Il ruolo dell'informazione

Qualche settimana fa è salito alla ribalta della cronaca un avvocato, Giacinto Canzona, legale della donna che avrebbe perso un figlio in seguito al naufragio della Concordia.

Dopo che ”Striscia la Notizia” ha smascherato tutta una serie di anomalie sulla vicenda, facendo venire alla luce altre notizie diffuse dal legale che si sarebbero rivelate infondate, sono emersi una serie di documenti relativi alle segnalazioni provenienti da privati cittadini e anche da avvocati per denunciare il comportamento del collega.

 

Canzona rappresenta una faccia dell’Italia che fa informazione: quella che inventa, tratta, modifica, altera le notizie a suo uso e consumo. I macellai della cronaca, gli imbonitori, i truccatori, gli illusionisti.

Di Canzona ce ne sono tantissimi. Giornalisti e non. Quel che è più grave è che alcuni sono iscritti agli albi professionali, rivestono ruoli importanti all’interno delle redazioni e utilizzano l’informazione come se fosse una tagliola o il proprio orticello.

Sui giornali e in tv passano finte notizie trattate da scoop, articoli scritti per aiutare questo o quello, accuse mosse senza prima effettuare le opportune verifiche, gogne mediatiche di avversari politici ed economici e mitizzazioni di personaggi che non meriterebbero neanche a due righe. E poi tormentoni che acquistano in poco tempo la ribalta diventando l’argomento di ogni discussione da bar, spot pubblicitari spacciati per articoli di cronaca.

 

Come se non bastasse, facebook è diventato un nuovo strumento di informazione. Certe notizie si apprendono sul social, ma nessuno mette in discussione la fonte e la veridicità di quanto, con molta approssimazione, si posta. Scrivere qualcosa su facebook, se opportunamente condiviso, può creare una notizia. Ed infatti, stupidi link e chiacchiere diventano poi tormentoni.

 

L’informazione non è una roba da poco: con questa ti crei le aspettative di vita, le posizioni politiche, le opinioni riguardo a qualche cosa o persona. L’informazione arriva al cittadino che ha studiato e a quello ignorante. Indifferentemente. Ognuno ha dei filtri, dei firewall, con cui valutare ciò che legge o vede. C’è chi è immune e chi invece non ha strumenti per giudicare e per mettersi i dubbi.

E proprio questi sono i più vulnerabili e controllabili, quelli su cui l’informazione gioca facile.

 

È chiaro che ci sarà il solito puntualissimo internauta mi risponderà che questa informazione è figlia del mercato, che i giornali altrimenti non vendono se non creano curiosità e voyeurismo, che le tv hanno bisogno di ascolti e quindi di spot, che senza i soldi l’informazione non va avanti.  Che solo la cronaca, la chiacchiera, il pettegolezzo fanno audience.

Ci sarà poi il giornalista pronto anche a difendere l’indifendibile: scrivere del nulla e farlo diventare una notizia.

Un’abilità o semplicemente una prostituzione professionale?

 

Ogni verità dovrebbe essere sempre documenta dai fatti. Il ruolo dell’informazione è quello di informare, come dice la parola stessa, senza se e senza ma, cercando il più possibile di trovare una verità. Ovvio che è una verità relativa e di parte. Ma truccare questa verità, utilizzarla per secondi fini, diventa un delitto.

La situazione italiana dal punto di vista dell’informazione è drammatica.

Dobbiamo lottare per la libera informazione, diritto costituzionalmente garantito, ma che è praticamente lontano dalla sua applicazione.

Nessuno pretende di conoscere il mondo in assoluto, tutte le risposte e tutti i fatti oppure tutte le verità, ma almeno è indispensabile sviluppare spirito critico verso i problemi. In questo, solo una matura informazione può darci una mano.

Ecco perché i giornalisti e le testate hanno un compito unico e delicato, ma anche i lettori devono aprire gli occhi su quello che vedono e leggono, ponendosi sempre dei ragionevoli dubbi, invece di accontentarsi di una informazione che disinforma sempre di più, fatta sempre più di stupidi copia-incolla e di sguardi dal buco della serratura.

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