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Le 5 social-news della settimana!

Da questa settimana parte sul mio sito Tixi.it una nuova rubrica. Pillole dal mondo social, anticipazioni, e curiosità! 5 per ogni puntata, senza certezza che sia con cadenza settimanale 😉

Siete pronti?

1

BASTA SPAM SU WHATSAPP!
L’app per la messaggistica di Facebook estende il limite introdotto in India alcuni mesi fa per ridurre la diffusione di fake news e di campagne di disinformazione. Si potranno inoltrare i messaggi solo cinque volte. Il motivo? In India ci sono stati linciaggi e tumulti per una fake news girata su whatsapp, così che i dirigenti dell’azienda hanno deciso di limitare  il numero di volte in cui un utente può inoltrare un messaggio.

2

YOUTUBE
Su YouTube stop ai filmati spericolati e gli scherzi dannosi con sfide che mettono in pericolo la vita delle persone. L’ultima sfida ha fatto prendere questa decisione. E’ Bird Box challenge, la sfida ispirata al film di Netflix Bird Box e che spinge a riprendersi mentre compiono azioni con gli occhi bendati, compreso guidare auto e scooter. Tra le idiozie passate c’è stata Tide Pods challenge: filmarsi mentre si morde una capsula di detersivo.

3

TUTTI ASSIEME
WhatsApp, Instagram e Messenger, tutte integrate. E’ qualcosa in più di un rumor. Le app rimarranno distinte l’una dall’altra, ma la ragione dovrebbe essere migliorare l’esperienza. Aspettiamoci quindi il cross-messaging e pronti alla confusione!

4

PAGE QUALITY
Già da qualche giorno FB ha inserito una nuova sezione chiamata Page Quality, in cui gli amministratori troveranno in un box tutti i post che sono stati rimossi per violazione delle policy come hate speech, bullismo, contenuti pornografici. E poi FB ha intensificato la lotta ai recidivivi, ovvero quelli che si son visti chiudere una pagina per contenuti inappropriati e che poi sono tornati ad aprirne un’altra con le stesse finalità. Avere una pagina è una responsabilità, vero, ma la domanda è sempre la solita: su che basi e regole gira la censura?

5

LOL
La perdita dei giovani su Facebook è un dato di fatto, appannaggio di Instagram. Ora Zuck vuole riconquistarli sperimentando l’applicazione LoL già in test su un gruppo ristretto di  studenti delle scuole superiori che hanno firmato accordi di non divulgazione con il consenso dei genitori. L’app avrebbe diverse categorie (For You, Animals, Fails, Pranks) con contenuti estratti da post e pagine degli utenti. Chissà che davvero…

Empatia digitale

Una recente conversazione con un mio contatto, Ilaria Jagatpal Montis, sulla vicenda dei migranti è stata una bella pratica di empatia digitale. 
Avevamo posizioni diverse, le abbiamo tenute, ci siamo arricchiti dei punti di vista altrui, ma non c’è stato un attimo in cui ci siamo scontrati e mandati a quel paese, come spesso accade in rete. Anzi, quando eravamo indecisi sul senso di un’affermazione, il sorriso liberava tutti dal rischio di capirsi male.
C’è stata consapevolezza ed empatia attraverso parole e emoticons che hanno fatto sottintendere che fosse una semplice conversazione online, senza prevaricazioni e veleno. La rete invece ci rende suscettibili e arrabbiati? Succederebbe così anche se fossimo al bar o in altro luogo? Perchè la rete ci ha reso così?
Direi una conversazione da manuale. Grazie ancora Ilaria 

 

(illustrazione: Che rabbia! di Mireille d’Allancé)

17 cose che troverete sulle bacheche di facebook per Natale

Cosa troveremo sui  nostri profili facebook questi giorni

  1. foto con famiglia comprendente anziani morenti
  2. “a Natale siamo tutti più buoni”
  3. “a Natale puoi”
  4. foto tavolata imbandita (della serie, anche noi mangiamo)
  5. foto alla carne in cottura con battutona sui vegani
  6. foto ai regali prima di scartarli
  7. foto ai regali scartati
  8. “giù i pensieri su i bicchieri” un classico
  9. “Natale al top” per quelli che hanno i soldi (magari di papà o non li hanno)
  10. com’era bello il natale del 1876 quando eravamo tutti poveri
  11. polemica sui centri commerciali aperti
  12. quant’era bello il natale degli anni 80 (nati da 94 in poi)
  13. ostentazione di ricchezza sbattuta agli altri
  14. immagini sgranate con battute a sfondo sessuale su Natale, Babbo Natale e la befana
  15. “stanotte djset al ristopizzeria tasinanta, domani oratorio, il 26 taverna di zio Pino”
  16. foto di banconote e hashtag #ciaopovery (lui disoccupato)
  17. immagini religiose e preghiere (il giorno prima inneggiano a cacciate di migranti)

Amicizie

Guardando la rubrica dei ricordi di facebook mi accorgo di quante persone abbia perso nel 2016. Chi mi ha illuso, chi è sparito, chi mi ha proprio fregato, chi non sono stato bravo io a coltivare. 
Se ci pensate oramai la velocità con cui le persone entrano ed escono dalle nostre vite è preoccupante. In realtà non ci sono motivi. Spesso la gente ama “provare” gli altri come fossero oggetti a noleggio e ama aspettarsi un altro sè, fatto a propria misura e somiglianza: se lo trova interessante le tiene, altrimenti cambia. “Tutto normale” diranno i tanti cinici, “succede” confermeranno quelli che han capito tutto, per me no. Anzi. 
Buon fine anno a quelli che restano. A quelli che superano il tempo e le stagioni. A quelli che ci sono nonostante tutto. A quelli che ti sopportano e apprezzano i tuoi lati negativi (perché ad amare le qualità son bravi tutti). A quelli che non ti vogliono come dicono loro ma amano la specialità che tu rappresenti. Di pensiero, di vita, di azione. A quelli di lungo corso che non invecchiano ma migliorano e a quelli che sono appena entrati nel tuo giro. A chi c’è sempre stato e a chi ci sarà. 

Buona vita a chi, dopo averti provato e magari illuso, dopo esser stato accolto dalla porta principale, esce dalla porta secondaria quasi di soppiatto. A quelli che entrano ed escono dalla porta girevole, che nemmeno te li ricordi. 

Buona vita a te che magari domani sarai parte della mia vita o chissà la vita mia stesso.

Apatia, no grazie

Pare che secondo alcuni luminari del web e della comunicazione affrontare tematiche politiche o sociali o impegnarsi quando hai un po’ dinseguito o fai qualcosa come il dj o il comunicatore ti tolga simpatie e like. Ti precluda collaborazioni e lavori. Che ragionare senza fronzoli e apertamente non produca engagement e renda toghi ma solo dei rompiscatole. Che non bisognerebbe interessarsi e discutere ma essere asettici e fregarsene badando ad altro. Molto locale come concezione, abbracciata da tanti che ben si tengono lontani dalle questioni per timore di inattese reazioni. “Grazie a tutti”, “siete belli” le mie idee me le tengo per me e mai un dubbio, casomai qualcuno si potesse offendere. Ho un profilo di quasi 5000 amici. Spesso cancello, spesso aggiungo. Mi seguono in quasi 1000. Una fan page (djtixi) di quasi diecimila persone. Numerini se confrontati a tanti, ma mi piace averli. Penso che il proprio pubblico vada selezionato. Che essere buoni per tutti, diplomatici, disinteressati, incapaci di prendere una posizione e di dire la propria, analizzare la realtà in cui si vive, sia alla fine essere nessuno. E di nessuno, nutriti da aspirazioni di successo e gloria, talent show, indifferenza e apatia, mezze frasi e pensieri copiaincolla, posizioni facili e tattiche per non perdere nessuna opportunità, siamo già troppo circondati.

Parole che ti riempiono il cuore (mail che arrivano)

Angolo della posta. Parole che ti riempiono il cuore (ho ovviamente chiesto di poterla pubblicare e ho omesso i riferimenti personali).

Ciao Nicola, 
noi non ci conosciamo di persona, ma confesso che desideravo scriverti da un bel po’ di tempo, semplicemente per dirti che rappresenti veramente un esempio genuino per quel che riguarda la comunicazione e l’utilizzo dei social network, anche per i non addetti ai lavori.

Ti leggo spesso e seguo volentieri le tue dirette, e ammetto che grazie a te ho trovato tante volte diversi spunti di riflessione e di ispirazione. In particolare, il video di ieri notte mi ha colpito molto, e proprio grazie a quello ho deciso di scriverti.

E ora la confessione shock: dopo un tuo video di qualche settimana fa ho finalmente deciso di organizzarmi per un viaggio in solitaria che desideravo fare da tempo! La prossima settimana mi laureerò, e dopo qualche giorno partirò in solitaria per con un piano definito in grandi linee, principalmente in ….. So che mi servirà per schiarirmi un po’ le idee e per riflettere sul futuro.

Ci tengo a precisare che io sono una persona estremamente riservata, ma ci tenevo davvero a scriverti queste poche righe in privato. Spero che questo ti faccia piacere!

P.S. nel caso te lo stessi chiedendo, sono stato intervistato da te su radio sintony …

Buon pomeriggio e buona settimana!

—–
GRAZIE A TE da Tixi

W le dirette live

Sono felice dell’immediatezza e della genuinità delle dirette live e poco importa dei soliti retrogradi che storcono il naso sulle innovazioni e sugli esperimenti altrui, sono gli stessi che 7 anni fa deridevano chi usava i social ed oggi provano a rincorrere la modernità in modo improbabile. Loro sono perennemente in ritardo su tutto e tutti: mezzi, strumenti, content, strategie e linguaggi, poi naturalmente si allineeranno perché è questo il loro ruolo.

La comunicazione è questa, a rischio di errori e gaffe. Meglio il live genuino di tutti i contenuti preconfezionati, delle minestrine precotte e dei social media con le punteggiature perfette, i programmini a memoria e le frasi già sentite decenni fa che non lasciano spazio a quello che deve fare la comunicazione: trasmettere IMMEDIATEZZA, EMOZIONI e ESPERIENZA.

Abbi cura dei tuoi post (8 consiglixi veloci)

Content is king! Ce lo sentiamo ripetere spesso. E’ vero. Nel maremagnum di contenuti vincerà però sempre la qualità.

Orbene, ecco qualche consiglio su come scrivere un post che possa catturare l’attenzione. Pronti?

1) il titolo, curatelo! E’ la prima frase, definisce di cosa parlate, è l’esca per chi legge;

2) siate chiari da subito: le prime due frasi fanno la differenza;

3) allegate qualcosa che valorizzi il testo: foto o video o grafiche sono molto apprezzate. Ovviamente, puntate alla qualità e alla originalità!

4) siate emozionanti quando scrivete! Trasmettete i vostri valori, coinvolgete, raccontate, divertite!

5) non dimenticate che il vostro post deve essere utile a qualcosa;

6) invitate all’azione con una domanda o una richiesta che faccia “muovere” chi legge;

7) curate la grammatica (sembra semplice ma molti lo sottovalutano);

8) aggiungete hashtag attinenti agli argomenti che trattate (3/4 sono abbastanza) ed evitare l’effetto bimbominkia: #bellaserata non è un hashtag

E se avete dubbi, chiedetemi pure: tixi.comunicazione@gmail.com

Real life

In questo weekend ho rivoltato un po’ della mia logica: sono andato in qualsiasi posto in cui mi abbiano invitato. Non ho toccato (strano ma vero) il mio lavoro. Ho ripescato ricordi e persone. Ho ritrovato amici perduti. Ho casualmente incontrato. Ho chiacchierato. Ho riabbracciato. Ho conosciuto sconosciuti. Mi son confrontato su tante cose che scrivo e ho visto che tanti leggono. Ho riallacciato legami. Ho pensato a nuovi progetti. Ho capito che le parole creano connessioni e che abbiamo sempre più bisogno di realtà e fisicità, altro che Facebook e mondo virtuale. Chissà che non prosegua… 😉

Le parole sono finite

Tra le tante riflessioni che si possono fare dopo la visione di 1984 Orwell c’è l’impoverimento della lingua, la strategia di riduzione delle parole a disposizione delle persone.E’ ció sta succedendo. Sempre meno parole, sempre più frasi fatte, luoghi comuni. Pensieri ridotti a scatolette preconfezionate e timore di usare termini difficili.  

Ricordo un incontro in una scuola con Renato Troffa Sabot: alcuni studenti non intervennero dicendo di aver paura di non trovare le parole. In realtà non sapevano come esprimersi. Grave.

Leggere facebook conferma ció che sta accadendo, anche solo quando dopo un compleanno ci si trova a scrivere sempre “grazie per aver speso un po’ del vostro tempo”. Oppure quando leggi e rileggi stati fotocopia e diffusi con frasi come oggi è solo (nome serata), vivi e lascia vivere, dovrebbe essere vietato, su i bicchieri, vivo in paradiso e tutto il campionario di copia incolla lessicale e di frasi che tutti usano, accantonando la creatività e il pensiero. 

Oramai l’utente medio ha ridotto la sua azione a: condividere passivamente contenuti altrui senza certificarne la verità o usare frasi altrui (spesso di autori senza citarne la fonte) o commentare in maniera superficiale qualcosa. Non elabora nulla di personale. Un pensiero scritto, una visione.

Le parole scarseggiano. Automaticamente i pensieri. Come in 1984.

Se togliete alle persone le parole cancellate il mondo. Già tanti hanno perso il mondo. 

Solo le buone letture e le conversazioni interessanti potranno salvarci. Ma sono tempi duri.