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Mondo della notte, the day after

The day after, anzi il secondo giorno dalla decisione del Governo di chiudere i locali da ballo lascia spazio a ragionamenti meno istintivi e più ponderati. Queste mie parole vogliono essere un contributo propositivo al dibattito, anche per abbassare certi toni registrati in rete.

L’amarezza è tanta, non solo per la chiusura delle disco in sé – che in realtà leggendo bene è un divieto al ballo come motivo dell’assembramento e una disposizione a fare altro come aperitivi e ristorazione con accompagnamento della musica del DJ o dei gruppi dal vivo – quanto l’attacco mirato, violento e ingrato al mondo della notte, come causa di tutti mali nostrani.

Un attacco che si perde, perdonate la ripetizione, nella notte dei tempi. La disco come luogo di perdizione e di crimine, le stragi del sabato notte, i crimini della notte, quando, numeri alla mano, si potrebbero snocciolare mille esempi diversi.

La domanda è: perchè sempre le disco? Perché il mondo della notte? In questi oltre vent’anni da dj e giornalista che ha raccontato questo mondo dalla mezzanotte in poi me la son sempre fatta. Come se le disco non fossero un piccolo specchio del paese. Come se nelle disco ci fossero altre umanità non riconducibili a questo pianeta, magari i nostri figli, parenti, vicini e conoscenti, ma “altre persone, altri mondi misteriosi”. Persone normali che le frequentano e ci lavorano: dallo studente che si paga l’università facendo il camerie al manutentore, dal padre di famiglia che esegue i lavori al service, dalla security agli staff bar insieme a tanti fornitori e collaboratori. Ma non voglio restar qui a dilungarmi su chi abbia più o meno colpe o a riaffermare che gli assembramenti sono ovunque. Basta girare per i social e uscire di casa per vedere che il problema di responsabilità ed educazione sul Covid-19 è collettivo. Ho visto assembramenti e zero controlli in tanti luoghi, adulti e giovani che non avevano cura di stare attenti e distanziati, irridere qualsiasi regola tronfi del proprio essere “a casa loro”. Questo non fa notizia. Ripeto, non sto qui a ribadire chi abbia più o meno colpe e fare il pubblico delatore, pur avendone documentazione, anzi lascio ad altri l’ingrato e infame compito. Le guerre tra categorie sociali ed economiche non mi appartengono.

Forse, scriveva bene Alessandro Lippi su Djmag, la disco è un “capro espiatorio comodo per accontentare morale e ipocrisia paesana“. Cancellerei anche il forse, perché ne ho la certezza. Ma attenti, questa assunzione non esula tanti locali dalla loro colpe. Indifendibili per tanti casi visti che hanno messo in secondo piano chi, e son tanti, hanno provato ad adeguarsi alle regole. Tanti son caduti nel tranello di riaprire senza mettersi il dubbio che una costante e continua violazione delle regole potesse essere accettata e durare a lungo, neanche memori del disprezzo accumulato nel tempo dall’opinione pubblica.

Oggi più di ieri al mondo della notte manca, però, qualcosa di più: la volontà di far parte della società, di essere credibili, di dotarsi di una vera rappresentanza che possa condividere e non subire le decisioni della politica, la credibilità e la voglia di essere categoria seria e presentabile e non un oggetto sconosciuto e misterioso, con i suoi mille vizi e ambiguità.

I professionisti son pochi, chi mette la faccia idem – unico a Cagliari è Nicola Schintu del Room – e quando accadono questi avvenimenti si nota fino in fondo quanto poi ci si riduca solo a sbraitate sui social o silenzi imbarazzati senza nessun passo in avanti utile e senza mai essere presi sul serio da nessuno. Il divertimento invece è un’industria, è un lavoro, è impresa da 4 miliardi di fatturato e centinaia di migliaia di posti di lavoro, non è propriamente un gioco. Questo dovrebbe essere punto di partenza.

Quali idee, allora? Creare una consulta regionale dell’intrattenimento che lavori costantemente con istituzioni e forze dell’ordine e che sia il punto di riferimento. Stilare delle regole e valorizzare il mondo della notte in maniera di diversa, come elemento di aggregazione e risorsa culturale e sociale del territorio, tutelando chi lavora onestamente. La disco può essere un veicolo di messaggi sociali ed educativi importante. Rafforzare l’idea che la musica sia un elemento cultura da difendere e tutelare in tutte le sue forme, e che imprenditori, lavoratori ed artisti non vengano lasciati soli.

Diceva sempre bene sempre Lippi: “la disco oggi è incompatibile con la situazione sanitaria che stiamo vivendo”. Inutile girarci attorno. Il ballo crea assembramento e qualsiasi pensiero si abbia sul virus, qualsiasi sensibilità, è un dato di fatto. Nascondersi sarebbe da falsi e ipocriti. Peggio ancora soffiare sul fuoco, incitare alla disobbedienza, strategia che diventerebbe un boomerang. Se ne son accorti molti clienti che mi hanno scritto. Mi ha stupito che fossero giovani. E noi stessi dj facciamo la differenza e veniamo acclamati in una pista e da un’organizzazione se facciamo ballare o meno la gente. Come risolvere questo dilemma? 

Oggi come oggi, gestire il pubblico è impossibile. Come dire ai clienti “non ballate e distanziatevi”, quando la disco di per sé è questo, ballo, socializzazione, incontro, abbraccio, strusciamento?

Ecco perchè bisogna fare un salto di qualità. Non possiamo con il nostro interesse particolare e momentaneo mettere a rischio neanche lontanamente il futuro, oltre che del paese, dello stesso mondo della notte, specie quando capiamo che ogni errore sarà oggetto di campagne di stampa contro, di giornali affamati di click e poca conoscenza del problema, di opinione pubblica col dente avvelenato.

Bisogna essere oggi un po’ meno attaccati al momento e più lungimiranti. La disco non è più la stessa. La gente, anche quella che ama la disco, non è (sempre) la stessa. L’opinione pubblica non è la stessa. Ogni errore si paga, anche strategico e politico, anche fatto in buona fede.

E’ stata un’occasione perduta, posso dirlo? Per dare un’immagine diversa, per far emergere il bello della categoria. E ci siamo dentro tutti, ci mancherebbe. Nessuno nega che fosse arduo se non impossibile vincere questa battaglia in un campo fangoso con le regole – impossibili e assurde – come il distanziamento arrivato fino ai due metri. Siamo seri, come era possibile rispettarle? Forse si doveva restare chiusi con indennizzo, forse sarebbe stata miglior strategia, che andare in pasto ai leoni.

La disco deve darsi una mossa e cambiare passo. Non si può più vivere a metà pensando di trovare escamotage o soluzioni miracolose. Questo “apri e chiudi” continuo sarà la colonna sonora dei prossimi mesi, sempre più incerti, di un Paese dove cultura e istruzione sono ugualmente ferme, dove la sanità è ancora nel caos e spesso fare una visita specialistica comporta tante attese. Un paese che, volenti o nolenti, ha sofferto e in cui tanti hanno paura. Neanche questo si può dimenticare. E noi dovremo adeguarci a questo strano e nuovo ritmo, una occasione di svolta.

P.s. Un pensiero particolare va a tutti i lavoratori del mondo della notte che oggi sono in difficoltà.

Discoteche

Era il 7 marzo il weekend della prima chiusura delle disco. Sembrava una roba di pochi giorni e invece eccoci qui, a vagare per un’altra notte infame, luci e insegne spente di locali che un giorno si accendevano e pullulavano di gente.

Tre mesi lunghissimi quasi fosse una vita, in cui abbiamo provato a credere di poter fare a meno delle notti in disco, della musica dalle consolle, del ritrovarsi, bere, ballare e fare gli scemi fino a tardi e anche sfotterci come in un grande campionato di calcio.

Soho, Room, Club, Lido, Jko, Manhà, Linea, eccetera eccetera. Tutti con i propri colori e sciarpe. Tutti con la voglia di fare il meglio e il massimo, di portare a casa il risultato.

Bene, ancora non ci arrendiamo all’idea che questo mondo di illusione e luci, di pasta e gel nei capelli, tacchi a spillo, gonne, look e di strane connessioni dell’anima, che ci permette di star bene nonostante problemi e casini di ogni giorno, vite spesso precarie, sia ancora fermo.
Sembra assurdo ma è così!

Cosa vuol dire per un organizzatore, un dj, un vocalist, un pierre, un tecnico luci, o un barman o un cliente semplicissimo dopo anni e anni di weekend impegnati non avere quell’appuntamenro con la notte?
Sentirsi un po’ soli, un po’ meno magici, un po’ più disorientati. Io son così e non me ne vergogno.

Spero che la fortuna torni dalla nostra e che in qualche modo tutto ricominci.
Ne son certo.
Che le luci si riaccendano sulle piste e i privè. Che le consolle illuminino i cuori di buon ritmo, che le disco ripullulino di energia e vita, e si torni a prendere quelle cazzo di colazioni delle sette nel bar preferito, a pensare al miglior pezzo da mettere in pista, a giocarci l’ultimo cliente per quel tavolo in posizione tattica, l’ultimo drink o la bottiglia.

Perchè la disco non è quello che ci fanno credere molti. È molto di più: la vita, è la famiglia di alcuni e di tanti, è la nostra attesa, il nostro appuntamento con la gioia, la quotidianità.

Ci sfotteranno pure, rinnegheranno il loro essere stati qui, faranno la morale sul divertimento, ma non potranno mai negare che sia un mondo troppo bello per essere compreso da comuni mortali che vanno a letto alle dieci.

❤️

“Press play, fast forward
Non stop we have the beaten path before us
It was all there, in plain sight
Come on people, we have all seen the sunshine
We will never get back to
To the old school
To the old rounds, it’s all about the newfound
We are the newborn, the world knew all about us
(We are the future and we’re here to stay)
We’ve come a long way since that day
And we will never look back, at the faded silhouette
We’ve come a long way since that day
And we will never look back
Look back at the faded silhouette”

(Scritto mentre ascoltavo Silhouette di Avicii, al porto di Cagliari, così, per caso)

Coronavirus e serate da DJ

Per quanto sia una scelta economicamente penalizzante, sono contento che tutte le disco di Cagliari abbiano deciso la chiusura questo weekend. Plaudo l’iniziativa di gestori e organizzatori.
Personalmente, non appena uscito il Decreto, avevo dato forfait ai miei appuntamenti da DJ. Per dare un segnale, per senso di responsabilità, per una questione di salute mia, in quanto asmatico e quindi “a rischio”, e di tutti gli altri.
Mi sembra giusto, in questo momento di incertezza e difficoltà collettiva, fare ognuno dei piccoli gesti di responsabilità e senso civico. E sapete quanto ci piaccia la notte e la musica! ❤️🎧

Vi abbraccio virtualmente😇,
Nicola “Tixi”

Coronavirus e mondo della notte

Lo so che non uscire nel weekend e la sera ci pesa tanto. Pensa a me che da anni faccio il DJ! 😟

Mah, leggi un attimo. 🙃
In nessun decreto c’è scritto che non si possa uscire, ma bisogna avere ATTENZIONE.

☝️Chi non sta bene deve starsene a casa, anche se ha qualche linea di febbre. Contattare i medici nei casi importanti.
☝️Gli anziani e gli immunodepressi devono evitare il più possibile di uscire. Sono le categorie a rischio contagio. E noi dobbiamo tutelarle con i nostri comportamenti.
☝️Chi arriva da zone a rischio del Nord Italia deve contattare gli operatori sanitari e stare a casa per 14 gg obbligatoriamente, senza nessuna altra disposizione. Deve farlo, stop.

😎Chi sta bene può uscire con responsabilità.

🏖🏕⛲️Quanti spazi all’aperto ci sono? Quanto è bello vivere in Sardegna? Siamo pochi e abbiamo molto.
Puoi far passeggiate, correre, stare in giro. O leggerti un libro, lavorare a casa. Guardarti un film, riscoprire una passione.
Sfrutta l’occasione.
Puoi anche andare nei locali aperti e che rispettano le disposizioni di Legge.

🔺DA EVITARE
Qui c’è da fare qualche sacrificio. Stare vicini, gli assembramenti, i contatti, i baci, gli abbracci, le strette di mano, i locali affollati e che non rispettano la distanza di un metro (in generale locali affolati). Anche se sono alla moda e c’è la gente troppofigga.
Stare a un metro di distanza, così complicato? Proviamoci!

💪Premiamo i locali e gli imprenditori che aprono responsabilmente rispettando regole e distanze. Anche loro fanno sacrifici.
Se non ci fossero opportunità di uscire o trovare un locale adatto, stiamo a casa o all’aria aperta.

☝️Agli studenti: NON è una vacanza da scuola. È un periodo eccezionale e grave. Siate attenti, rispettare le norme e non fregatevene. Avete la responsabilità della salute dei vostri parenti più anziani e di chi è in malattia!

🙌🙌🙌Sarà dura ma ce la faremo tutti insieme. Contaminando anche gli altri con la forza della ragione e del buonsenso. 🇮🇹😇

ALZA IL VOLUME DEL TUO SENSO CIVICO

La passione da dj e i giovani dj

Ricevo spessissimo mail di giovani che si avvicinano alla passione del fare il dj. Già il fatto che mi scrivano in tanti e possa essere a loro disposizione, un punto di riferimento, mi fa un grande effetto e mi regala una profonda soddisfazione. La stessa soddisfazione quando ho visto crescere e andare per la loro strada ragazzi che hanno iniziato dal nulla affiancandomi come “spalle” (che brutto termine) in consolle, senza per fortuna ereditare i miei difetti. So di essere uno fortunato ad aver intrapreso, da un bel po’ di tempo, una professione che piace a tanti, raccoglie ammirazioni e naturali invidie e antipatie.

Ci sono tanti bravissimi dj giovani in giro e organizzare eventi come “mixendi” di un anno fa, oppure coinvolgerli in qualche serata mi sembra doveroso. Ma non tutti si dimostrano all’altezza delle aspettative: spesso incrocio ragazzini che, consolle davanti, mostrano una supponenza unica, pensando che un po’ di conoscenza musicale e qualche serata possano fare già un titolo da dj. Facebook e qualche pr interessato ai loro rientri fanno il resto per montarli a dovere.

Poi ci sono quelli realmente appassionati che mi guardano mentre mixo, chiedono, si informano, non hanno problemi a raccontarti la loro passione. È bellissimo e se posso faccio qualcosa per loro, un consiglio, una dritta, un’indicazione, una chiamata.

Non tutti diventeranno dj, la consolle vera è per pochi che avranno coraggio e capacità, ma anche un briciolo di fortuna (quella che serve sempre), che sentiranno di far emergere quel fuoco che non dura una stagione e una moda.

Non basta un sogno per diventare chi si vuole. Spesso bisogna aver l’umiltà di dire che non è la propria strada. Anche io avrei voluto fare il calciatore, ma ho capito ben presto che non ero abbastanza bravo e non me la son presa con tecnici che non mi capivano, complotti o altri più fortunati di me. Ecco, tanti che non riescono più che chiedersi il perché danno la colpa in giro, al sistema, ai colleghi. Che ci sia gente più brava magari?

Cosa ci vuole per diventare dj? Prima di tutto, sopra ogni qualità tecnica, una grandissima umiltà e disponibilità. Qualche volta mangiarti la lingua, altre mandare affanculo qualcuno e perdere qualche collaborazione per difendere le proprie idee (ma questo ve lo sconsiglio!).
Prima che pensare al vostro ego, all’attrezzatura migliore sul mercato, al book fotografico, alla pagina fans, al curriculum, chiedetevi se davvero è quello che volete fare, perché non sarà una strada facile (se vi raccontassi…) e far divertire la gente non è cosa per tutti. Se avete la possibilità di avere un mentore, qualcuno che vi consigli, non perdetela. Come faccio io – lo ammetto – quando ho l’onore di mixare con colleghi e amici più esperti, senza vergogna di osservare chi sicuramente ha qualcosa da insegnarmi e il tempo che hanno passato più di me davanti a un mixer lo dimostra.

Feste e dj set in piazza

In attesa della partenza per la Spagna (oramai mancano 3 giorni) ieri ho lasciato lo Smaila’s di Villasimius e sono andato a Sadali, per un dj set in occasione della festa del paese. Sadali è un bel paesino a un’ora e mezzo di viaggio dal capoluogo,  al confine tra la provincia di Cagliari e quella di Nuoro, passatami da un caro collega, Ale Massessi, che ringrazio. Read More