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Riflessioni

Mi sto allenando a fare scelte, errori, riparazioni ed altre scelte ancora. Di quelle forti, hai presente? Che non ci dormi la notte e non sai come va a finire. Che riempi i taccuini di appunti e scarabocchi. Con il cuore diviso, il monitor acceso e la paura che diventa azione. E lentamente la codardia diventa coraggio e nuove terre da esplorare sapendo bene che alla fine tutto andrà bene.

Interpretare il mood

Ogni luogo ha la sua sonorità e spesso ci dimentichiamo che anche la musica sia un fattore fondamentale, così come il prodotto e il personale, di un’esperienza. A dispetto di quelli che mettono “qualsiasi musica” o che mettono la musica che la gggggggente vuole i baretti che propongono reggae in spiaggia vincono sempre. Interpretano il mood.

Una scelta consapevole e apprezzata. 👏👏👏

La grande onda di Kanagawa

Ho messo molti anni per capire cosa potesse restare impresso sulla pelle, poi, quasi per caso, mi sono imbattuto in un quadro anni fa, poi in una mostra a Milano, poi in una serie di altre coincidenze e sono arrivato a lei, all’onda di Hokusai.

L’onda perchè come l’acqua è un movimento incessante, è cambiamento e agitazione. Perchè mi ritrovo sempre nel mare, un compagno di viaggio, amo il suo orizzonte ma mi impaurisce la sua profondità.

Le onde con il loro movimento perpetuo, cancellano e ripuliscono, purificano e dissolvono, rimuovono e rigenerano. Sono sempre in azione come la circolazione del sangue, come la linfa vitale, in antitesi con l’aridità e la condizione statica della morte, non solo fisica.

Le onde agitate, poi. simboleggiano vicissitudini, le illusione e la vanità della vita, ”il flusso di idee, movimenti e senzazioni” che non si ferma mai, giorno e notte. Poteva non essere una metafora di vita?

Ho letto poi che una grande onda simboleggia un grande peso, qualcosa che grava su noi stessi e ci tormenta. Più onde simboleggiano le vicissitudini e i tormenti che però riusciamo a tenere a bada e quindi diventano una forza, un significato positivo. Forti e piccoli, in un attimo alti e invincibili ma poi fragili. Così siamo.

”La grande onda di Kanagawa” dell’artista giapponese Katsushika Hokusai, ecco cosa ho deciso.

Grazie!

Ricevo spesso su facebook (il mio contatto è https://www.facebook.com/nicola.montisci.tixi) messaggi di contatti che mi ringraziano per quello che scrivo, per le foto o gli articoli, che chiedono qualcosa sui viaggi o sulle cose che faccio, consigli da dj o per lavoro o ascoltano il sabato la trasmissione su Radio Sintony ma, che, soprattutto, trovano la forza in qualche mio pensiero scorretto.
Ecco, le parole e i gesti condivisi fanno tanto, arrivano ovunque. Non tenete dentro le parole. Per mille che vi considerano presuntuosi bastano pochi a cui offrirete luce.

Le parole sono finite

Tra le tante riflessioni che si possono fare dopo la visione di 1984 Orwell c’è l’impoverimento della lingua, la strategia di riduzione delle parole a disposizione delle persone.E’ ció sta succedendo. Sempre meno parole, sempre più frasi fatte, luoghi comuni. Pensieri ridotti a scatolette preconfezionate e timore di usare termini difficili.  

Ricordo un incontro in una scuola con Renato Troffa Sabot: alcuni studenti non intervennero dicendo di aver paura di non trovare le parole. In realtà non sapevano come esprimersi. Grave.

Leggere facebook conferma ció che sta accadendo, anche solo quando dopo un compleanno ci si trova a scrivere sempre “grazie per aver speso un po’ del vostro tempo”. Oppure quando leggi e rileggi stati fotocopia e diffusi con frasi come oggi è solo (nome serata), vivi e lascia vivere, dovrebbe essere vietato, su i bicchieri, vivo in paradiso e tutto il campionario di copia incolla lessicale e di frasi che tutti usano, accantonando la creatività e il pensiero. 

Oramai l’utente medio ha ridotto la sua azione a: condividere passivamente contenuti altrui senza certificarne la verità o usare frasi altrui (spesso di autori senza citarne la fonte) o commentare in maniera superficiale qualcosa. Non elabora nulla di personale. Un pensiero scritto, una visione.

Le parole scarseggiano. Automaticamente i pensieri. Come in 1984.

Se togliete alle persone le parole cancellate il mondo. Già tanti hanno perso il mondo. 

Solo le buone letture e le conversazioni interessanti potranno salvarci. Ma sono tempi duri.

Scusate ma… (istruzioni per leggere i miei stati delle ultime ore)

 

Mi scuserete se a dispetto degli ultimi tempi, quando ho deciso di usare con parsimonia questo strumento che si chiama facebook, nelle ultime ore scriva tante riflessioni nel mio profilo https://www.facebook.com/nicola.montisci.tixi. Tantissime. Di tanti colori. Ironiche, provocatorie, serie.

Tutto questo è il mio pensiero del momento, anche suggestionato dal viaggio in Francia di pochi giorni fa. Ma, sia chiaro, qui NON troverete MAI nessuna verità, nessuna certezza, nessuna ragione. Solo una posizione in evoluzione. Quindici anni fa ero uno che avrebbe tifato per gli interventi militari. Poi il tempo è cambiato: il tempo, i viaggi, le amicizie, le inimicizie, le letture. Qualcuno ha apprezzato altri mi hanno dato del traditore rincoglionito. Ma si cambia.

Io sono uno che si pone mille domande, mille interrogativi. Senza pretese, malgrado dai toni sembri altro. Che prova a ragionare e comprendere cosa succede ma sa bene che è praticamente IMPOSSIBILE.
E quando lo fa, mette a disposizione il suo pensiero per chi è interessato: nessuno di voi è obbligato a leggermi, anzi, se vi sto sui coglioni, se non vi interessa, come penso, potete eliminarmi e so che qualcuno lo ha anche fatto. Forse molti hanno l’idea che un DJ (molti mi conoscono così) non possa avere un pensiero e che debba solo scrivere idiozie per paura di perdere like e simpatie (e vi assicuro che per le mie riflessioni tante amicizie sono andate perdute). Purtroppo, malgrado la mia passione per la disco e per la musica e il divertimento, NON sono quel tipo di personaggio.

Una certezza si è consolidata nel tempo: non c’è speranza con le armi. Non c’è speranza senza dialogo. Non c’è speranza quando i soldi prevaranno sulle logiche dei rapporti tra le persone e tra gli stati. Non c’è speranza nell’ignoranza. Non c’è speranza quando si parlerà di guerra, odio e scontro. Quando le religioni diventeranno strumento d’odio. Non è buonismo, è buon senso. E non è solo una questione di armi e milizie: anche di parole. Di voglia di sapere, informarsi e di provare a rispondere a quelle domande che ti fai ogni giorno, non solo ad accettare gli eventi passivamente.

Parole incomprensibili

È difficile trasmette il senso delle cose che si vogliono dire scrivendo. Ieri qualcuno ha detto che appaio uno che giudica e che agli occhi di tanti tanti vuol essere superiore. Read More

Parole impossibili

In un mondo che restringe sempre di più gli spazi di espressione e libertà, sta diventando ancora più difficile esporre le proprie tesi anche in un profilo e in una pagina internet. Read More