Da Sarria a Portomarin

A Sarria arriviamo alle 11. In programma il reperimento della Credencial al vicino monastero e la prima tappa del Cammino fino a Portomarin, più o meno 23 chilometri.
Recuperato il prezioso documento ci attende subito una bella salita, una delle tante che troveremo.
Cammino insieme ad amici conosciuti qui: papà imprenditore e figlia di Reggio Emilia, un ex direttore dell’ACI e un’altra donna che ci lascerà a metà strada.
Non ci conosciamo, abbiamo storie diverse, veniamo da posti lontani ma tutti ci troviamo in quel luogo e senza quasi accordarci ci incamminiamo insieme. Bellissimo. È lo spirito di questa esperienza: conoscere persone per caso, senza chiusure verso nessuno, fare tutto il cammino, solo una parte o brevi tratte con loro o semplicemente salutarsi, e augurarsi “buon cammino” che detto a un cagliaritano fa sorridere.
La freccia gialla ci segnalerà la strada: sarà lei a indicarci il percorso. La troverò nei sassi, nell’asfalto, nei muri.
Si comincia e subito attraversiamo un bel bosco, costeggiando una ferrovia. Poi si apre uno scenario che cambia rapidamente: paesini remoti fatti di gente semplice e case di pietra, radure e praterie, campi, boschi e sentieri aperti. I dislivelli sono tanti, si saltano ruscelli, si entra quasi nei cortili mentre le mamme stendono i panni.
Quando pensi che tutto sia monotono ti appare una croce dove i viandanti lasciano attaccato qualcosa (una foto, una maglia, una scritta, l’etichetta del biglietto aereo), una fontana, una chiesa, un piccolo cimitero, un rifugio oppure una casa dove ci sono fuori frutti di stagione e acqua in cambio di un’ offerta.
Tutti sorridono. Non esiste straniero. Non esiste sconosciuto. Chiunque vi veda vi saluta e nessuno specula sui pellegrini: i prezzi di tutto sono popolarissimi.
Dopo 5 chilometri (siamo partiti tardi) pranziamo con panini e acqua in un bel posticino con musica celtica in sottofondo. Abbiamo fatto pochi km ma siamo già stanchi. Mi tolgo le scarpe, ricarico il cellulare, ci sediamo a tavola e prendiamo panini squisiti e abbondanti e acqua. Dopo mezz’ora si riprende. Ancora campi, radure, piccoli villaggi, case povere, muretti. Sterrati o asfalto, pavimenti di pietra o cemento. Incontriamo anche tanti ciclisti.
A un certo punto una bellissima scena: un vecchietto seduto si alza e ci regala un bastone appena tagliato e un fiore per Erika. Chiede di pregare per lui a Santiago. Che emozione!
Momenti in cui la strada si perde chissà dove e distanze che sembrano solo sulla carta brevi ma che sono spazi immensi da conquistare chiacchierando o in silenzio. Profumo di campagna e sterco, spesso lo scenario richiama la Sardegna.
Ceppo dei 100 km di distanza da Santiago, foto di rito poi un caffè e un’aranciata a Morgade. Come se fosse un’oasi. Chiacchiere al volo con tutti, c’è una nonnetta in un tavolo con le gambe sulla sedia. Portomartin è lontano. Anzi lontanissimo. L’ultimo tratto non finisce mai e in più ci si mette anche il sole che batte. Teniamo duro. La stanchezza si fa sentire, di dolori non ne parliamo, si va a rilento per ore finché dopo una ripidissima discesa si va in strada e si trova l’agognata meta che domina su un lago artificiale, dove prima c’era il paese (di cui si vedono le rovine) costruito ora su un’altura. Un ponte di 350 metri alla cui fine c’è una scalinata e una salita.

Sembra non finire mai.

I miei amici sono avanti, Erika cammina con me. Mi soffermo su una piscina e bel campo di calcetto. Ci offrono una coca gelata non appena li raggiungiamo. Un premio, una bevanda che tra l’altro non bevo mai. La finisco in pochi minuti preso oramai dall’entusiasmo di aver “vinto” la prima tappa, incurante del fatto che fossi accaldato. Errore: dopo cinque minuti, nella hall dell’albergo, mi gira la testa e per poco non svengo. Una stupidata che poteva costarmi caro. Gli amici capiscono subito e mi tranquillizzano. Dopo qualche minuto è tutto passato, cena e ora mi preparo per dormire.

Lezione: mai abbassare le difese anche se pensi di aver fatto tutto bene e di aver vinto.

Il pericolo è sempre dietro l’angolo. Così come la sveglia domattina alle 6.

Destinazione Palais del Rei, 25 km.

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