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Bucarest, una sera di metà autunno!

Bucarest, eccomi qui!

Come ogni arrivo invernale che si rispetti per le mete europee, mi accoglie il gelo, la curiosità e il disorientamento del posto nuovo. Poco importa. Cambio 50 euro, giro come un fesso tra i parcheggi di Otopeni, cercando un taxi, che qui costa 50 ron, 10 euro, per andare in centro. Mi accoglie un colosso di tassista, tatuato e con una sigaretta elettronica che mi spiega che se non ho prenotazione nulla. Poi, forse conquistato dalla mia faccia sorridente, decide di portarmi lo stesso.

Sono le dieci, non ho cenato, in un posto nuovo e sconosciuto, solo, scende la neve, candida, soffice e mi sembra sempre di essere sempre a casa, ovunque vada. Ho già ripagato il prezzo del viaggio con questa emozione.

Cos’è la bellezza?, mi chiedo.
La neve rende l’atmosfera di Bucarest magica. Cerco e trovo un ristorantino delizioso vicino al mio albergo (Hotel Central), prenotato dall’amico Giuseppe, che mi accoglie col calore dei riscaldamenti balcanici.
Il menù del Vatra, così si chiama il ristorante, è da taglialegna. Arrosti, stufati, vini, contorni, patate ovunque e non solo per le rumene nello staff. La bionda, camicia candida, capello biondo e sorriso amichevole, mi accoglie, sorride e propone un tavolo vista sala. Il bicchiere di Merlot, l’arrosto e la musica tradizionale fanno il resto.

Mi servono tardi, potrei lamentarmi, ma mi godo l’aria nuova. Vorrei restare qui mentre fuori nevica, vorrei che ci fosse una lunga notte dove ripensare me stesso e il futuro. Fuori ancora nevica. Tremo dal freddo all’idea di uscire. Vorrei restare qui tutta la notte. È bello.

Droga per l’anima

C’è un momento bellissimo di ogni mio viaggio ed è quando viene sera. Le strade si svuotano, le luci si accendono, le finestre si colorano, i rumori si distinguono e i profumi di cucina sono nell’aria. Ecco una risata lontana, una catena di bici, un paio di tacchi di donna, li sento.
Nel nord Europa la sera arriva presto, regala un’atmosfera di racconto fiabesco regalando tutte le mancanze e le nostalgie. E’ poesia, è droga per l’anima… amo tutto questo!

Corse serali

Appunti serali di #tixilife

Quando dopo una fitta giornata di lavoro la stanchezza ti prende e ti porta a sederti sul divano, col rischio di accendere quella maledetta televisione o su facebook a rincoglionirti serve una scossa: decidi di cambiare il BPM della tua vita, ritrovi un po’ di motivazione, prepari la playlist, ti cambi ed esci.

Ore 19 e un quarto: zona porto. Parcheggio e mi fa da sfondo un bellissimo tramonto. L’aria è fresca in questa sera di settembre.
Parti, i primi dieci minuti sono sempre una sfida personale. Che palle, la corsa. Le canzoni sfilano via. Arrivano quelle giuste. Arrivano le parole giuste. Buildup e poi drop! Carica! cominci a prendere ritmo e gambe e piedi rispondono “presente!”

Cagliari ti scorre come un videopromo, una cartolina animata, abbracciando il porto, le caserme, il terminal crociere, poi il lungomare, Viale Colombo, il porto di Bonaria arrivando fino alla Stadio, tra luci e colori, facce che si incrociano, profumi di mare, di sigaro, di canna, di fogna, di Mammaranca, di erba selvatica e poi ancora mare. I minuti passano e la voglia ti prende. La stanchezza paradossalmente cala.

Ringrazi il momento in cui sei uscito. Ringrazi l’aria, il mare, quel che vedi.
Ci sono gli incontri con gli altri atleti o presunti tali come te, vestiti come te con colori evidenziatore. Ci sono i ciclisti, ci sono i camminatori, le coppiette che fanno l’amore e quelle che litigano.
E poi la soddisfazione finale, mentre oramai il tramonto è diventato cielo blu notte, un coitus interruptus per aver respirato, corso, visto, ascoltato, vissuto. La stanchezza soddisfacente di un fine allenamento, che ti ristora il cervello e l’anima.

Tutto questo è la corsa, è l’attività fisica. Mezz’ora al giorno. Quindi se state boccheggiando a casa, se siete annoiati, tristi, in pensiero, incasinati, se avete bisogno come me di nuovi spunti uscite subito, completino e corsa. Trovatevi posti che vi facciano vivere la città in modo diverso.
Regalatevi una Cagliari nuova, lontana da rumori e stress, dalla folla e dagli automobilisti, quella che riesco ad amare quando sto qui, regalatevi voi stessi.

A volte ti prende così (racconti serali inutili)

A volte ti prende così. Finisci il lavoro serale, spegni il Mac e poi hai una voglia matta di uscire. Senza meta, prendere la macchina e girare, forse cercando te stesso o altri scampoli d’estate.
Musica sempre a palla, Sky and Sand, Kalkbrenner. Toc totoc toc toc totoc toc…

In the nightime

when the world is at it’s rest

you will find me

Mi ricordo che ho chiuso così il ‘Thank god it’s friday’ dell’inverno scorso tra chi ballava bicchiere in mano e occhi chiusi, trasportato dalla mia musica e chi non capiva quel pezzo e pensava fosse un lento e aspettava ritmi più forsennati.
Ricordi, spudorati ricordi. Ogni canzone una serata, una stagione, un posto.
Poi ti ritrovi qui, a riascoltare quel pezzo maledetto. A farti un giro per rendere meno inutile questo lunedì, nel tentativo di trovare altre anime disperse o semplici segno di vita o complicità o ispirazione. La monotonia della città rende complicata l’esistenza e pure addormentarsi non è mai facile.

Allora esci, qualche soldo in tasca, alla ricerca di un bar.
Via Roma, la mia prospettiva Nevski, semafori rossi, semafori verdi, semafori che decidono chi passa chi no. Bar all’angolo. Malfamato. Due strani figuri seduti sull’angolo parlano di loschi affari e controllano la situazione. Un altro, giubbottino North Sail e cappello leccato da K2 dei bei tempi che chiede alla barista se è sporco di fango o meno.
Caffè e un bicchiere d’acqua, prego. Poi un mirto. In tv una rete satellitare trasmette qualcosa che nessuno vede.
Te lo allungo? Dice lei. Potrebbe apparire una spudorata avance e in sere così ci starebbe pure svoltare la serata con sesso transitorio, in realtà parla del caffè anche se mi ruba un sorriso malizioso. All’ingresso, il tizio continua a dire “ma sono sporco di fango”. Lei non risponde.

Passa il mezzo per pulire le strade. Schizza detergente. Nei pavimenti di via Roma brillano le luci. Auto sfrecciano incuranti della cunetta e del pavimento liscio.
Risalgo in auto. Il giro continua.

I found myself alive

in the palm of your hand

as long as we are flyin’

All this world ain’t got no end

Nuovo Poetto

Fedele alla tradizione di fare al contrario sono al Poetto per la prima volta di quest’estate.

Avete capito bene, è la prima volta di quest’estate, vergogna, alto tradimento! Non sei un cagliaritano vero!

Qui, di sera, la spiaggia si vuota, le auto lontane. Impensabile! Mai l’avrei detto.
Si accendono le prime luci e una cover band di Vasco prova i primi accordi. Ho una bella sensazione. Mi siedo su una panchina, osservo il mondo che mi passa avanti, rubo frammenti di chiacchierate, di ricordi, di telefonate, di silenzi.

Sì, mi piace così… alle spalle il vento, rumore del mare in surround e una luna piena color arancio.

Mi piace godermelo così. Un po’ come la città.

Serata milanese, ultima

Milano. Torno a casa in metro, linea verde, vagone semivuoto, ultima sera dopo 4 giorni intensi di lavoro, incontri e relax. Tempo che senti di aver speso bene, incontrando persone, ascoltando e raccontando storie. Imparato qualcosa e incamerato pensieri positivi.

Col tempo e con i viaggi ovunque vada ti senti sempre a casa, ogni luogo diventa presto familiare e viaggiare è più normale che stare a casa.

Esco. Accarezzo una sera incredibilmente primaverile, le luci delle bici e quelle dei semafori, la gente fuori dal locale, lo sferragliare dei tram.
Magari la mia felicità non ha un posto fisso, è movimento, è precarietà. Chissà.

Senza pretese

Eccolo qui, il momento magico di ogni piccolo o grande viaggio.

Godersi solitario un fine serata senza pretese in una metropoli, un mix di euforia e nostalgia, vagare senza pensieri incrociando sguardi e luci di vetrine, studiare volti e immagini e tutto sommato provare l’essenza della felicità, attesi a cena da amici che ti faranno sentir a casa, perché casa tua è ovunque ci sia una sensazione positiva, un sorriso, una birra o semplicemente un ricordo da vivere, senza particolari pretese.

Tra un giorno e l'altro

Quando viaggio succede sempre, quella sensazione strana, mentre arriva la sera e cambia il cielo, in quel tempo indefinibile in cui si accendono le prime luci di città, dentro le case, le insegne e i semafori, i fari delle auto, quando tutto si fa scuro e le strade si svuotano. Read More