, quel momento, quell’immagine della casa vuota. Mi provoca una piccola lacrimiccia che tento di mascherare mentre il mio vicino prova a vedere curiosamente cosa scrivo così maniacalmente dal mio iPad. Magari mi conosce pure: magari è uno di quelli che sanno chi sono, e io non so chi siano loro. Magari è pure un mio amico di facebook, magari è qualcuno che ha letto le mie storie, o è stato alle mie serate. Magari mi ama o mi odia, magari sono semplicemente o che passa indifferente. Forse.

Certe volte vorrei per un attimo diventare invisibile e per girare tranquillo. Poter lasciare le mie passioni e cambiare radicalmente vita. Ma per quanto abbia promesso pubblicamente di smettere tante volte, loro sono là a rincorrermi come ombre. Sono un codardo e un incoerente. Spesso vorrei tornare ad essere uno qualunque, senza dover essere sempre pronto e dinamico. Vorrei essere un numero che può godersi quei momenti di tranquillità inosservata che certe volte mancano.

Il primo sole di questo venerdì comincia a bussare ai finestrini dell’MD 80 che punta su Bologna, mentre arriva il rinfresco targato meridiana. Un caffè annacquato e mezza naturale. Un sorriso gratis delle due hostess, magra consolazione. Vorrei dormire attaccato al finestrino ma come sempre non ci riesco. Intorno è una coperta di nuvole che nascondono il modo sotto. Il mio iPod propone “Broken lands” una vecchissima canzone che forse si ricordano solo i patiti come me del vecchio Festivalbar. I commercialisti per intendersi. Nel mio iPod passano con assoluta e vergognosa semplicità Miles Davis, Wes Montgomery, Raf e Luca Carboni. Allungo la vista per cercare di vedere il sole e i suoi contorni. Il volo trasmette una sensazione di gioia di vivere unica, di infinito, di libertà. Ricarica la morale, le motivazioni, riordina i pensieri e le parole. Offre miracolosi spunti a vite annacquate e appassite dalla quotidianità.

I miei pensieri tra le nuvole mi hanno fatto dimenticare di raccontarvi cosa vado a fare a Coverciano. Non sono diventato un giocatore della nazionale, un accozzato di lusso che farebbe ridere anche ai tornei aziendali. Mi aspetta un corso legato ai nostri progetti sportivi di “ci facciamo in 5”, la promozione del calcio a 5 nelle scuole. Una due giorni intensa di lezioni e prove pratiche con alcuni tecnici ed esperti tra cui quello della nazionale. Oggi quindi non sarò in diretta su radio press né alla scuola calcio della sera in via Newton. Ma tutto proseguirà ugualmente. Poi si tornerà giusto giusto per il sabato notte, per le mie serate. E la mattina dopo, domenica, un altro derby stavolta della nostra under21 del Basilea, che ora si chiama candio’s room.

Il solito weekend leggero, direte voi con ironia. Un weekend senza noia, aggiungo io.

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