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Le mie prossime serate da DJ!

Con la stagione primaverile ricominciano tanti appuntamenti che mi vedranno in consolle. E’ una settimana bellissima e ora ti scrivo qualche data:

Oggi, mercoledì 3 maggio, dalle ore 18,30, nella cornice del Palazzo Doglio a Cagliari, all’Osteria del Forte, cominciamo gli aperitivi del mercoledì. Proporrò una selezione di musica 70/80 rivisitata in chiave moderna.

Giovedì 4 maggio ti aspetto al Sunset del Bacan, dalle 19 circa, per un drink accompagnato dalla selezione musicale organic e melodic house che propongo anche ogni domenica. Il luogo, dove potrai ammirare un tramonto unico in città, è nel porto della Marina di Sant’Elmo, Calata dei Mercedari, a due passi dalla Basilica Bonaria.

Se sei a Milano, poi, ti aspetto con due appuntamenti sempre questo weekend (ebbene sì, ogni tanto viaggio!)

Venerdì 5 maggio nell’accogliente e amichevole Mantra (Quartiere Isola, Metro Garibaldi, Via Jacopo dal Verme 16) dall’aperitivo alla mezzanotte ho preparato una bella selezione house che ripercorrerà anche gli anni 90. Perché passare? E’ un locale che ti dà delle vibes assolutamente positive e rappresenta un perfetto connubio tra Oriente e Messico!
Sabato 6 maggio, per tutto il giorno, sempre a Milano, sarò al Playmore (Metro Moscova), un grande centro sportivo e culturale che si occupa di tantissimi progetti, legato anche alla Fondazione Milan. E’ il terzo anno in cui sono il DJ ufficiale, è un evento imperdibile di sport e musica, che terminerà con una grandissima festa.
Domenica 7 maggio cambiamo ancora luogo e prospettiva e torniamo in Sardegna, in riva al mare: sarò al Sunshine Rey di Costa Rei (Muravera) per una giornata speciale in ricordo dell’amico DJ Ale Massessi che ci ha lasciato un anno fa. Insieme a me tutti i colleghi e amici DJ che hanno conosciuto e collaborato con Ale ma anche alcuni ospiti importanti tra cui il DJ Cristian Marchi.

Cala Sinzias

Quanta acqua è passata da quando, estate 2018 pensavo che forse quella epserienza milanese sarebbe stato un capitolo, bellissimo, ma pur sempre un capitolo.

Ci riflettevo qui, in questa spiaggia, ravanando le scatole a due pazienti amiche con cui parlavo seduto in riva al mare.
Poi quel pensiero divenne realtà un anno dopo, con una lettera di dimissioni e un ritorno in patria.
Ma quante cose son successe ancora? È c’è stata anche la pandemia a ricordarmi il valore del tempo e delle persone e alla necessità di non sprecare.

In questi mesi ho conosciuto e incontrato centinaia di persone, avviato progetti senza l’ossessione di dover fare tutto con tutti e soprattutto evitando quelle situazioni che sapevo non potessero andare bene e quelle persone che portavano energia negativa (e ce ne sono) anche se fossero molto forti “politicamente”.

La cosa bella è che, nonostante tutto, persone positive attraggono altre persone positive. Ismaele le chiama “persone etiche” e mi ha illuminato con questa sua frase qualche giorno fa.

Il cammino è lunghissimo ma ogni giorno mettiamo un granellino di sabbia nel nostro contenitore chiamato vita. Alla fine dei nostri giorni, se saremo riusciti a riempirlo senza aver rammarichi, quella sarà la più grande soddisfazione.

Giri fortunati (forse)

Day9.
Non so se la vita sia una ruota e quale giro (s)fortunato abbia preso.
Circa un anno fa maturavo nello stomaco le mie dimissioni dalla Volkswagen e l’addio a Milano che poi sarebbero arrivate qualche settimana dopo.
Col senno di poi non so se questa scelta si sia rivelata vincente. Ributtarmi nell’arena in un momento storico in cui l’Isola non brilla certo per opportunità e spazi.
E poi errori e passaggi infelici, quanti…
Una mia amica da poco mi ha detto che è stata la migliore decisione per come son stato capace di riorganizzarmi in Sardegna.

Il problema è che, passata la tempesta di sto casino, ci sarà da ricominciare un’altra volta, come e peggio di quando rientrai. Certo, per gente come me, abituata a viaggiare, vivere libera e indipendente, senza paracadute e santi in paradiso o giornate facili, amighixeddusu potenti e corsie preferenziali, è quasi pane quotidiano doversi sempre rimettere in gioco. Ma un po’ di equilibrio e tranquillità, quando?
Essere sempre in bilico, yes!

(Milano, un anno fa, dov’ero)

Non so se la vita sia una ruota e quale giro (s)fortunato abbia preso.
Circa un anno fa maturavo nello stomaco le mie dimissioni dalla Volkswagen e l’addio a Milano che poi sarebbero arrivate qualche settimana dopo.
Col senno di poi non so se questa scelta si sia rivelata vincente. Ributtarmi nell’arena in un momento storico in cui l’Isola non brilla certo per opportunità e spazi.
E poi errori e passaggi infelici, quanti…
Una mia amica da poco mi ha detto che è stata la migliore decisione per come son stato capace di riorganizzarmi in Sardegna.

Il problema è che, passata la tempesta di sto casino, ci sarà da ricominciare un’altra volta, come e peggio di quando rientrai. Certo, per gente come me, abituata a viaggiare, vivere libera e indipendente, senza paracadute e santi in paradiso o giornate facili, amighixeddusu potenti e corsie preferenziali, è quasi pane quotidiano doversi sempre rimettere in gioco. Ma un po’ di equilibrio e tranquillità, quando?
Essere sempre in bilico, yes!

(Milano, un anno fa, dov’ero)

Non è mai tempo perso (una sera alle Poste)

Milano, ufficio Postale, ore diciotto più o meno.
Devo spedire un oggetto venduto su Ebay. Prendo il numero 77 che significa tanto tempo d’attesa. Qui nelle grandi città è così. Finisci il lavoro, speri nella serata liberatoria, poi ti impantani in una commissione e bruci tutto il vantaggio.

La sala è piena, odore di umanità. Il bip dei numeri in successione intervalla il bisbigliare della gente, quella gente che trovi solo dal medico, alle poste o negli autobus. La gente normale, non bellissima, non photoshoppata. Eppure esiste.

Mi metto in un angolo e attendo il turno. Apro un libro, questi sono i momenti migliori per provare a smaltire capitoli e pagine.

Un uomo, di provenienza araba, mi avvicina: “Ho un bollettino da pagare, mi aiuti?”. Non so perchè fra tanti scelga proprio il sottoscritto. Non so se avessi scritto qualcosa in faccia, tipo fesso, buono, semplice, normale.
Nel caos di sciure milanesi, rampanti bocconiani che attendono pacchi da casa e semplici clienti ha scelto me. Deve pagare delle fatture insolute alla Wind. Gli spiego come funziona un bollettino e lo compilo per lui. “Qui ci metti chi paga e qui chi riceve i soldi”.
Ha una carta d’identità italiana, un nome lunghissimo (lo chiamerò Hamed). Segue con attenzione quello che faccio. Ha gli occhi illuminati. Hai presente quando guardavi la maestra delle elementari scrivere con calligrafia perfetta alla lavagna? La mia scrittura fa schifo, ma è vista da lui con ammirazione. Quando finisco mi dice tante volte grazie che quasi mi imbarazza. E’ la mia ricompensa migliore.
La gente mi guarda quasi come fossi un alieno, eppure non ho fatto nulla di strano. Ho rotto l’indifferenza, forse questo irrita.

Arriva il mio turno, numero 77. Devo acquistare anche la scatola perchè le Poste propongono una spedizione all-inclusive. Allo sportello c’è una signora, italianissima, avanti negli anni, con un maglione color carne, occhiali da presentatrice Rai anni 80 e sguardo vessato dall’età.
Non riesce a vendermi la scatola. Dice che i codici sono cambiati e il sistema non ha memorizzato la spedizione. Resto in attesa. Il tempo passa. Si capisce che non riesce. Chiama una collega, nulla. Niente codice.
In lei rivedo la paura di essere sbeffeggiati e rimproverati, come è successo prima quando uno studente universitario, se n’è andato via dall’ufficio dicendo “io mi sto costruendo il futuro, voi resterete sempre qui” ridicolizzando un altro impiegato. Cosa volesse dire quella frase, lo devo ancora capire. Forse pensava che studiando si costruisse il futuro e che non ci fosse presente, passato e futuro anche in un umile impiegato?

Certo, di fronte a quell’attesa, potrei parlare del mio tempo bruciato, potrei irritarmi, potrei dirle che non è efficiente. Le farei passare una serata di merda. Se lo merita? No. Non se lo merita. Aspetto. Suda, è imbarazzata. Passano i minuti. Poi desiste. Dice che non riesce a leggere il codice, dice che dovrei portarmi una scatola mia, indicandomi un negozio vicini che ovviamente non trovo.

La serata è saltata. In palestra forse non andrò. Ho bruciato un’ora abbondante. Però non sento un pizzico di amaro. Ripenso a tutte le volte che sono stato imperfetto e ho fatto gaffe, alle volte che non sono stato all’altezza di un compito. Alle altre volte che ho chiesto aiuto e ho trovato qualcuno che senza conoscermi mi ha dato una dritta.

Prendersela con gli altri, giocare sulle difficoltà o evitare di aiutare è un segno di cinismo che non ci deve appartenere. Bisogna essere diversi. Guardare negli occhi queste persone fa capire tanto, e realizzi che quando perdi tempo per “colpa” altrui in realtà lo guadagni. Una volta aiuti, un’altra volta sarai tu nel bisogno.

 

(se trovi errori segnalamelo a info@tixi.it, grazie ;))

Succede che…

Succede che hai un dolore alla schiena. Succede che ti prendi un Oki senza pensarci.

Succede che dopo qualche ora, in metro, stazione Garibaldi, ti si gonfi la faccia e non hai più voce. Non capisci inizialmente perchè. Avevi un appuntamento a Piola per un piano social. Chiami il cliente e spieghi che non ce la fai.

Inizi ad avere un po’ di dolore al petto. Pensi e ripensi se andare al Pronto soccorso, sembrare fuoriluogo, o andartene a casa e aspettare che passi. Capisci cosa sta succedendo, memore di un’altra brutta esperienza.

Decidi, cerchi su google maps e quella decisione si rivela azzeccata.

Arrivi e una infermiera non italiana capisce il tuo stato, si chiama Sophienne, e ti fa saltare la fila. La faccia continua a gonfiarsi. Antistaminico e cortisone. Puntura. Flebo. Ancora flebo. Molto stavolta.

Ora va meglio.

Non so ancora se mi dimetteranno stasera ma sembra stia andando bene. La faccia ched’era un misto tra Serena Grandi e Eva Grimaldi sembra sgonfiarsi.

Grazie davvero allo staff di questo pronto soccorso.

Grazie a chi mi è stato vicino qui.

Per una leggerezza e un’indecisione stavo rischiando, credo, davvero grosso. Per una intuizione che sembrava banale – andare al Pronto soccorso e non tornarmene a casa – mi son forse salvato la vita. Il finale avverso non potrò mai conoscerlo ma… Com’è strana la vita!

È una lezione (e una esperienza) che volevo condividere, anche per rassicurare chi mi ha scritto.

Verso il Portogallo

La valigia è quasi perfetta, d’altronde saranno quasi nove giorni tra Portogallo e un piccolo salto in Spagna e poi un rientro veloce a Cagliari per due serate da Dj. L’attrezzatura da corsa incide sugli spazi così come quel “qualcosa di elegante” per l’ultimo.

Ripiego tutto con scientifica attenzione superando qualsiasi razionalità. Esco e Milano mi aspetta con calma e pochi rumori, strano a dirsi. Poche auto, freddo gestibile e traffico scorrevole agli incroci. Lo Storto non è avvolto dalla nebbia. Si gira zona Fiera senza intoppi. Di scuole, bimbi e corsisti neanche l’ombra. Trovo un parcheggio zona fermata del bus Malpensa, alla milanese, sul marciapiede. Sudo freddo, si appannano gli occhiali, mi sembra di essere pesante e goffo, come al solito. Non incrocio anima viva se non una tipa che aspetta clienti a un centro di bellezza con interni bianchi.

Bip! Pass Ok! Mattina di lavoro che mi aspetta e poi verso l’Oceano. Un rit

Weekend da DJ

Il lunedì non si può essere mai stanchi dopo weekend così.

Tra l’allegra combricola dell’Agua Sancta di Corso Garibaldi a Milano di gioved’, la prima di “Bombastik” da Linea e poi di nuovo Milano, al Vista Darsena di domenica, forse mi sarei meritato una settimana di pausa. Ma il piacere di fare il dj in giro, nomade, freelance, chiamatelo come volete, l’incontrare tante persone, diffondere buona musica, prendere aerei, vedere albe, incrociare sguardi e sorrisi, ma anche persone che non vedi da tempo o semplici sconosciuti che ti chiedono un titolo e si muovono sul tuo ritmo, è unica. E’ questo che rende meraviglioso fare il DJ.

GRAZIE ANCORA A TUTTI, CI VEDIAMO PRESTO!

Lunedì dei lunedì

l lunedì dei lunedì.
Volo da Cagliari alle 7, arrivo alle 8, alle 9,10 già al pc. Esci alle 18,20, un’ora di traffico impazzito, quaranta minuti di supermercato e devo ancora comprarmi la marmellata “solo zuccheri della frutta”. La pelle segnala allergie. Ho ancora due o tre orette di lavoro da fare tra testi da redigere, report e musica da ordinare per una serata qui.

Non mi lamento, è la vita che ho scelto. Prendo ogni singola cosa come esperienza e la vivo attimo per attimo. O forse questa vita mi ha ingoiato e nemmeno vedo i colori e i contorni. Forse mi ha rotto i coglioni e bisogna tirare a dadi e ricominciare a sfidarla.

Poi ci sono i ricordi del weekend in Sardegna, delle belle persone incontrate, delle storie ascoltate e il piacere di cambiare sempre prospettiva e non annoiarsi.
C’è più gusto a essere imbruttiti(xi).