Bastano pochi attimi per addolcirsi e lasciar dietro tutti i problemi. E’ la prima sensazione quando sorseggio la mia immancabile spremuta al bar della zona partenze dell’aeroporto, dopo aver fatto i controlli.
E’ come se fossi già in un mondo sospeso, parallelo, benchè sia a due passi con quello in cui vivo di solito. Ma l’attesa della partenza cambia tutto. Le parole arrivano, i pensieri si rilassano, il mood cambia.
Lavoro, come sempre. Lavoro tantissimo, perchè questi minuti durano un’eternità. Scrivo, seleziono musica, riordino siti e pagine social. Butto le basi di progetti che poi finirò tra le nuvole. Faccio liste.
Mi metto le cuffie e lascio fuori tutto il resto. Cose buone accadranno come per ogni viaggio. La lontananza è malinconia ma anche magia. Perdersi e ritrovarsi.
Viaggiare da solo mi ha insegnato qualcosa di grande: imparare a organizzarsi, decidere, fare senza lamentarsi e senza aspettare troppo gli altri.
Ho imparato i tempi e i rischi, a camminare e a trovare soluzioni. Ho imparato a comunicare sempre qualcosa e non aver paura e vergogna degli estranei. Ho imparato a non dipendere da nessuno nelle scelte, a non essere schiavo di nessun lavoro, grande o piccolo che fosse, ma poter sempre chiudere e ricominciare.
Ho assaporato la sfiducia e la derisione, il conflitto e i bastoni tra le ruote di chi invidiava o irrideva i miei percorsi e minimizzava i risultati, però so di per certo che molto di quello che ho oggi lo devo anche al viaggiare. Anzi, molto al viaggiare.
Il viaggio serve e servirà. Continueró a viaggiare, e poco importa tutto il resto.