Da Barcellona a Praga

Accompagnato da L’estate di Ulisse Mele di Roberto Alba e Chiedo scusa di Francesco Frisco Abate il mio volo Barcellona/Praga è stato davvero leggero.

Cambio clima, latitudine, temperatura, paesaggio: dalla primavera spagnola all’inverno ceco. Tutto diverso. C’è la neve, un vento gelido e un nuovo paese da vedere. L’autobus collega l’aeroporto alla fermata della metro, linea B, gialla.

Mezz’ora abbondante di tragitto tra turisti e praghesi entrando lentamente in città. Prima piane sterminate, campi, fermate di campagna, poi chiesette, case basse che si mischiano con casermoni di stampo comunista e centri commerciali. Ecco la metro, che va veloce con le stazioni dai nomi curiosi e dagli interni sempre di regime.

Guardo i volti. Percepisco conversazioni. Una lingua incomprensibile, troppo per me. Esco finalmente. Primo impatto, i tram biancorossi, i colori, i palazzi e ancora la gente.
Fa un freddo cane ma le persone sono in giro. Direzione albergo, subito, perché il gelo è pungente.

Eccomi qui. Con la classica emozione della prima volta in una nuova città.