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Scrivere non è facile

Scrivere non è facile, e non rende, anzi ti fa apparire in maniera strana agli altri. Ti erode qualche simpatia e opportunità.
Sarebbe meglio non farlo. Sarebbe più intelligente e redditizio. “Taci, non dire nulla, non prender posizione, chi te lo fa fare?”, eviteresti grane.
La massa non ti perdona: avere idee e diffonderle è sintomo di presunzione: “e chi sei tu per parlare?” pensano, specie in una piccola città dove chiunque rompa la mediocrità e la stagnazione dei pensieri è un sabotatore, un criticone, un depresso da internare in un istituto di rieducazione al pensiero omologato. A quanti sto sulle palle…
Chi ti apprezza, chi ti vede come pazzo e malato, chi ti capisce e chi ti capirà prima o poi.

La scrittura mi ha fatto perdere tanti amici: era il prezzo da pagare. Criticato. Cancellato. Umiliato. Ma per fortuna qualche altro insospettabile è arrivato. E ogni tanto qualcuno cambia pure idea e torna quando capisce il gran cuore che c’è dietro.
Vi voglio bene.
Buonanotte

Informare per vivere (la notifica vodafone)

Ieri su facebook ho scritto la news sull’avviso di chiamata #vodafone, che tra quattro giorni diventa a pagamento.

Qualche minuto dopo,  sono stato “ripreso” bonariamente da un amico che mi ha detto che “facevo apparire le compagnie telefoniche cattive”.

Un po’ mi è dispiaciuto, sinceramente. Perché non ha colto che la mia non è una battaglia contro qualcuno o contro il suo lavoro, ma per un sacrosanto diritto di informazione che le persone devono avere in questo paese in cui fregare o comunque non esser chiari è diventato moda ed essere corretti significa sempre vedersi rimproverati o trattati da sfigati.

Se l’avviso di chiamata non viene disattivato, si rischia di pagare fino a 20 euro all’anno. Mi immagino già tanti utenti nemmeno lo sapranno, nonostante arriverà uno di quei sms che magari nemmeno sono tanto chiari.
Perché invece la Vodafone non disattiva in automatico l’avviso di chiamata, informando a tutti che se volessero tenerlo dovrebbero attivarlo e ci sarà un pagamento? È così difficile?
Vi sembra giusto invece questo?

Riflessione finale: 
Mi sono accorto che ogni volta che scrivo qualcosa (seria o ironica) tocco sempre puntualmente qualche persona, qualche interesse, qualche attività. Anche quando non ci penso, purtroppo (e spesso mi dispiace) c’è sempre qualcuno che si offende, che si incazza, che fa la faccia storta, anche quando, come in questo caso, svolgo solo un servizio di informazione e conoscenza verso chi mi segue che penso sia UTILE. Nonostante tutto, chi legge fa una scelta, altrimenti può non leggere. Nessuno è condannato a sorbirsi le mie stupidate.

Io faccio il giornalista, non ho legami con alcuna testata, non ho tessere di partito, ho una (forse inutile) tessera dell’albo nazionale da 13 anni, informo, scrivo cose condivisibili o meno, non sono obiettivo perché ho un punto di vista mio personale (e state attenti a chi dice di essere obiettivo).
Sbaglio e magari qualche volta vedo giusto.

È il mio mestiere, la mia vocazione.

Io, moralizzatore fallito (e demoralizzato)

Ieri, Roberto, un amico di vecchia data mi ferma in disco e dopo esserci scambiati i rituali classici “ciao, come va? Come stai? Che stai facendo? ” aggiunge: “ti leggo sempre, sai? Bravissimo! scrivi sempre cose vere, fai riflettere, sei un moralizzatore”. Lo fermo al volo. Errore degli errori.
Quella parole “Moralizzatore”. Arrrrrrggggg! “Ma neanche per sogno, caro Robi! Io non sono un moralizzatore, io non sono nessuno per insegnare agli altri cosa sia giusto cosa meno, io non ho niente da dimostrare, nessun ditino da alzare.
Mi piace solo scrivere, raccontare con ironia che spesso nasconde amarezza (qualcuno forse l’ha intuito), ciò che vedo. E questo mi porta ad apparire quel che non voglio. Ma chi scrive appare anche così: un saccente, un professorino del cazzo. È uno dei prezzi da pagare. Me lo porto dietro. Ho perso simpatie, amicizie, lavori.Scrivo – celandola con battute e storie leggere – l’amarezza, la piccola città di provincia, le sue ossessioni, la fine dei sogni e delle illusioni, l’adolescenza andata via, il futuro incerto, la nostalgia di qualcosa che spesso non capisci, il breve lasso tra felicità e tristezza, la storia di una generazione che ha pareggiato senza sporcarsi la maglietta. E magari offrire uno spunto mio personale limitato e criticabile, a chi legge.
Ma anche io per primo, sono criticabile, sono ridicolizzabile, sono macchietta, personaggio, sono immerso fino al collo nell’ambiente in cui vivo e nei suoi perché”

Allora, stamattina, riprendo la frase di Jep Gambardella
Sull’orlo della disperazione, non ci resta che farci compagnia, prenderci un po’ in giro!

Inutili consigli per chi scrive

In questi anni sono cresciuti a dismisura blog e siti web dove tanti, soprattutto giovani, si cimentano con la scrittura coltivando il sogno di entrare a lavorare in una redazione importante. Read More

Vi svelo uno dei segreti per cui viaggio

Bella la domanda che mi fate spesso: “perché non scrivi un libro?”.
È una delle cose che vorrei fare, ho tanti appunti sparsi, due storie a metà, ci sto provando. In realtà qualcosa mi blocca, forse il timore di non esser letto da nessuno, forse la paura del giudizio.

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Mai fermare il sacro fuoco della scrittura

ImmagineMolti giovani (o eterni giovani come me) che coltivano la passione per la scrittura, questa bestia infame che ti fa passare ore ed ore davanti a una tastiera o a riempire fogli di pensieri e parole, spesso quando non trovano spazi si sentono inutili e accantonano questa passione. Read More