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Uscire dalla crisi e due parole utili

Il periodo è difficile e non ho soluzioni semplici. Sento tanti amici al palo e l’unica cosa che posso fare è consigliare qualcosa idea o metterli in contatto con altre persone che potrebbero avere esigenze simili. Una sorta di piccolo incontro tra domanda e offerta, di network forzato.

La mia ricetta di sopravvivenza, senza pretesa che valga per altri, è stata quella sempre di tenere i piani B e C, imparare a specializzarmi in due o tre attività (comunicazione, musica e scrittura), incassare veloce le sconfitte, imparare a scegliere e cambiare quando non fossi contento, conoscere persone nuove e tenere mente e fisico allenati ma anche avere sempre uno zaino pronto. Perchè anche i viaggi ti danno energie e soluzioni e ti insegnano a essere indipendente.

Lo so che per molto questa concezione di vita è assurda o impensabile, legati alcuni a situazioni di vita (ahimè) che non permettono grandi spazi di manovra (massimo rispetto) o a semplice ignoranza e provincialismo che sfocia poi in chiacchiericcio e critica rabbiosa (niente rispetto). Ma credo che oggi più che mai una frase come “attitudine al cambiamento e al rischio” sia necessario interpretarla e viverla. Non è mai troppo tardi.

In fondo io resisto (e vi dico di resistere)

Bisogna provare a conquistare i propri sogni anche qui, in Sardegna. Non ci crederete, ma lo penso anche io. Nonostante tutto.
È durissima, lo ammetto. Vorrei andarmene, l’aria spesso è opprimente, il ritmo troppo lento, la mente chiusa, ma tante cose me le sono conquistate QUI. E a voi dico: si può fare.
Forse non avevo altra scelta e l’uomo quando deve sopravvivere tira fuori il meglio. O forse ho avuto un gran culo, ho trovato i compagni di avventura giusta e basta. A furia di tirare i dati e di capire dove sbagliassi. Sia chiaro: mai sentirsi nulla, arrivati, tutto cambia velocemente. Una tirata di dadi del destino e sei punto e a capo.

Questo posto non sempre mi piace, certa gente non sempre la apprezzo. Lo scrive spesso e penso di averne diritto perché appartengono alla generazione che fa, non che si gratta o che ha avuto tutto pronto.
Sono passato oltre porte sbattute, ironie di colleghi, sgambetti di amici e non. Ci sono stati, continuano. In ogni campo. Ho lasciato club, partiti, organizzazioni. Ho camminato spesso e volentieri da solo. E la solitudine o ti ammazza o ti rafforza. Ma ti permette pure di incrociare altri lupi solitari, alcuni diventati pure miei guru.

Insomma, se impari a soffrire e andare per la tua strada senza recriminare, senza aver paura di far scelte contrarie e ostinate, perdere amici o affetti, senza paura del freddo e della notte, imparando ogni volta dagli errori (quanti..), disciplinando la tua vita, dando il giusto peso a cazzate e cose serie, lavorando sotto traccia, beh… qualcosa torna sempre.

E anche se molti non avranno mai il coraggio di dirti ‘bravo’, certe soddisfazioni ti ripagano e ti danno l’energia giusta anche per aiutare chi oggi ha capacità ma magari è solo a corto di motivazioni. Perché non basta riuscire: abbiamo il DOVERE di aiutare anche gli altri a trovare la strada giusta per i propri SOGNI.

Poco importa chi vedrà presunzione in queste parole. Questo è un messaggio di speranza e una promessa: IO CI SONO.

E se la colpa fosse anche nostra?

Leggendo le ironie sui politici sotto inchiesta mi sono sempre domandato se tanti cittadini con potere e soldi in mano sarebbero stati mossi da illuminazione divina o avrebbero fatto lo stesso, come se questo paese fosse stato distrutto solo dai governanti e non dagli stessi italiani.

Eppure le Iene, che tanti amano, raccontano di italiani normali che si adoperano in mille furberie. Ti giri e tentano di fregarti anche per pochi euro.

La mia memoria non inganna: chi ha votato questa gente, chi ha portato le loro borse, chi ha mangiato alle loro cene? Chi di noi è completamente senza peccato? Questo non vuol dire permettere o nascondere, significa però pensare che alla merda abbiamo contribuito tutti, chi più chi meno.

Dal Sulcis con dolore

Ho appena letto la notizia di un noto chef di Sant’Antioco che si è tolto la vita. Non voglio sapere il perché. La colpa dovrebbe essere la #crisi ma spesso uno schifoso giornalismo scava nelle esistenze delle persone per trovare particolari che possano far parlare gente e far guadagnare clic.
Si parla di crisi. Una crisi irreversibile, micidiale, che colpisce anche chi sembra forte e intoccabile, che non può essere solo risolta dall’attesa messianica di una politica “migliore” (che tanto non arriverà MAI).
Credo che la crisi richiami tutti a un impegno maggiore di onestà verso il prossimo, di solidarietà, di condivisione, di affetto incondizionato, di ascolto, di buona educazione e senso civico. Quello che manca, e proprio facebook è lo specchio perfetto dei nostri tempi.

Se già cominciassimo così, con le nostre semplici vite, con chi incontriamo, invece di aspettare le riforme di Grillo, Renzi e Berlusconi, sarebbe un ottimo passo avanti.

Corto Circuito

cortoDopo la giornata di oggi, l’ennesima (inutile) protesta che terminerà nel nulla, le promesse di Renzi, le dichiarazioni di Letta, la probabile vita su Marte e il processo Concordia, l’ennesima trafila di notizie finte e manovrate, i link su facebook, la gente che condivide tutto a cazzo, penso che la ripresa di questo paese sia lontanissima.  Read More

God save the disco

(so che questo intervento attirerà antipatie, ma volevo dire la mia)

In dodici anni da dj e in almeno altrettanti da cliente e poi direttore di Week, non ho mai visto una stagione della disco così critica. Read More