Basilea, la fine di un’epoca

Che strano sapere che la tua ex società non si iscriverà più ai campionati e non farà più attività agonistica.

Ieri Massimo Fronteddu, il presidente del Basilea, l’ha ufficializzato. La società chiude: troppe difficoltà economiche per sostenere i campionati di B e giovanili, troppe incertezze sul futuro. Sponsor, finanziamenti, spese: tutto è diventato un terno a lotto.

 

Non potevo non scrivere qualcosa, a distanza di qualche mese dalle mie dimissioni, almeno per esprimere il dispiacere di questa notizia e per chiedermi dove stia andando il nostro sport, viste le continue notizie di sodalizi che decidono di mollare dopo anni di onorata attività.

 

C’è da fare una distinzione però. Non tutti meritano questo triste epilogo: gente come Massimo che ha portato avanti una società riducendo i costi al necessario, facendo affidamento sui giovani sardi (gente come Marco Spanu, Luca Ruggiu e Checco Scano e tanti altri ragazzi che calcano i parquet dell’isola), investendo e credendo nel settore giovanile, uno dei più forti di sempre della storia del futsal regionale, capace di vincere titoli under18 e 21 non è parificabile a chi è andato avanti (e va avanti) a furia di promesse, di giocatori e dirigenti non pagati a fine stagione, di spese inutili, di furfanterie a destra e a manca, trovando sempre l’allocco che ci casca. Di questi personaggi il calcio a 5, il calcio a 11 e lo sport in generale ne hanno abbastanza.

 

Il Basilea ha scelto un’altra strada: i giovani, sempre e comunque. Il rigore nelle spese. C’era un bel progetto in atto che andava avanti da tempo e che stava creando (finalmente!) la prima squadra con un gruppo di giocatori giovani e sardi (cresciuti nelle giovanili) che andasse a difendere i nostri colori in giro per l’Italia.

 

Una strada rivelatasi cieca, in un mondo dove nemmeno la virtuosità e la lungimiranza ti garantiscono il futuro. La crisi ha tagliato un piccolo sogno di sport. E, giustamente, invece di rischiare un tracollo, di fare promesse che non si possono mantenere, meglio lasciare.

 

Non è una sconfitta per Massimo (simpatico o antipatico per tanti, ma sempre capace e professionale) e il Basilea: è una dimostrazione di umiltà e serietà, in un mondo dove sono tutti campioni della promessa da marinaio.

 

Ho già raccontato un anno di Basilea. Ho già detto tutto quello mi hanno trasmesso, a livello tecnico e organizzativo, ma soprattutto umano, queste persone, dai dirigenti ai tecnici. Inutile raccontare come il Basilea sia diventato un modello per tanti, una casa, un posto dove maturare e vincere.

 

La perdita della società biancoblu nel calcio a 5 isolano e nazionale non è una cosa da poco. E’ la perdita di una filosofia, di un modo di gestire, di un’attenzione per i giovani sardi che pochi hanno avuto. Per altri sono e resteranno sempre una rottura di scatole, un ingombro, un’inutile spesa.

 

Forse è la fine di un’epoca in cui ci siamo tutti, me compreso, illusi, che il calcio a 5 potesse davvero volare, quando invece non aveva nemmeno i piedi per camminare.

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