Ho provato a descrivere un campione.

Ci provo, poi dimmi se ho visto giusto o c’è qualcosa da aggiungere.

Per cominciare: i veri campioni si distinguono ovunque: in campo, a scuola, nel lavoro, nel volontariato. Per me un campione non è solo uno sportivo.

I campioni non hanno bisogno di una grande squadra, di soldi, di una famiglia benestante, di un grande allenatore, per esserlo.

I campioni non si lamentano, non cercano scuse, ma trovano strade e motivazioni.

I campioni non parlano degli altri. Se lo fanno, spendono parole di elogio. Criticare  è una perdita di tempo.

I campioni non vincono da soli le partite, non raggiungono i risultati e gli obiettivi grazie alle proprie capacità: vince la squadra, lo staff, anche se loro sono stati (magari) i migliori.

I campioni non si vantano, non parlano troppo e se parlano evitano di farlo di sé stessi. I campioni possono vincere o perdere: ma vittoria e sconfitta non cambia la loro vita e le loro motivazioni. Quando perdono sono già pronti per ricominciare, sono i primi a rimettersi a lavorare e i primi ad arrivare al campo.

I campioni non sono perfetti: fanno tanti errori, sbagliano, cadono, respirano e mangiano polvere, ma imparano lezioni e si sforzano per migliorarsi.

I campioni nascono dove le situazioni li hanno messi alla prova: una famiglia che non ti ascolta, papà e mamma che litigano, un allenatore che non ti considera, un campo d’allenamento lontano da casa, un capoufficio indisponente, un posto da titolare che non arriva, un licenziamento e una donna che non ti ama,  un “2” a scuola. Ma invece di inveire, di credere ai complotti, di prendersela con gli altri, si attivano.

I campioni non necessariamente sono i più appariscenti, i più belli, i più quotati.

Nelle persone più ai margini ci sono stoffe di campioni. E dietro storie di campioni nello sport e nella vita ci sono anni di allenamenti, di sudore, di lavoro, di rinunce (molti non lo sanno). Sono gli ultimi che escono dal campo, quelli che fanno la flessione in più.

I campioni non cercano lo scontro, il conflitto, non erigono barriere, non parlano di “io” o “noi” contro “te” e contro “voi”. In ogni disputa sono pronti a far un passo indietro, se necessario. Sono pronti ad unire.

Il campione non giudica e non ha pregiudizi: conosce le persone al di là delle etichette.

I campioni non vendono la propria amicizia e il rispetto per una squadra del cuore, un’idea politica o un lavoro. Vanno oltre. Sintetizzano e rispettano le differenze, anzi dal conoscere i punti di vista crescono e migliorano.

I campioni, in sintesi, li vedrete poche volte sui podi, poche volte in tv, spesso in piccole storie, campi e palestre polverose, ritagli di giornale che a noi piace sempre leggere.

 Il loro podio è e sarà la vita.

E tu, quanto pensi sia vicino o lontano il tuo mondo e la tua vita dall’essere un campione?

 

 Tixi

 

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