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Pensieri di quarantena – 15 aprile

A cosa stai pensando? chiede facebook.
Beh, stamattina ho molti pensieri, un mix di rabbia e amarezza, ma anche tanta voglia di ricominciare.

Penso agli amici che mi scrivono e mi dicono che hanno pochi soldi.
A quelli che sussurrano di essere depressi.
Ricevo molti messaggi ogni giorno e provo ad aiutare chi posso.
Penso ai giovani rinchiusi in casa.
Penso a mia madre, ai miei parenti e ai mille anziani tumulati nelle proprie abitazioni (e forse fino a dicembre).
Penso a quei medici e infermieri morti e a quelli che vanno a lavorare in luoghi non sanificati. Non sono eroi, ma vittime.
Penso a quei sindaci e amministratori che stanno vicini alla gente senza fare le star.
Penso agli imprenditori, un po’ come me, che stanno ragionando su cosa fare per salvare il salvabile.
Penso ai mille artisti musicisti, dj, pr, organizzatori, gestori di locali, operatori, collaboratori, persone che lavorano nel mondo dell’intrattenimento e che non sanno quando e come ripartiranno.
Penso a quei lavoratori costretti in condizioni gravi a non poter rinunciare al lavoro.
Penso ai colleghi giornalisti onesti, che non truccano e raccontano la verità.
Penso alle forze dell’ordine che tengono dritta la barra della ragione e dell’umanità quando devono fare il loro dovere.
Penso agli amici di Bergamo, Brescia e a tutti quelli che hanno avuto un lutto e sono più colpiti.
Penso alla Spagna, patria che mi è sempre stata vicina da mille viaggi e ricordi.
Penso a tutti quelli che perderanno qualcosa, forse tutto. Non solo gli affetti, ma i sogni, i progetti di vita, il futuro.
Penso a quelli che dovranno ricominciare dall’inizio.

Non penso a chi ha il culo parato e non perderà nulla da tutto questo. E continua a pontificare.
Non penso a quelli che danno per oro colato qualsiasi cosa che vedono e leggono.
Non penso a quelli che raccomandando di “stare a casa” con stipendi da favola e appartamenti di lusso.
No, mi spiace. I miei pensieri sono altri.

Ultima notte a Copenaghen

Ultima notte danese. Mi siedo su un gradino vicino alle vetrine multimarca di Strøget a Copenaghen e mi godo la gente.

Il freddo punge attraverso un venticello bastardo e mi fa dimenticare il resto, rischiara la mente e velocizza i pensieri.

Una musica elettronica in cuffia non lascia scampo: muoversi, viaggiare ora e sempre. Vivere al massimo cercando nuovi luoghi e mari, togliendosi di dosso le zavorre.

Non sembra che qui sia finita l’estate, anzi è stata un concetto inesistente qui dove si vive tra nuvole e pioggia, sto aspettando già la primavera. Tredici gradi, impensabile amisciii. Quattro giorni fa ero giù, chi se lo ricorda? Chi si ricorda le amarezze, le telefonate inattese e i voltafaccia? Il caldo da annebbiarti la mente e rincoglionirti l’anima? Mi ricordo le cose belle.

Il viaggio riordina tutto e riporta priorità, specie se con due ore di volo cambi mondo e cielo. Ci vuole.

Non ho nessuna presunzione di capire il mondo in un viaggio ma viaggio dopo viaggio magari capisco qualcosa di me stesso

(È la birra danese)

Io e i miei viaggi

C’è il tramonto sulla pista, c’è una valigia semivuota, due libri, un quaderno d’appunti una carta di imbarco. Un file di ricordi assuefatti da brusii e rumori di aeroporto, tintinni di tazzine e video con immagini e una stanchezza a chili dopo un weekend lungo. C’è un volo che aspetta e una Milano stranamente piovosa. Ci sono io e i miei viaggi.

Priorità

Quando deciderai cosa vuoi fare della tua vita comincia a stilare una lista delle tue priorità e su quelle lavora.
Evita di scrivere cosa NON vuoi, ragiona in positivo. Non è detto che farai sempre quello, ma prova a prendere una direzione.

Cosa ha scelto Tixi? Tanti errori e cambi, incoerenze e gaffe e poi un piccolo filo: una vita in movimento alimentando le passioni, vivendo in giro di città in città, imparando, facendo rete, componendo e ricomponendo la sua vita, divertendosi e togliendo il bello da ogni situazione e persona incontrata, guadagnando quanto bastasse per vivere e togliersi qualche piccola soddisfazione, ma senza mai perdere il senso profondo.

Che questa scelta abbia portato delle sofferenze, antipatie e rinunce è chiaro. Non si può aver tutto, tutto ha un prezzo.

E se un giorno ti chiederai come sia la tua vita e dove stia andando, non impaurirti: riparti semplicemente dalle cose che ti piacciono, dai fondamentali, non curarti troppo di chi ti disturba e del passato, comincia il tuo cammino e tutto magicamente accadrà.

Pensieri sul lungomare di Rimini

Sempre bello svegliarsi in un’altra città, specie se c’è un’aria di mare, specie se sei fuori stagione e te la puoi godere nei suoi silenzi e nei suoi segreti.
E poi pensi a tutti quelli che non prendono mai una decisione di cambiare, a quelli che fanno sempre le stesse cose, a quelli che non dedicano mai tempo, sorrisi e ascolto agli altri. A quello che odiano le differenze e si coccolano nelle proprie due certezze. Vedi il tempo che corre e la necessità di farne buon uso.
La ricchezza sta tutta in questo mare e in questo sole di primo mattino, raccolti da un’immagine sfocata.

Ieri al liceo Motzo di Quartu

Periodicamente vengo invitato nelle scuole per parlare. Qualche volta di comunicazione, altre di facebook, altre ancora di giornalismo. Ieri invece l’argomento proposto dai ragazzi del Motzo era assolutamente interessante: viaggi, pensieri, idee e futuro. Tanto interessante quanto complicato visti i tempi ridotti e la vastità delle cose da dire. Primo pericolo, la banalità. L’obiettivo mio non è conquistare consensi o riuscire a calamitare l’interesse di centinaia di persone.

La assemblee, si sa, sono un momento di rottura rispetto alla monotonia scolastica, una boccata d’ossigeno, una giornata di semilibertà. Però ho sempre pensato che in questi momento di contatto, bisogna riuscire (o almeno provare) a lasciare un piccolo segno, un pensiero, un’idea e uno stimolo. E raccontare la propria vita, per quanto piccola, può essere magari di impulso per chi ha voglia di fare, può accendere lampadine, può generare un movimento di qualsiasi tipo.
E’ stata una mattinata bella e faticosa: parlare per ore a braccio non è mai semplice. 

Come ho detto ieri ai ragazzi del liceo la vita è un cammino lungo e tortuoso e se volete realizzare il vostro piccolo sogno spesso vi troverete soli a camminare, come in viaggio, con una cartina e poche indicazioni, osteggiati anche da chi pensavate fosse dalla vostra parte.

Ma questa determinazione è positiva: vi rende liberi e indipendenti da tutti. E in tempi come questi, dove le situazioni cambiano, dove le collaborazioni e le amicizie sono umorali e lunatiche, dove la gente cambia idea continuamente incurante del cuore, del tempo e del lavoro degli altri, il vostro più grande amico siete ancora voi stessi (è una bella notizia, volevo dirvelo)

Scrivete, viaggiate, cominciate a pensare al sogno come a un progetto di vita. Idee banali, ma chissà che qualcuno non le raccolga e non ne faccia una vita!

Le parole sono finite

Tra le tante riflessioni che si possono fare dopo la visione di 1984 Orwell c’è l’impoverimento della lingua, la strategia di riduzione delle parole a disposizione delle persone.E’ ció sta succedendo. Sempre meno parole, sempre più frasi fatte, luoghi comuni. Pensieri ridotti a scatolette preconfezionate e timore di usare termini difficili.  

Ricordo un incontro in una scuola con Renato Troffa Sabot: alcuni studenti non intervennero dicendo di aver paura di non trovare le parole. In realtà non sapevano come esprimersi. Grave.

Leggere facebook conferma ció che sta accadendo, anche solo quando dopo un compleanno ci si trova a scrivere sempre “grazie per aver speso un po’ del vostro tempo”. Oppure quando leggi e rileggi stati fotocopia e diffusi con frasi come oggi è solo (nome serata), vivi e lascia vivere, dovrebbe essere vietato, su i bicchieri, vivo in paradiso e tutto il campionario di copia incolla lessicale e di frasi che tutti usano, accantonando la creatività e il pensiero. 

Oramai l’utente medio ha ridotto la sua azione a: condividere passivamente contenuti altrui senza certificarne la verità o usare frasi altrui (spesso di autori senza citarne la fonte) o commentare in maniera superficiale qualcosa. Non elabora nulla di personale. Un pensiero scritto, una visione.

Le parole scarseggiano. Automaticamente i pensieri. Come in 1984.

Se togliete alle persone le parole cancellate il mondo. Già tanti hanno perso il mondo. 

Solo le buone letture e le conversazioni interessanti potranno salvarci. Ma sono tempi duri.

City Break a Barcellona

Mia madre e le sue raccomandazioni manco stessi andando così lontano.

Un’ora di volo, ritardo, a Barcellona c’è un temporale, arriverò tardissimo. Forse all’una.

Mi piace l’idea di vedere la città mentre si addormenta e si colora di luci sfavillanti. Sperando la pioggia si sia placata e possa camminare sul lungomare visto che il mio alloggio, tatticamente, è tra Barceloneta e Ciudad Vella.

Aeroporto di Elmas quasi vuoto, rumore di ventilatori giganti. Entro e mi dirigo ai banchi. Poi i controlli.

Mi porto sempre meno ad ogni viaggio. Se pesassero il bagaglio mi rimborserebbero i soldi.

Ottimizzo. Ottimizzo anche la mente. Io, le mie gambe e il mio bagaglio. Caffè e bottiglia d’acqua. Ho la frutta e la colazione di domani. I completini da corsa, l’elettronica, gli adattatori e l’ipad con i libri.

I miei viaggi solitari, per rischiarare la mente e l’anima. Per riorganizzarmi, tra una stagione e un’altra. Per staccare anche se poi sono perfettamente connesso.
Mi piace pensare, cantava la Mannoia, viaggiare non sia mai partire e tornare.

È, in fondo, imparare ad amare. Il posto dove vai, il posto che lasci, la gente che ami e quella che incontri. Tutte le idee che ti brulicano in testa. I viaggi per me sono miniere d’oro, di stimoli, di lampadine, di cose da fare e scrivere.

Pronti all’imbarco. Si sale. Il comandante informa. Ci sarà da aspettare. Respira Tixi, comunque vada si parte.