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Post referendum

Potrei essere felice per l’esito ma nemmeno oggi riesco ad esultare. Non vedo nessuna speranza per questo paese. Non vedo nessuno in giro che guardi oltre le semplici rendite di posizione, il cosiddetto “bene del paese”. Non vedo leader ma ultrà che ballano sui tavoli ubriachi e felici e altri rancorosi dopo aver distribuito fette di presunzione in giro. Sì, meglio così alla fine, ma se guardo le facce di vincitori e perdenti non ne trovo uno a cui affiderei nemmeno il mio inseparabile zainetto.

Per fortuna ci sono i viaggi ad aiutarti a respirare ogni tanto aria fresca, fuori da questo urlare da pazzi.

Rivoluzione, addio

La più grande lezione di questi anni (non solo di oggi, giornata post-elettorale) è che le rivoluzioni sono impossibili in Italia, figuriamoci in Sardegna.
Un paese morto e sepolto da decenni, dove qualsiasi novità o cambiamento viene osteggiata e combattuta. Se non ci pensa la politica o la burocrazia o il sistema o l’informazione, state tranquilli che ci pensano i nostri vicini. Invidia e mediocrità. Avete mai letto la Legge di Jante? http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_di_Jante.
Teniamoci saldi i nostri piccoli e provinciali interessi che ci danno la stessa sicurezza della coperta di Linus: il calcio, le auto, i videovirali, la tv, i caddozzoni, ogni tanto la politichetta (o qui o là giusto per essere ultras), facebook, le foto, i nostri luoghi comuni, le frasi fatte, le mode.
E se qualcuno si permette di mettere in gioco questo sistema, di istruirsi, di pensare diverso, di rompere il giro della mediocrità e dell’omologazione, testa tagliata e avanti il prossimo.
Gli eroi non devono esistere: metterebbero in subbuglio i manovratori. Non è questione di destra o sinistra: sono solo sigle vuote. Ci hanno fregato.
Resta la mia piccola rivoluzione personale: scrivere e provare sempre a fare e pensare qualcosa di diverso, magari riuscirci, magari no, con la consapevolezza in fondo di fare cose inutili e apparire spesso antipatico e fuoriluogo o peggio ancora fuorimoda. Di non riuscire mai a trovare equilibrio e futuro.Viaggio spesso per sentire l’emozione che ti dà un altro paese, l’estero, l’Europa, il mondo, dove tutto appare sempre bello o diverso.
Forse non lo è, ma appena varchi la frontiera, sento un mondo diverso e migliore.
Appena torno in Italia mi bastano poche settimane per aver già voglia di fuggire ed essere incastrato dalla mediocrità che diventa anche mia.
Questo paese mi piace sempre meno. Meglio altrove. Meglio viaggiare. Meglio poter sperare.
Un’illusione che mi piace coltivare sempre. Rifaccio un biglietto e riparto. Anche solo per farlo. Mi autoilludo. E poi ricomincio.

Confusione politica (e non solo)

È strano ma tante persone come me che per anni si sono interessate di politica o hanno studiato o arrivano da tante esperienze lavorative, non proprio ragazzini e non proprio ultimi arrivati, sono quantomai confuse su chi votare.

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