Posts in dj life

Tixi su Radio Sintony con l’Isola che balla!

Da stanotte torno su Radio Sintony con una trasmissione in un cui racconterò il mondo della notte e della musica, con storie, curiosità e un Dj ospite a settimana… racconterò quel che succede tra club e discoteche!
Cominciamo questo weekend con Luigi Carbini apprezzatissimo dj del Nord Sardegna.
Il format è prodotto grazie a Luca Frau della Phonofarms.
Ci sentiamo ogni venerdì e sabato dall’una in poi!

 

Ciao Ale Massessi

“Uno che si sporcava sempre le mani”.
Avevo conosciuto Alessio allo Zero, grazie alla comune amicizia con Gianni Casella, oltre dieci anni fa.
Un ragazzo intraprendente, con una gran voglia di fare, oltre alla mia stessa passione: la musica.
Un giorno, un anno fa, mi ha raccontato la sua storia. Ha iniziato a lavorare a 16 anni nel ristorante di famiglia a Porto Corallo, poi si è fatto strada da solo, i primi soldini propri, le estati e le classiche stagioni invernali fuori dall’Isola, fino a lavorare a Madonna di Campiglio.
Non si è mai fermato: dal “semplice” cameriere è diventato imprenditore di un locale bellissimo – il Sunshine Rey – senza perdere la sua anima, il suo legame col Sarrabus e la sua gente, la sua schiettezza. Non si è seduto mai sugli allori. Faceva tutto: cameriere, service, gestore, organizzatore, oltre alla sua professione e passione da DJ.
Negli ultimi anni ci siamo visti e sentiti spesso: mi aveva chiamato come dj nel Carnevale Sarrabbese, a Orangeland e avevamo un bel progetto musicale per l’estate a Castiadas.
Ale era pignolo, incalzante, positivo, trascinatore. Incarnava l’idea del ragazzo che non si arrende, che parte dal paese e arriva a dimostrare che tutto è possibile. Mi chiamava in orari impossibili per illustrarmi le sue idee e le novità ma anche semplicemente per ridere.
Incalzante nella realizzazione delle cose che voleva, non si è mai messo problemi ad andare dritto per la sua strada, a creare connessioni, a farsi voler bene da tanti.
Mi mancheranno le sue chiamate imprevedibili, la sua ospitalità, le cene infinite nel Sarrabus, la sua lungimiranza.
Mi ha insegnato tanto e gli devo tanto.
Ultimo pensiero, forse banale. Perdere la vita così, in un attimo, a 38 anni mi ricorda che siamo di passaggio. E che forse vivere ogni giorno senza aspettare occasioni e tempo, senza perdere energia in inutili cose, è l’unica scelta.

Marracash e gli altri

Ero troppo curioso e l’ho ascoltato anche io. Subito. Tutto d’un fiato. Noi, loro gli altri.
Marracash prova a portare il rap oltre, verso il terreno della maturità. Oltre le tematiche valide per il pubblico dei giovanissimi. Niente Gucci, Lamborghini, maschio alfa, soldi facili e canne. Un quarantenne che parla a quarantenni col linguaggio del rap che ma affascina – e si vede! – pure i diciottenni. Un motivo ci sarà, no?

Pezzo dopo pezzo si ancora l’asticella – ci sono anche i feat di Guè, Calcutta e Blanco- per andare oltre il becero e superficiale, per conquistare il pubblico che vuole di piu della mole di dischi e produzioni che escono ogni giorno.
E allora Marra vuol far musica per avere un effetto sulla realtà, la studia e la racconta, con un approccio artistico e pop.
Una società frammentata, divisa in squadre e fazioni, ognuna con la sua verità.

Le rime sono composizioni perfette, interessanti, sceneggiature in versi che toccano nervi scoperti e i cliché, rapper di plastica, influencer a comando e finti pensatori. Un altro livello rispetto a certe reiterazioni noiose che girano.
«Dopo il Covid più che di ostentare è il momento di farsi due domande», dice. Quante domande e quante risposte.
Ci si esalta oramai per ogni fenomeno passeggero pompato da like e promozione, dimenticando le differenze e le sostanze. Dimenticando di far attenzione al valore delle cosa.
Marra gioca un altro campionato, senza paura di propendere per l’attacco e di rischiare. Punta a vincere. Altro livello, altro palleggio. Un sapiente uso delle parole e delle metriche incorniciato da suoni mai banali.
Se qualcuno avesse ancora dubbi, però, il King è tornato.

Djset di quest’estate

Un po’ di appuntamenti in giro!

Ogni martedì/giovedì e domenica al Bacan (Marina di Sant’Elmo/Cagliari) dalle 19

Ogni venerdì alla 19 (Is Molas, Santa Margherita di Pula)

Il sabato al Club Nautico Chia (via Eolo) dalle 22 in poi.

Nell’ambito del programma SummerLive mi troverai anche nei weekend alla Corte del Sole dalle 19.

In piazza con #Ioapro

“Senza lavoro non c’è futuro, senza comunità non andiamo avanti”.
Sono intervenuto oggi sul palco della manifestazione #Ioapro per portare tutta la mia solidarietà personale al mondo delle imprese, dello sport, della cultura, della ristorazione e dell’intrattenimento, alle imprese e persone che oggi non stanno lavorando.

(Grazie per la foto Sonia Carta)

Ecco tutto il video dell’intervento

https://www.instagram.com/tv/CNzqlhGIOAQ/?igshid=6rytnh62q9gp

Tanti auguri e…8 cose che ho imparato dal 2020.

Ultime ore e poi saluteremo il 2020. Un anno che ci ha messo a dura prova. Ho pensato molto se scrivere questo post poi la risposta è stata sì!
Non so te ma per la prima volta nella vita non comincio il nuovo anno con i programmi.
Serendipity, forse è la parola giusta. Trovare qualcosa mentre si cerca altro. Ed è un po’ quello che è successo. E cercando cercando, si imparano e rivoluzionano tante cose ma alla fine si torna sempre al cuore, all’essenza, alla consapevolezza di quello che si è e si vuole.
Allora ho deciso: voglio condividere con te 8 cose che ho imparato dal 2020.
  1. Che non bisogna abbandonarsi alla paura. Che abbiamo forze e risorse che non pensiamo. Allora agire, senza mettersi troppi dubbi, senza paura, senza pensare a come ti giudicheranno, prima ancora che promettere di agire.
  2. Che essere liberi e indipendenti – che non vuol dire egoisti o fuori dal mondo – è un gran rischio e una rottura, ti mette ai margini di tante cose, ma non puoi farne a meno.
  3. Più libri, più viaggi, più curiosità, più arte, più ritmo, qualità e sfide: se si vuole migliorare bisogna alzare l’asticella, ricercare e mettersi sempre in gioco e in pericolo rispetto alle certezze. Salvare il tempo e l’attenzione.
  4. Servono parole per capire e condividere le idee che abbiamo. Serve comunicazione onesta e appassionata per migliorare il mondo. Le parole e le frasi ti rendono libero e ti avvicinano.
  5. Bisogna cercare il bello che ci circonda. E se questo non si trova, imparare a scovarlo o capire come si fa.
  6. Le persone sono la miglior risorsa. Creiamo ponti, condividiamo storie e conoscenza con spirito aperto e comprensione, ascoltiamo i dolori altri senza giudicare.
  7. Meditazione, scrittura, musica, corsa e lettura, buon mangiare, minimalismo e respirazione sono esercizi quotidiani irrinunciabili. Forse ci allontanano dalla massa, magari ci avvicinano al cuore.
  8. Bisogna anche alzare il volume e suonare “musiche” nuove. Come fa un dj. E se questo provoca fastidio a qualcuno, siamo sulla strada giusta.
E tu, cosa hai imparato dal 2020? Per affrontare il 2021 ci vorrà tanta grinta e bellezza. La voglia di non mollare e magari anche di meravigliarsi delle cose belle. Auguri ancora e…teniamoci in contatto!

Quando la musica incontra la salute mentale

Chi fermerà la musica? Potrebbe essere, in ricordo di Stefano d’Orazio, il racconto del mio sabato mattina, nato da una chiacchierata con la psicoterapeuta Annalisa Mascia, invitato dalla cooperativa Agape Sardegna a portare la musica in una bella casa famiglia a Quartu, con gli ospiti e loro storie. Di caduta e di riscatto. Storie che spesso vediamo passarci di fianco.
Storie per farti amare il dono della vita, anche quando questa sembra sbagliata.

Vedere quei volti e quei sorrisi, che scrutavano il mio maneggiare la consolle, mi ha fatto pensare a quanto potere abbia la musica e quanto l’unica malattia che può contagiarci sia oggi l’indifferenza.

Grazie Annalisa, grazie Agape, grazie a tutti i pazienti! 🙏

“Buona primavera, per chi vola non c’è frontiera”

Slurp, la musica incontra la bellezza della Sardegna: si parte!

La musica house incontra la bellezza dell’Isola. Siam pronti a partire!

Cominceranno domenica 8 novembre alle 18:30 su YouTube (ecco il link) le dirette del progetto Slurp, presentato giovedì scorso, presso Casa Frau a Pula e patrocinato dal Comune.

Slurp mira a valorizzare la bellezza del territorio e a raccontare, con la musica house/elettronica e dei video emozionali, le grandi ricchezze della Sardegna, in un momento storico in cui l’Isola deve ancora di più farsi conoscere in Italia nel mondo attraverso modalità e codici nuovi.

4 DJ set in altrettanti luoghi speciali, per 4 domeniche consecutive, a partire dai dintorni di Pula, prima tappa del viaggio:

Insieme a me (on air il 22 novembre) ci saranno Andrea Laddo (Torre di Cala d’Ostia, domenica 8 novembre), Giacomo Busonera (Parco Polaris, domenica 15 novembre) e il duo Mr. Bizz (Laguna di Nora, domenica 29 novembre).

Il Comune di Pula ha sposato con entusiasmo il progetto, ideato insieme all’amico Matteo Carta, con cui abbiamo condiviso anche l’esperienza del Nora Summer Festival, di cui è uno dei promotori.

Siamo pronti? Ecco una piccola anteprima!

 

Giara di Siddi

In questo momento di incertezza non mi va di richiudermi a casa. Così, prendo la macchina e mi allontano dalla città.
Scopro che ci sia un’energia nei nostri territori e paesi che quasi ti mette in crisi. La avverti, la vivi, cerchi di farla tutta tua. Attimi di beatitudine da non farsi scappare quasi fossero l’ultimo treno della notte.

Ieri sono finito quasi per caso all’altopiano di Siddi, a ripescare tante cose: i ricordi da bambino, la serenità, la gioia di vivere, la dolcezza della vita agropastorale, quell’ultimo giorno che vidi mio padre in forma. Ricordi belli, sensazioni e nostalgie che non si sciolgono.

Il rumore delle pecore, il fruscio del vento, un pastore che mi raccontato il suo lavoro e la sua vita con quella semplicità che ti stupisce, le luci dei paesini all’avanzare della sera, dopo un tramonto infinito.
Cose semplici, in tempi dove l’odio e l’isteria hanno preso il sopravvento.

Preparando le vostre cazzo di autocertificazioni metteteci anche questo: il diritto a essere liberi e goderci la natura, a uscire per un motivo alto e nobile, noi stessi e la nostra vita. E questo lo dico a certi politicanti e ai loro vassalli, agli yesman travestiti da anime pie e tutti i servi che fanno parte della nostra società, con o senza medaglie, che hanno venduto la nostra dignità per due euro. Che hanno giocato a testa o croce col dolore di chi ha voce, di chi soffre, di chi obbedisce tacendo.

Distanti da tutto e da tutti, responsabili e consapevoli, ma liberi e vicini al proprio cuore e alla gente, quella vera.

Mondo della notte, the day after

The day after, anzi il secondo giorno dalla decisione del Governo di chiudere i locali da ballo lascia spazio a ragionamenti meno istintivi e più ponderati. Queste mie parole vogliono essere un contributo propositivo al dibattito, anche per abbassare certi toni registrati in rete.

L’amarezza è tanta, non solo per la chiusura delle disco in sé – che in realtà leggendo bene è un divieto al ballo come motivo dell’assembramento e una disposizione a fare altro come aperitivi e ristorazione con accompagnamento della musica del DJ o dei gruppi dal vivo – quanto l’attacco mirato, violento e ingrato al mondo della notte, come causa di tutti mali nostrani.

Un attacco che si perde, perdonate la ripetizione, nella notte dei tempi. La disco come luogo di perdizione e di crimine, le stragi del sabato notte, i crimini della notte, quando, numeri alla mano, si potrebbero snocciolare mille esempi diversi.

La domanda è: perchè sempre le disco? Perché il mondo della notte? In questi oltre vent’anni da dj e giornalista che ha raccontato questo mondo dalla mezzanotte in poi me la son sempre fatta. Come se le disco non fossero un piccolo specchio del paese. Come se nelle disco ci fossero altre umanità non riconducibili a questo pianeta, magari i nostri figli, parenti, vicini e conoscenti, ma “altre persone, altri mondi misteriosi”. Persone normali che le frequentano e ci lavorano: dallo studente che si paga l’università facendo il camerie al manutentore, dal padre di famiglia che esegue i lavori al service, dalla security agli staff bar insieme a tanti fornitori e collaboratori. Ma non voglio restar qui a dilungarmi su chi abbia più o meno colpe o a riaffermare che gli assembramenti sono ovunque. Basta girare per i social e uscire di casa per vedere che il problema di responsabilità ed educazione sul Covid-19 è collettivo. Ho visto assembramenti e zero controlli in tanti luoghi, adulti e giovani che non avevano cura di stare attenti e distanziati, irridere qualsiasi regola tronfi del proprio essere “a casa loro”. Questo non fa notizia. Ripeto, non sto qui a ribadire chi abbia più o meno colpe e fare il pubblico delatore, pur avendone documentazione, anzi lascio ad altri l’ingrato e infame compito. Le guerre tra categorie sociali ed economiche non mi appartengono.

Forse, scriveva bene Alessandro Lippi su Djmag, la disco è un “capro espiatorio comodo per accontentare morale e ipocrisia paesana“. Cancellerei anche il forse, perché ne ho la certezza. Ma attenti, questa assunzione non esula tanti locali dalla loro colpe. Indifendibili per tanti casi visti che hanno messo in secondo piano chi, e son tanti, hanno provato ad adeguarsi alle regole. Tanti son caduti nel tranello di riaprire senza mettersi il dubbio che una costante e continua violazione delle regole potesse essere accettata e durare a lungo, neanche memori del disprezzo accumulato nel tempo dall’opinione pubblica.

Oggi più di ieri al mondo della notte manca, però, qualcosa di più: la volontà di far parte della società, di essere credibili, di dotarsi di una vera rappresentanza che possa condividere e non subire le decisioni della politica, la credibilità e la voglia di essere categoria seria e presentabile e non un oggetto sconosciuto e misterioso, con i suoi mille vizi e ambiguità.

I professionisti son pochi, chi mette la faccia idem – unico a Cagliari è Nicola Schintu del Room – e quando accadono questi avvenimenti si nota fino in fondo quanto poi ci si riduca solo a sbraitate sui social o silenzi imbarazzati senza nessun passo in avanti utile e senza mai essere presi sul serio da nessuno. Il divertimento invece è un’industria, è un lavoro, è impresa da 4 miliardi di fatturato e centinaia di migliaia di posti di lavoro, non è propriamente un gioco. Questo dovrebbe essere punto di partenza.

Quali idee, allora? Creare una consulta regionale dell’intrattenimento che lavori costantemente con istituzioni e forze dell’ordine e che sia il punto di riferimento. Stilare delle regole e valorizzare il mondo della notte in maniera di diversa, come elemento di aggregazione e risorsa culturale e sociale del territorio, tutelando chi lavora onestamente. La disco può essere un veicolo di messaggi sociali ed educativi importante. Rafforzare l’idea che la musica sia un elemento cultura da difendere e tutelare in tutte le sue forme, e che imprenditori, lavoratori ed artisti non vengano lasciati soli.

Diceva sempre bene sempre Lippi: “la disco oggi è incompatibile con la situazione sanitaria che stiamo vivendo”. Inutile girarci attorno. Il ballo crea assembramento e qualsiasi pensiero si abbia sul virus, qualsiasi sensibilità, è un dato di fatto. Nascondersi sarebbe da falsi e ipocriti. Peggio ancora soffiare sul fuoco, incitare alla disobbedienza, strategia che diventerebbe un boomerang. Se ne son accorti molti clienti che mi hanno scritto. Mi ha stupito che fossero giovani. E noi stessi dj facciamo la differenza e veniamo acclamati in una pista e da un’organizzazione se facciamo ballare o meno la gente. Come risolvere questo dilemma? 

Oggi come oggi, gestire il pubblico è impossibile. Come dire ai clienti “non ballate e distanziatevi”, quando la disco di per sé è questo, ballo, socializzazione, incontro, abbraccio, strusciamento?

Ecco perchè bisogna fare un salto di qualità. Non possiamo con il nostro interesse particolare e momentaneo mettere a rischio neanche lontanamente il futuro, oltre che del paese, dello stesso mondo della notte, specie quando capiamo che ogni errore sarà oggetto di campagne di stampa contro, di giornali affamati di click e poca conoscenza del problema, di opinione pubblica col dente avvelenato.

Bisogna essere oggi un po’ meno attaccati al momento e più lungimiranti. La disco non è più la stessa. La gente, anche quella che ama la disco, non è (sempre) la stessa. L’opinione pubblica non è la stessa. Ogni errore si paga, anche strategico e politico, anche fatto in buona fede.

E’ stata un’occasione perduta, posso dirlo? Per dare un’immagine diversa, per far emergere il bello della categoria. E ci siamo dentro tutti, ci mancherebbe. Nessuno nega che fosse arduo se non impossibile vincere questa battaglia in un campo fangoso con le regole – impossibili e assurde – come il distanziamento arrivato fino ai due metri. Siamo seri, come era possibile rispettarle? Forse si doveva restare chiusi con indennizzo, forse sarebbe stata miglior strategia, che andare in pasto ai leoni.

La disco deve darsi una mossa e cambiare passo. Non si può più vivere a metà pensando di trovare escamotage o soluzioni miracolose. Questo “apri e chiudi” continuo sarà la colonna sonora dei prossimi mesi, sempre più incerti, di un Paese dove cultura e istruzione sono ugualmente ferme, dove la sanità è ancora nel caos e spesso fare una visita specialistica comporta tante attese. Un paese che, volenti o nolenti, ha sofferto e in cui tanti hanno paura. Neanche questo si può dimenticare. E noi dovremo adeguarci a questo strano e nuovo ritmo, una occasione di svolta.

P.s. Un pensiero particolare va a tutti i lavoratori del mondo della notte che oggi sono in difficoltà.