Posts tagged italia

Italia?

In una breve pausa dal mio lavoro di scrittura mi fermo e penso alla campagna mediatica “vivere in Italia” “godere in Italia” e “restare in Italia”.
A questo patriottismo di cartapesta sbandierato senza nessuna ragione logica, senza valore e senza contenuto. Giusto per tenere buoni e coglioni tutti, e proveniente da ogni angolo.

Ma in questo caos disorganizzato di regole, personalismi, bigottismi e sceriffi da balcone, di tv impazzite, di mediocri felici di vedere morire didepressione altri, di sanitari mandato allo sbaraglio, di anziani sacrificati in RSA, di politici scarsi come nessuno, ditemi chi ha voglia di vivere in Italia e di ascoltare questa patetica propaganda da Minculpop.
Perché io ho davvero i miei dubbi.

Quello che ci lega a questo paese è il nostro equilibrio, la pazienza, l’amore per il nostro lavoro, la musica, le persone che ci sostengono e quelle per cui restiamo, la voglia di resistere e tenere salda la barra della ragione e della fantasia.
Penso ai Matteo, Maurizio, Cinzia, Riccardo, Andrea, Sonia, Stefano, Francesco, Alessandro, Michela, Roberta, Alessia, Francesca, Marco, Maria, Nicola, Luca, Tonio, Lello, Anna, Paolo, Liliana, Simona, Fabio, e tanti altri nomi di persone che conosco (la lista sarebbe lunga).

Ma quando questo amore metterà a rischio la nostra esistenza, quando sentiremo che la coglionaggine diffusa sarà devastante, appena possibile il biglietto di sola andata sarà la soluzione.

Quindi, meno si tira fuori questo finto patriottismo che è solo cieca obbedienza, meglio è.

(Ps dimenticavo: sono figlio di militari e ho fatto il servizio di leva)

Il mondo nuovo

Tutti noi ogni giorno ci svegliamo pensando che sia un brutto sogno. Non lo è, e non sarà breve.

Ma eravamo davvero così felici e soddisfatti nel mondo che abbiamo lasciato? Ah, già, perché, qualcuno crede di ritrovarlo uguale a ieri?

No, siamo in piena navigazione, come quando la nave lascia il porto e vede solo buio, mare nero e schiuma. Noi sardi di lunga data quelle sensazione l’abbiamo vissuta.

Dicevo ieri in diretta che entriamo in una nuova epoca e quando tutto questo casino di dolore e di rabbia sarà finito capiremo ancora meglio quale sarà.

Siamo pezzi di storia, siamo la storia, e questa frase, che sembra quasi irriverente, ci offre il metro della portata.

Un piccolissimo virus, infinitesimale, capace di incasinare tutto il mondo, tutte le certezze. Vedi come vanno le cose? Vedi come tutto è strano e curioso?

Amo le parole e i significati. Un’altra parola su cui bisognerà ragionare sarà la flessibilità.

Sopravviveremo se all’arrivo di questo viaggio saremo flessibili, riusciremo a migliorarci, a re-inventarci in qualche modo e questa è una caratteristica che aiuta chi fino ad oggi viveva più nella precarietà, i viaggiatori, gli imprenditori, i creativi e i pensatori.

Sembra strano ma forse i precari oggi hanno più equilibrio di chi si è ancorato alle certezze. Perchè all’incertezza ci sono abituati, perché sono dei navigatori.

Guardiamoci. Siamo divisi, arrabbiati, incazzati, e per primo obiettivo ci sono gli altri, i nostri vicini, i passanti. Da impallinare, demonizzare, filmare e criticare.

Cadremo tutti assieme, uno dopo l’altro. Rovinosamente. Senza possibilità di singola salvezza. Cadranno grandi e piccoli, simpatici e antipatici. E verranno al pettine molti modi, tutte le porcherie che abbiamo fatto fino a un minuto fa, le mascherine fregate, la sanità violentata, la rincorsa all’esasperazione di ogni settore di vita, dell’economia e dei rapporti sociali, il chissenefregadegli altri ripetuto anche solo quando parcheggiavamo la nostra auto in seconda fila.

Eppure emerge forte un nuovo lato della società, di chi ha capito che senza gli altri non si possa andare. Che siamo tutti responsabili e coinvolti. Di chi pensa che la prima cosa sia dare e condividere. Idee, ingegno, solidarietà. Molti non hanno perso la testa, anzi la stanno mettendo in moto più di prima.

Non ho nostalgia del mondo come prima anche se perderò moltissimo come libero professionista. Non ho nostalgia di qualcosa che forse non tornerà. Ho una voglia forte e curiosità di conoscere quello che verrà. Chissà che non sia ancora più bello.

9 marzo 2020

Sono a casa di mia madre, che vive da sola.
Troppo complesso stare in due case diverse col fatto che lei appartenga a una categoria “debole” da proteggere di questa brutta storia.
Che comunque ci ha insegnato che l’Italia è davvero divisa: da una parte di buon senso che prova, nonostante le difficoltà, a rispettare tutto e tutti e seguire delle regole, alla base delle quali si fonda una convivenza in qualsiasi sistema civilizzato. Che si sacrifica e soffre.
Poi c’e un’altra che, magari più numerosa e alla moda, che ha dimostrato il suo dna, alimentato dalla stupidità di mostrarsi sui social, ma prende le sue radici dai parcheggi in doppia fila e dalla differenziata, dai piccoli gesti di scortesia quotidiana che oggi si raccolgono con gli interessi.

Sono emersi i nostri vizi.

Ma non fermiamoci. Nascerà una nuova Italia.
Il post di prima è alimentato dalla rabbia, ora emerge la ragione nonostante l’amarezza.

Per me e per tanti di voi sarà un periodo difficile anche lavorativamente parlando. Non siamo protetti da nulla e nessuno, ma ora il principio è la salute. Da garantire con la nostra responsabilità e i gesti. Dobbiamo difendere i nostri genitori, anziani, le categorie deboli prima di noi stessi.

Come tanti di voi NON ho paura, ho solo voglia che tutto passi, ritrovarci davanti un bel tramonto, senza limiti e paure, e poi organizzare una grande festa e fare un altro bel viaggio.

TENIAMO DURO, AIUTIAMOCI E AIUTIAMO CHI HA BISOGNO

I processi ai tempi di Facebook

E’ di ieri la notizia della bambina dimenticata in auto e salvata dalla polizia: anzichè giudicare come sempre facciamo e liquidare tutto alla disattenzione e poca maturità riflettiamo sui tempi veloci e complicati in cui siamo incastrati. E pensiamo che siamo tutti prigionieri di questo sistema che per sopravvivere, riuscire a pagare tasse e bollette e farci quadrare i conti, ci ha portato al rischio di compiere sempre errori anche gravi. Certo, sarebbe bello stare su una casetta in Canada e guardare il mondo senza dover muovere dito, lasciando che il tempo passi e senza farci sfiorare dal resto. Bellissimo. Anche io punto a questo. La realtà è diversa ed è figlia dei tempi.

Ma questo discorso a chi ha una vita certa e sicura, progettata e senza mai problemi, confezionata come un pacco regalo, non quadrerà mai: si fermerà allo sterile giudizio, buono o cattivo, giusto o sbagliato, colpevole o innocente.

Come sparare sulla croce rossa

Manifestare contro altri uomini è penoso e vile anziché manifestare contro chi ha permesso tutto questo e chi, in tutti questi decenni, ha reso la nostra isola un paradiso di povertà e sottosviluppo, e ha portato precarietà e disagio nella vita dei sardi, me compreso.
Non mi pare siano i migranti i colpevoli – o vi prego illuminatemi – dello sfascio, dei trasporti vergognosi, delle vertenze lavorative, dei numeri dei disoccupati, dei buchi di bilancio, del sottosviluppo delle zone rurali, dei bassi livelli di scolarizzazione, ma una certa classe politica e dirigenziale che non viene votata e sostenuta da marziani ma sempre da sardi.
Certi passaggi e ragionamenti sfuggono, presi dall’ansia di sparare sul bersaglio più semplice, ci vuole poco e non ci rende grandi uomini.

In me provoca una grande amarezza, più che rabbia, leggere certe parole d’odio, specie se a scriverle sono padri e madri l persone a cui è richiesta una dose di buon senso.

Felice di pensarla diversamente e non arrendermi alla superficialità dei giudizi e magari far ragionare qualche contatto un po’ …”distratto”

Milàn, milàn

Milano è strana, difficile, caotica grandi distanze velocità, poi la sera è come se si trasformi e ogni notte diventa un tappeto di sogni e di occasioni, di incontri e di libertà. Il giorno è come il pegno da pagare per vivere l’anima di una metropoli senza mai perdere quel che sei e la tua strada.
No, Milano non cambia gente come me che porta dentro il sangue e la sofferenza del sud unita alla passione sconfinata per ciò che fa.
Milano ti mette alla prova, ti rafforza, ti annichilisce, ti insegna, ti invita a cena, ti provoca, ti bacchetta ma poi ti premia. Chissà poi che accade.

Storie di italiani

Storie di italiani che han lasciato tutto e sono rinati a Barcellona e scrivono pagine bellissime, di passione, coraggio e futuro.

Fiammetta, un lavoro importante e sicuro all’Università di Firenze e una vita già scritta, ma quando il cuore chiama non c’è scampo. Non aspettare: mollare tutto e trasferirsi a Barcellona, cambiando radicalmente la propria storia, tirando a dadi col destino.
Un bar, le difficoltà e i primi passi nonostante una città da amare ma con le sue contraddizioni e la crisi che rende tutto difficile. La burocrazia, le maglie più strette del passato, il lavoro che qui non è una passeggiata anche se hai una competenza e titolo in italia. Ecco, riparti da zero.

È stata un’altra bella storia da ascoltare e condividere con voi. Perchè la vita è fatta di pagine, capitoli e atti e fermarsi alle sicurezze mettendo a tacere il cuore significa morire in anticipo.

Fiammetta, grazie!🙏

(Niente foto per Renato Troffa Sabot viste le nostre condizioni fisiche a quest’ora!)

Post referendum

Potrei essere felice per l’esito ma nemmeno oggi riesco ad esultare. Non vedo nessuna speranza per questo paese. Non vedo nessuno in giro che guardi oltre le semplici rendite di posizione, il cosiddetto “bene del paese”. Non vedo leader ma ultrà che ballano sui tavoli ubriachi e felici e altri rancorosi dopo aver distribuito fette di presunzione in giro. Sì, meglio così alla fine, ma se guardo le facce di vincitori e perdenti non ne trovo uno a cui affiderei nemmeno il mio inseparabile zainetto.

Per fortuna ci sono i viaggi ad aiutarti a respirare ogni tanto aria fresca, fuori da questo urlare da pazzi.

E' tutto un caso

Metti che (non scrivo per assurdo perché non posso sapere) ci fosse un terremoto ancora più grave di quello di ieri e milioni di italiani dovessero partire e fuggire in poco tempo per salvare la pelle. Poche cose, forse nemmeno un bagaglio, sicuramente lo smartphone (ah, scappi e usi il cellulare? L’ho sentito tempo fa). Terrorizzati e senza più nulla. Una casa, un posto dove stare. 

Prenderebbero le navi e partirebbero senza sapere dove. Partirebbero tutti, onesti e criminali. Ladri, innamorati, pensionati, imprenditori, violentatori, poveri cristi, mignotte, furfanti, leoni da tastiera, vip, fintivip, preti e persone per bene. Mi pare (i giornali ci aiutano) che l’Italia abbia tutte le categorie. Direzione Albania. Ex Jugoslavia. Grecia, Turchia, Marocco perchè sono i posti più vicini.

Oppure in Svizzera o in Francia o Spagna. 
Metti, poi, che dopo un po’ qualcuno di questi paesi a fronte delle migliaia di sfollati italiani iniziasse a incazzarsi perchè vengono ospitati negli alberghi o dove volete e nutriti e assistiti e alzasse barricate, scendesse in piazza e dicesse NO AGLI ITALIANI, PRIMA GLI ALBANESI, PRIMA GLI SVIZZERI, CI RUBANO I SOLDI. Oppure anche una regione vicina, iniziasse a lamentarsi dell’afflusso di sfollati, come si è letto sui piani d’evacuazione in caso di eruzione del Vesuvio (ricordate quanti lamenti?)
Voi dite che non potrebbe mai accadere? Voi che vi lamentate oggi? Pregate allora. Pregate che non accada mai. Pregate di rimanere sempre nella categoria fortunati, nelle vostre case calde, potendovi guardare Netflix o sorseggiare un bel caffè la mattina parlando di Renzi o dell’olio di palma. 
Devo darti una brutta notizia: la storia e il destino non si conoscono e quando chiudi la porta e il cuore ai drammi altrui, mettendo davanti i tuoi interessi, chissà che poi nei cicli e ricicli non tocchi la stessa sorte. 

Essere fortunati non è un concetto eterno. E’ solo un colpo di culo. 

Sei nato in paradiso e non sei nato in Iraq o Siria. Sei nato sotto un cielo azzurro e non sotto un azzurro offuscato da bombe. Non è un diritto, non sei migliore, non hai fatto nulla, non hai versato sangue, è solo un destino. E’ solo culo. Sei stato abituato a pensare che te lo meritassi, finché ti va bene. 

Basta poco, una terra che trema, un fiume che esonda e ti ritrovi anche tu, più che padrone, migrante a casa tua.
Siamo tutti in equilibrio sull’abisso.

Eppure dico, viva l'Italia

Siamo sempre un bel paese! Inutile negarlo.  Ne ho le prove.

Sapete quanto sono critico nei confronti dell’Italia, ma c’è qualcosa che ancora mi fa sentire orgoglioso: il nostro buon cuore.

Non tiriamo gas contro i profughi. Non li marchiamo. Non alziamo muri.

Ne abbiamo salvati migliaia in mare. Li accogliamo come se fossero nostri figli pur con le nostre difficoltà.

Ecco un motivo per cui stavolta dico che siamo, comunque, un popolo meraviglioso.

(Pensieri patriottici a Barcellona)