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Il mio 20 aprile, tra calcio a 5 e DJ

Nel mio 20 aprile passano tante cose di mezzo.

Passa nel 2011, la fine di una bella esperienza da allenatore di calcio a 5 per un progetto, l’Atiesse, che ha coinvolto tantissimi ragazzi e persone che ci hanno aiutato e supportato in quei quattro anni fantastici.
Una finale amarissima, persa contro il forte Basilea di Massimo Frontedduquando pensavamo che fosse la stagione giusta per conquistare un titolo inseguito da anni, e un ciclo che si chiudeva per me e per tanti. Dopo quella gara ricordo che presi l’auto e me ne andai a Margine Rosso ripensando a tutte le belle cose costruite e passate ma anche all’idea che forse era il momento di cambiare.

Il 20 aprile è anche, più recente, la morte di un dj e producer che ha segnato tanto per la musica internazionale e per la mia carriera in consolle: Avicii. Resta ancora l’amarezza di aver perso troppo preso un giovane talento, dal suono inconfondibile capace di rivoluzionare come pochi la dance. E averlo perso nel peggiore dei modi, in preda forse alla sua grandezza diventata poi depressione ingestibile

 

Michele Podda e l’esordio in azzurro

La storia di oggi passa da Villaspeciosa. Lui si chiama Michele Podda, classe 2000. Inizia giovanissimo a fare calcio a 5 nella società del paese, una piccola realtà felice che punta sui giovani, sotto la guida anche di un caro amico e mister stimatissimo che si chiama Nicola Tidu.

Giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, si fa conoscere, dalle società locali e dagli addetti ai lavori. Lo incrocio in Rappresentativa regionale al Torneo delle Regioni. E’ bravo, si impegna, fa la differenza. Presto per dire cosa diventerà. A quell’età, poi. Arriva, timido e esordiente in Nazionale, i primi raduni con le squadre giovanili azzurre. Sembra uno dei tanti ragazzi destinati a riempire le liste e poi far perdere le tracce di se. No, non accade.

Lavora duro. Lavora sempre. Il sangue è quello della provincia sarda, fatta di famiglie perbene e amore per la terra. Il padre, Vinicio, conosce il tempo e la pazienza. Fa l’agricoltore, è un gentilissimo signore che non urla e non strepita in tribuna come molti papà pallonari. Segue il figlio con amore e rispetto, raccomandandogli di non perdere di vista lo studio. C’è la mano di un altro mister Tony Petruso, di Luca Catta, dei dirigenti federali come Alessandro Camba, di amici e compagni di squadra tra cui un altro talento sardo come Marco Tidu e un altro mentore come Fabio Perdighe, tutti assieme in quella bella esperienza che si chiama oggi Leonardo Calcio A Cinque.

Sapete che succede? domani pomeriggio Michele esordirà con l’Inghilterra alle qualificazioni per l’Europeo di calcio a 5 dell’Under 19 di futsal.

Forse neanche lui ci avrebbe creduto all’inizio di questo cammino, che poi è solo un piccolo capitolo di vita. Eppure domani sarà per la prima volta ufficiale in campo, maglia azzurra e cuore che batte. Forte, fortissimo. Più forte di quando, a 19 anni, già è un trascinatore oggi.

A volte le belle storie, senza troppe urla e senza copertine patinate, si realizzano.

Succede che i giovani siano ancora capaci di stupirci, in questo paese e in quest’Isola che ha perso la magia di farsi sorprendere da chi è nato dopo di noi. Eppure accade.

Forza Michele, difendi quella palla❤️💪

Quando bluffano al tuo tavolo… (la lezione di Diego Podda)

“Quando bluffano al tavolo, cambia tavolo” è la grande lezione che mi ha offerto oggi un amico, Diego Podda, che ieri ha sfiorato la conquista della Coppa Italia femminile sulla panchina Futsal Femminile Cagliari.

Diego è stato mio allenatore alla Mediterranea Calcio a 5 Cagliari (ricordi Corrado Melis?) – forse era la sua prima panchina, e correva l’anno 1996 o 199. Poi abbiamo lavorato insieme in tanti progetti di calcio a 5, in alcune delle più belle stagioni di sempre del futsal in Sardegna.

Lui è un protagonista, uno con carattere, uno che sta sul pezzo, maniacale, puntiglioso, esagerato nell’essere esigente, che sa il fatto suo. Diego o lo ami o lo odi, non ci sono proprio vie di mezzo. Non sono mancati gli scontri, le discussioni e i riappacificamenti. Ci siamo sempre persi e poi trovati. Futsal Game, Basilea, Figc, Candio’s Room e chissà che altro. Abbiamo condiviso il dolore di perdite importanti, come i nostri padri, e anche quello penso non sia mai stato un caso.

Per anni ha fatto grandi cose con il calcio a 5 maschile (chi non si ricorda le fantastiche stagioni del Cagliari calcio a 5 di Marco Vacca con i pomeriggi al Palaconi ad ammirare la serie A e e lo spettacolo di un futsal d’eccellenza?) per poi puntare cuore e anima sul femminile. Una pazzia, specie perché la sua sfida è nata in tempi non troppo sospetti e col rischio di fallire. Il femminile ha mosso i primi passi solo pochi anni fa.

Ha cambiato tavolo. Era una scelta doverosa. Credere in un nuovo progetto quando le strade parevano bloccarsi. 
Eppure esiste sempre un campo su cui spostare la palla e le ostilità, una deviazione necessaria, l’uscita al casello giusto e un’alternativa per poi tornare al sogno più profondo, quello delle vette, dove si respira aria buona, e quello dei riconoscimenti del proprio valore, che funziona anche quando cambiano le stagioni e gli attori in campo.

Non aver mai paura di cambiare strada. Se il tuo lavoro e il sacrificio sono validi qualcosa succede sempre.

Grazie della lezione, Diego!

Palazzetti di ricordi

In questo palazzetto di via Monte Acuto persi da allenatore una delle stagioni più sentite dal punto di vista umano e sportivo.
Era maggio, io allenavo la juniores dell’Ats quartu e affrontavamo il fortissimo Basilea. Una stagione come sempre testa a testa in campionato, come tante.
Era forse il 2009 ma non vorrei sbagliare. Un pomeriggio caldo, che già si andava al mare.
Fu una di quelle partite che si ricordarono nella storia del calcio a 5 giovanile sardo. Il palazzetto era gremito, diviso tra noi e loro. Amici, parenti, simpatizzanti e osservatori. Non mancava nessuno. Tutto l’album delle figurine del futsal.

Fu una gara strana, eravamo emozionati, io per primo, ci illudemmo forse presto della possibilità di ottenere un successo ma poi andammo giù rispetto alla miglior forza fisica degli avversari.

Ricordo poco del match, pochi particolari, se non l’amarezza finale e una corsa in auto verso Margine Rosso, per stemperare la stanchezza di una stagione e il titolo regionale mancato. Eravamo due squadre diverse, alla fine è emersa la loro miglior capacità di sprintare.

Ancora oggi ripenso a quelle stagioni da allenatore, al tempo speso (forse troppo) per organizzare il meglio (non eri solo un allenatore ma anche psicologo, animatore, dirigente, organizzatore), ai collaboratori (uno fra tutti, l’amico Ale Saba e ai miei esordi Danilo Cangemi), a quanti ragazzi abbiamo fatto innamorare del calcio a 5 e che bel progetto di sport e amicizia avevamo messo su a Quartu, una piazza da anni dimenticata: allievi, juniores, under21, tanti talenti o semplici ragazzi appassionati che si sono affacciati allo sport condividendo allenamenti al palaBeethoven, trasferte in pullmino e cene,. Qualcuno di loro ha esordito in serie A, qualche altro chiamato in nazionale, qualcuno oggi ha spesso, ci sarebbero tante storie da raccontare.

Un bellissimo ricordo che si chiama Ats e chi lo conosce o lo ha vissuto sa bene che, nonostante l’amarezza di una finale, sono stati anni fantastici.

Il sogno della juniores del Sulcis

sulcis junioresE’ vero che ci sono problemi più importanti, ma vale la pena aiutare una società sportiva del SULCIS Calcio a 5, un territorio in crisi, a partecipare alle fasi nazionali juniores di calcio a 5. Un piccolo sogno che si realizza ma servono soldi per pagare il viaggio e la trasferta. Read More