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Avere tre vite

Studiare pianoforte. Immergermi nel teatro. Meditare. Leggere tanti libri. Studiare Filosofia. Imparare a capire l’arte. Migliorare la lingua inglese e lo spagnolo. Allenarmi. Fare il DJ e produrre musica. Seguire la mia piccola partita iva di comunicazione. Curare i rapporti con le persone. Scrivere storie, progetti, frasi, articoli, contenuti per i miei clienti. Seguire le collaborazioni dando il massimo. Restare informato su tutto. Vedermi bei film. Viaggiare.
Restare indipendente da tutto e poter ogni giorno decidere cosa fare. Godermi la vita e la sua bellezza senza rimorsi di aver fatto cose che non volevo fare giusto per accontentare altri.

Se dovessi fare tutto quello che sto facendo e che voglio ci vorrebbero almeno tre vite. Ma lo faccio. Senza ossessione di vincere. Perché sono stupido, perché son testardo.

La passione per la scrittura

Ho capito di essere predestinato a scrivere prima ancora di dedicarmi a questa attività. Hai presente quando qualcosa ti opprime e quel qualcosa è una passione? Quando anche se provi a seminarla non ci riesci?

Da piccolo scrivevo. Facevo i giornalini di quartiere, quello di classe alle medie e alle superiori. Poi quello d’Istituto, quello sportivo e quello dei tornei sotto casa a San Michele. Ne inventavo uno al mese.

Con le macchine per scrivere e i primi pc sgomitando con Ventura e sperando nelle fotocopie a scrocco.

Non so se abbia trovato la formula giusta per realizzare la mia vita e camparci, anzi non credo, perché non sono uno scrittore, sono un mediocre giornalista che ha avuto pochi contatti con i quotidiani (qualche collaborazione e basta), sempre un battitore solitario e libero, ma se mi guardo indietro scopro che ho sempre scritto: prima come giornalista freelance quando una persona a cui devo molto, Antonello Lai mi ha aperto le porte di una redazione in via Sanna Randaccio, poi prendendomi il tesserino nel 2000, dopo anni di Match e Week con gente fantastica, come redattore, e successivamente responsabile di una redazione e direttore di due testate; poi di nuovo freelance, per scelta o per necessità.

Poi ho cambiato aggiungendo altro: son diventato, era il 1996, addetto stampa, consulente e responsabile della comunicazione per istituzioni, aziende, politici e infine di nuovo freelance, questa volta nei panni di imprenditore di me stesso. Oddio, che brutta parola. Eppure è così. E non è facile mai. Ho iniziato a utilizzare web o social. Male o bene chissà.

Da semplice, un foglio, una stampa e via, tutto il mondo comunicativo é diventato enorme, complesso, vario. Tutto cambia e non puoi saperlo.

Snocciolare ciò che hai fatto, sia chiaro, vale meno di zero in un mondo veloce e distratto come quello di oggi. Conta il qui ed ora non più il chi sei stato. Quelle son fotografie sbiadite, ricordi da vecchio incazzato e recriminante, robe da raccontare e chissá chi le vuole ascoltare. La comunicazione resetta velocemente e non ha un “salva con nome”, al limite un “salvati”.

Oggi non so se quella passione sia sempre la stessa, ma avverto un bisogno impellente di scrivere e mi accorgo che non si può nascondere. Come quando scappa la pipì e devi proprio farla. Diceva Riccardo Lo Monaco che son stato sempre un “incontinente sul social”. È vero.

Forse in questi anni, quella passione, l’ho un po’ tradita, forse ho speso parole inutili, disseminato pensieri che andavano incanalati altrove e meglio, forse dovrei tornare di più a fidarmi di lei, rispettarla, forse tutto quello che nasce da piccoli non va mai fatto tacere perché si diventa grandi e si ascoltano voci di chi non ha mai sognato o di chi non capisce cosa sia una passione.

Quando fai tacere le cose in cui credi non stai invecchiando, stai morendo. Ed è peggio. Allora devi subito ritrovare coraggio e umiltà e ricominciare.

Gratitude!

Ho cenato, ho fatto la valigia stando attendo a non dimenticare nulla ma infilando il meno possibile dentro, ho riordinato casa nel silenzio magico di una fredda notte. Si sentiva il rumore del treno che passava e qualche macchina lontana. Ho ancora tante cose da fare ma la stanchezza ancora non mi ha avvolto: devo preparare il preventivo per i lavori di casa, devo scrivere un progetto di calcio a 5, devo aggiornare delle pagine, devo scaricare biglietti e mappe di Vienna e Bratislava e caricare le batterie.

E’ stata una giornata speciale. Perchè vi chiederete? In realtà non è successo nulla, ma sento solo di aver vissuto. Sento di aver usato bene ogni singolo minuto e quando questo accade non conta cosa hai realizzato, cosa puoi dimostrare al circo mediatico, conta come ti senti e la gratitudine che porti dentro. E poi pensavo: quanto sono folli certe passioni! Voi lo sapete perchè so che ne avete come e più di me. Ti prendono e non ti fanno mai stancare.

Per me scrivere come maneggiare la musica da dj è un qualcosa di cui non posso fare a meno, che mi prende e mi fa dimenticare il resto, che non mi fa crescere.

Un gioco infinito. Ed è bello perché alla fine sono due passioni che ti fanno stare in costante connessione con gli altri. Non è solo guadagno, anzi è poco quello, non è un modo per scalare la società, anzi chi lo pensa sbaglia, è sempre regalare qualcosa agli altri. Una parola, una musica. GRAZIE da #Tixi

Resilienza

Tante passioni si scontrano con le difficoltà e i rischi, con gli sgambetti e le invidie. Metti in conto che c’è da fare di più, lamentarsi di meno e avere più coraggio. Siamo responsabili di scelte e risultati.
Eppure, stamattina leggevo alcuni messaggi che ho ricevuto da amici o semplici contatti e ho sentito quella strana sensazione, quando continuo instancabilmente a provare piacere quando scrivo e quando con la mia scrittura posso in qualche modo generare un flusso positivo, aiutare gli altri o anche far riflettere.
Quando, come per la scrittura, sono il dj di una serata e vedo gente divertita ballare la musica o ricordarsi di una canzone a distanza di tempo e sorridere ancora per quel momento che ho saputo regalare. Quando le persone ringraziano per qualcosa che ho fatto e che gli ha permesso di passare un momento felice fosse anche un semplice consiglio o contatto giusto di lavoro.

Non so se il mio desiderio di campare attraverso solo le mie passioni si realizzerà, ma capisco che ogni volta che le alimento senza pensare troppo al futuro e al perdere tempo, sonno, amici e salute, quando mi dò senza pensare al resto, trovo nel mio presente i segnali che le decisioni assunte in passato stanno aggiungendo valore alla mia vita, che certe strade prese che parevano complicate si son dimostrate straordinarie, anche se ancora non l’hanno cambiata. E poco importa se la mia scrittura non sarà di successo e della “mia” musica non arriverà dove vorrei. Quella felicità basta e avanza a sopravvivere in un mondo sempre più complicato.

Storie di Dj

Farsi una chiacchierata con amici e colleghi DJ come Alessandro Azzena significa avere ancora piacere di condividere storie e impressioni sul mondo della musica e della disco senza invidie e gelosie, confrontarsi e apprendere sempre qualcosa, ma anche intrecciare le proprie passioni di vita.

Dietro le quinte

In ogni uscita c’è un lavoro dietro le quinte che pochi o nessuno nota. C’è passione e preparazione, c’è tempo e soldi investiti (pensate alle attrezzature o ai corsi).
Oramai chi fa un’attività artistica o di intelletto non solo effettua una prestazione ma gestisce anche il dietro le quinte quasi invisibile: cerca, tratta, comunica, coordina, organizza, dialoga, risolve problemi, recupera crediti.
Dietro una serata da dj c’è la preparazione dei pezzi, la ricerca, l’acquisto, l’allenamento della tecnica.
Dietro una trasmissione radio in diretta ci sono i testi, la scelta dei brani, l’organizzazione delle telefonate, le notizie in extremis.
Poi ci sono i contrattempi, gli errori, i ritardi, le umane debolezze.
Spesso si vede solo il risultato e non si pensa al come tutto quello accade prima, a come si arrivi a quel risultato, a quali costi e sacrifici.
Ecco perché da tempo penso che non si può fare sempre tutto e non si può fare sempre a qualsiasi prezzo. Ecco perché certi NO ti salvano la vita e la salute.

A volte è meglio un NO

In ogni uscita c’è un lavoro dietro le quinte che pochi o nessuno nota. C’è passione e preparazione, c’è tempo e soldi investiti (pensate alle attrezzature o ai corsi).
Oramai chi fa un’attività artistica o di intelletto non solo effettua una prestazione ma gestisce anche il dietro le quinte quasi invisibile: cerca, tratta, comunica, coordina, organizza, dialoga, risolve problemi, recupera crediti.
Dietro una serata da dj c’è la preparazione dei pezzi, la ricerca, l’acquisto, l’allenamento della tecnica.
Dietro una trasmissione radio in diretta ci sono i testi, la scelta dei brani, l’organizzazione delle telefonate, le notizie in extremis.
Poi ci sono i contrattempi, gli errori, i ritardi, le umane debolezze.
Spesso si vede solo il risultato e non si pensa al come tutto quello accade prima, a come si arrivi a quel risultato, a quali costi e sacrifici.
Ecco perché da tempo penso che non si può fare sempre tutto e non si può fare sempre a qualsiasi prezzo. Ecco perché certi NO ti salvano la vita e la salute.

Dj life

Fare il dj non è solo salire sulla consolle, essere conosciuto e mettere tutto il tuo intuito e genio per far divertire la gente (e non è detto che si riesca). Delle serate mi piace notare i particolari e ricordarmi gli intrecci: i genitori che aspettano con ansia i figli all’uscita, i miei litigi con il computer, vedere in azione i colleghi amici dj e la loro diversa concentrazione e linea musicale, gli abbordaggi spesso improbabili in pista dei clienti, il mare che luccica e la luna sullo sfondo di ogni notte d’estate, i profumi dei paninari all’uscita e le tante persone che ti fermano in serata, un saluto nella loro gestualità e due parole sempre da condividere, o una foto, spesso anche chi non ti aspetti che pure ti segue e sa tutto di te tramite i social.
La musica e quella euforia poi si dirada quando accendi il motore e la serata diventa un file da archivio dei ricordi. E non puoi che ringraziare che tutto questo continui ad accadere.
Ok, valigia da fare, due ore di sonno e poi volo Cagliari-Bergamo.

Eppure, non so perché, ma oggi sono triste di andar via.

Tixi ci manchi

“Tixi ci manchi”. Ho ricevuto negli ultimi giorni tanti messaggi così. Io sono social, spesso anche troppo, e vivo perennemente in giro, ora anche a Milano.
Mai come questi tempi, di fronte alle possibilità di essere sempre connessi, sentiamo più il bisogno di vedere, abbracciare, guardare negli occhi e incontrare le persone. Ed io che bazzico tra social e la gente (pensate a quando faccio il DJ, che immersione!) son sempre più consapevole della ricchezza di un incontro e dell’amarezza per chi, giocoforza, non vedi. E quante occasioni si aprono in un incontro.
E’ un paradosso, ma anche se la tecnologia ci rende “presenti” ovunque, questo bisogno non finirà mai.

Fare il Dj

Fare il dj non è solo salire sulla consolle, essere conosciuto e mettere tutto il tuo intuito e genio per far divertire la gente (e non è detto che si riesca). Delle serate mi piace notare i particolari e ricordarmi gli intrecci: i genitori che aspettano con ansia i figli all’uscita, i miei litigi con il computer, vedere in azione i colleghi amici dj e la loro diversa concentrazione e linea musicale, gli abbordaggi spesso improbabili in pista dei clienti, il mare che luccica e la luna sullo sfondo di ogni notte d’estate, i profumi dei paninari all’uscita e le tante persone che ti fermano in serata, un saluto nella loro gestualità e due parole sempre da condividere, o una foto, spesso anche chi non ti aspetti che pure ti segue e sa tutto di te tramite i social.

La musica e quella euforia poi si dirada quando accendi il motore e la serata diventa un file da archivio dei ricordi. E non puoi che ringraziare che tutto questo continui ad accadere.