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L’incidente di domenica a Cagliari e i giovani sempre colpevoli

Sulla tragedia dei ragazzi di domenica scorsa abbiamo detto tutto. Sono complice anche io dell’oceano di inutili parole.

Ho un’idea che mi illumina tra mille dubbi e domande che arrivano fino al mistero della vita. Ho l’idea che sia inutile fare i guru e i boomer, i moralisti e i perbenisti.

Ci riesce bene, ci mancherebbe, ma non funziona così.

La vita è altra cosa e non segue criteri razionali e programmabili a tavoli.

E poi, e poi…

Se davvero fosse, così come diciamo e pensiamo, poi, NOI quante cazzate abbiamo fatto?

Quante cose al limite?

Quanti rischi corsi per arrivare prima giustificandoci con urgenze idiote?

Quante volte abbiamo chiuso gli occhi?

E quante volte lo facciamo anche oggi che di anni ne abbiamo tanti?

Suvvia. Quanti adulti corrono, guardano il cellulare, fanno manovre assurde, superano in curva e galleria?

Quei ragazzi, sempre che abbiamo la certezza di come sia andata, siamo anche un po’ noi.

Ecco, io direi che siamo in tanti. Che non sono “solo” sempre sti maledettissimi giovani, a cui demandiamo tutti i nostri problemi da adulti per liberarci dai peccati.

E poi, ancora, perché dobbiamo sempre sentirci giudici delle vite altrui? Siamo sicuri che gli irresponsabili di questo mondo siano sempre e solo i giovani? Siamo sicuri che il male sempre e solo legato alla notte, altro assioma sempre utile.

A me non pare. E la dimostrazione, se abbiamo l’onestà intellettuale di osservare con spirito laico e di aprire una rassegna stampa, ce l’abbiamo tutti i giorni.

Forse un po’ di empatia salverebbe più il mondo. Questo non significa certo che le cazzate “qualche volta” non si paghino caro. Succede a vent’anni come a cinquanta e pure a ottanta. Solo che se sei adulto pare essere normale e passa in secondo piano.

Vedo solo un grande male di vivere. Una sofferenza che attraversa tutto e tutti r che proviamo a evitare nascondendoci. Il dolore, quello che affrontiamo ogni giorno perdendo cari, vite, tempo, è condiviso.

Macomer, venti anni fa

A Macomer ci sono tante tracce di me.
C’era una caserma grande, di nome Bechi Luserna, un mese di Car, Centro Addestramento Reclute, dove ti instradavano nel mondo della leva.
C’era la paura di un mondo militare che poi avrebbe abbracciato e affascinato quel venticinquenne senza più rinvio per studio.
C’erano i mattini freddi di settembre con l’inno nazionale e quello della Brigata Sassari che ti facevano emozionare, le tute sempre troppo larghe, il cappello buffo, i superiori da salutare, gli anfibi che facevano male ai piedi, le serate ai pub del paese in libera uscita con gli sguardi sospettosi dei paesani.
C’erano giovani contadini, allevatori, studenti, semplici ragazzi con cui dovevi comunque stringere rapporti e nasceva quello che si chiamava “cameratismo”.
C’era la bellezza di conoscere storie e persone diversissime incrociarsi tra camerate, mense e campi di addestramento. C’era il lato vero della Repubblica Italiana, quello che ti faceva capire tanto di questo paese, più di ogni dibattito tv e ogni notizia sul giornale.
C’era un tempo che sembra di mille anni fa, spensierati, pieni di energie e voglia di fare e scoprire tutto.
Erano venti anni fa e ancora restano sempre nel cuore.

Giovani che partono

Oggi incontrerò un altro ragazzo che ha deciso di lasciare la Sardegna ed è qui di passaggio a Milano, come tanti altri che sento e mi raccontano storie di riscatto e viaggi, di partenze e addii, anche a malincuore.

Che coraggio, questo lo posso dire! Che se a vent’anni hai la voglia di lanciare i dadi, allontanarti e ripartire da solo sei meritevole di ammirazione. Milano è diventata una tappa per rivedere tanti amici e conoscenti e una sorta di pista di decollo verso nuove opportunità.

Non gli dirò di vivere accontentandosi, di pensare in piccolo, di rincorrere nostalgie. Voglio dirgli di non aver paura. A vent’anni devi sfidare la vita, devi conoscere il mondo, devi provare a vedere cosa c’è oltre le colonne d’Ercole di Calamosca, perchè hai solo da guadagnare.

Ancora speranza per noI!

Questa notte a Milano c’erano dieci gradi. Vicino al Duomo molti giovani sono rimasti all’aperto, al freddo e all’addiaccio. Aspettavano l’IphoneX? No, stavano in fila pur di accaparrarsi un biglietto della Prima della Scala per gli under 30. Insomma, ogni tanto questi malandati gggiovani sanno anche stupirti!

Consigli inutili di lavoro per giovani

Un giovane che volesse lavorare a buoni livelli, oltre a un titolo di studio (almeno una laurea che permette l’accesso a tanti posti), dovrebbe avere:

– capacità di usare i principali applicativi (applica..che?)
– avere una email che non sia tamarro85@hotsex.it
– un profilo facebook credibile (ok, non siete dei santi ma stateci attenti)
– curare il personal branding ma senza scrivere bugie (se vesti da Bershka non dire che sei fashion blogger, se sei uno schiavo non scrivere manager)
– un profilo linkedin (linke…cosa?)
– un cv aggiornato (cosa?)
– gestire lo stress (e ma se mi provocano io poi parto in quarta!)
– essere reattivo, propositivo e costante
– sapersi comportare e relazionare (non sei con gli amici al bar)
– non lamentarsi senza motivo, specie su fb
– essere serio, affidabile e decoroso (non è che d’estate non lavori o ti presenti in ufficio scalzo!)
– aver attenzione per il proprio posto di lavoro (cura!)
– saper scrivere in lingua italiana (pensi di saperlo fare?)
– conoscere almeno l’inglese (e non solo per scrivere vado al closing party)
– essere aggiornato sul mondo e curioso (certo che se condividi bufale…)
– esser pronto a viaggiare e cambiare lavoro o impiego se necessario
– costruire un modo per essere indispensabile
– pensare da leader ma sporcarsi le mani (non è complicato)

È vero che attraversiamo una crisi lavorativa senza precedenti ma è vero pure che tanti sottovalutano competenze base che sembrano quasi ridicole ma che molti non hanno, preferendo prendersela solo col “sistema”.

Per consigli, chiedete!

Non è un paese per vecchi?

Dobbiamo decidere che paese vogliamo. Un posto di vecchi rincoglioniti con la bava alla bocca, di adulti gaggi che condividono bufale e crescono figli peggio di loro o di giovani bramosi di successo capaci di vendersi anche la mamma, di ragazzi che si accontentano della foto della loro birra non filtrata o di altri che finiscono di sperare in un lavoro dignitoso e si perdono. Di facebookiani assetati dal doversi mostrare o ancora godere delle disgrazie altrui.

Mi basterebbe gente normale con un pizzico di buon senso anche folle perché la stranezza é un valore.

Dove si è nascosta la bella gente, mi chiedo spesso? Quella che si innamora con poco, che non giudica, che mette prima gli altri e che sorride senza chiedere nulla in cambio? Quella con cui potresti stare bene malgrado non la conoscessi?

Silenzi assordanti!

Certo, i problemi della città sono la musica ad alto volume e chi strimpella in una piazza. Ci mancherebbe solo un bando contro i dj e i gruppi dal vivo, i barman e i ristoratori e sarebbe tutto più chiaro.

D’altronde, in una città di mare, dal clima caldo e da vivere all’esterno chiedere il silenzio assoluto dalle 22 è la dimostrazione che chi amministra forse vive poco tra la gente. Anzi, non ne capisce proprio nulla, ma lavora solo di ordinanze e regole. Decide e tutti devono adeguarsi.

Poi si continua a colpevolizzare chi vuole semplicemente rilassarsi e divertirsi dopo una settimana di lavoro e dovrebbe pure averne diritto di farlo senza timore di sanzioni (divertirsi non significa essere maleducati, chiarisco).

Nessuna parola e azione, invece, sui teppistelli e sui gaggi, con la criminalità spicciola nelle strade e nei bus, con vicinati in mano ai balordi. Quelli no, non si toccano. Loro possono agire indisturbati.

Quando c’è da fare i forti le amministrazioni cercano sempre gli obiettivi facili.

L'occasione non va in ferie

Ricevo molti messaggi di persone che mi raccontano vicissitudini e problemi di lavoro. Non è un momento facile per nessuno, specie nell'isola. Il consiglio che mi sento di dare, tra i tanti, è evitare questa "moda" di aspettare dopo l'estate per muoversi. Troppe persone rimandano l'appuntamento con un lavoro nell'idea di farsi una vacanza, poi si vedrà " a settembre". Soldi persi, tempo sprecato e grande errore. Permettetemelo.

Sicurezze e rischi

I viaggi ti permettono di nutrirti della ricchezza del mondo e delle sue differenze ed è bello vedere come nord e sud non siano solo geografia ma anche modi di pensare e vivere diversi e toccarli, conoscerli e vederli dal vivo. Di Milano ci sono tante cose che non mi piacciono, la velocità, l’aziendalismo sfrenato, la rincorsa continua su tutto e tutti, ma la praticità delle persone, la concretezza, la capacità di concludere qualcosa e di essere proattivi mi sorprende. Mentre io mi lamento e temporeggio, gli altri rischiano e fanno. Però la nostra poesia e spensieratezza, quella leggerezza del sud al limite dello scazzo, che ti fa abbandonare dietro un bellissimo tramonto, che ti fa perdere il senso del tempo, beh..te la scordi 😉

Isola, giovani e lavoro

Ricevo molti messaggi di persone che mi raccontano vicissitudini e problemi di lavoro. Non è un momento facile per nessuno, specie nell’isola. Il consiglio che mi sento di dare, tra i tanti, è evitare questa “moda” di aspettare dopo l’estate per muoversi. Troppe persone rimandano l’appuntamento con un lavoro nell’idea di farsi una vacanza, poi si vedrà ” a settembre”. Soldi persi, tempo sprecato e grande errore. Permettetemelo.