Ogni volta che parto la Sardegna mi saluta nel suo volto migliore: giornate straordinarie, sole e cielo azzurro. Sembra quasi dirmi “ma dove vai se il paradiso è a due passi di casa?”.

Ieri un bel tramonto, oggi una splendida mattinata. Primo febbraio. Non importa se per arrivare all’aeroporto ti tocca fare uno zigzag irritante con i tombini a dislivello sulla carreggiata, quasi che sia un modo per dirti anche “fuggi che qui è tutto un casino”. Quasi rappresentasse la metafora della vita in Sardegna: se vuoi raggiungere un obiettivo, devi prepararti allo slalom e quando sbagli la ruota cade rumorosamente sul fosso del tombino.

Arrivo leggermente in anticipo, c’è tempo per un caffè e incrocio tre cari amici di vecchia data che fanno i dj-produttori che partono per Firenze per una serata in un locale.
Ci sediamo al tavolo e come sempre curioso tra le loro produzioni e il loro modo di fare musica. La prima domanda è la solita ed è quella che mi tormenta quando scrivo: non si rischia mai di produrre suoni e pezzi che sono stati già fatti da qualcuno? In tempi come questi, in cui pare che abbiamo visto e sentito tutto, è possibile.
Mi spiegano che le combinazioni di suoni e ritmi siano infinite e anche se c’è questo rischio non accade facilmente. Parliamo allora delle star delle consolle, di Guetta, di Aoki, delle loro capacità di sfondare il mercato. i miei amici sono su un fronte ben diverso, elettronico e più da club. Ammiro il fatto che con la musica si stiano girando il mondo: per me resta ancora un sogno, ma pian piano sto cercando di uscire dallo stretto ambito cagliaritano, rinunciando a qualcosa, facce, personaggi e situazioni, e puntando più in alto. Provo a smarcarmi, a rinunciare per ambire, con molta umiltá perché non sono nessuno e devo imparare tanto, ma ci lavoro.

Vado a Milano, mio fratello ci vive da non so quanto tempo, così come un’infinità di amici che qui si sono trasferiti. Sarà una tappa perché domenica volo verso il Portogallo.
Ciò che seguo da tempo è cominciare a intrattenere sempre più rapporti e collaborazioni. La città non mi piace, lo ammetto. Se dovessi andar via dalla Sardegna non la sceglierei: da piccolo era la capitale dei miei sogni. Ci venivo spesso per il Milan. Altro tempo. Poi, quando diventa abitudine, ci stai, giri e cominci a vederla, la nebbia (non solo quella vera) si dirada e appaiono i contorni di una città non per tutti. Per carità, occasioni e opportunità, un bel melting pot di persone, mode e idee, un punto di partenza verso l’Europa, ma non è la mia dimensione. Io sono più per Dublino o Barcellona, o Bologna o Firenze. Città diversissime ma più a misura mia per una serie di ragioni che non sto ad elencare.

Era da molto che non sentivo “dolce e salato?” su un volo. Sono in un bel a319 Alitalia, moderno e lussuoso. Ho trovato questo volo a poco prezzo e ci servono pure un piccolo rinfresco, come accadeva in tutti i voli tanti anni fa. Poca gente a bordo. Atterrerò a Linate, pomeriggio a Milano e stanotte a vedermi David Guetta alla fiera di Rho.

Viaggio con poco spendendo poco (a Lisbona me la sono cavata con 40 euro in totale per dormire 4 notti), inoltre ho ulteriormente ridotto il mio peso e i miei bagagli all’essenziale: sto imparando a viaggiare, ad avvicinarmi all’idea del viaggiatore più che del turista.

Il rientro a Cagliari sarà di quelli entusiasmanti: ho chiuso diverse serate e live set in piazza, non c’è tempo per annoiarsi. Sperando in una bella notizia lavorativa che aspetto da tempo… Ma è troppo presto per pensarci. Allacciare le cinture, spegnere i dispositivi elettronici, cominciamo l’atterraggio.

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