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Laboratorio di scrittura con Agape

“Nessun uomo è un’isola”.
Non è solo lavoro, non sono solo progetti. È soprattutto calore umano, fiducia, speranza, riscatto, condivisione. La dimensione umana che per me vien prima di ogni cosa.
Oggi il mio ultimo incontro con i ragazzi ospiti di Agape Sardegna che hanno partecipato al progetto di passeggiate di scrittura per le vie della città, promosso dal Comune di Cagliari.
Grazie anche a Filippo Cocco per il supporto preziosissimo!

Scrittura e salute mentale a Cagliari

Sono stanco e felice dopo un altro pomeriggio, il terzo, insieme a un gruppo di “ragazze e ragazzi” – li chiamo così per l’energia che ogni volta mi trasmettono – ospiti delle case della cooperativa Agape Sardegna per un progetto che abbiamo realizzato in collaborazione con il Servizio delle Politiche Sociali del Comune di Cagliari.
Dalla centralissima piazza Garibaldi di Cagliari siamo saliti fino al quartiere di Castello, passando per il delizioso quartiere di Villanova – quanto mi piacerebbe viverci! – tra il pomeriggio e la sera, osservando angoli di città, ritmi e colori che cambiavano. Perché Cagliari è mille colori, mille profumi e mille possibilità.
Il Laboratorio si chiama “La Città di Cagliari attraverso gli occhi delle persone con fragilità”, e si inserisce all’interno del progetto di Autonomia Abitativa e Inclusione Sociale e Lavorativa “Vita Indipendente”. Con percorso esperienziale e coinvolgente, attraversiamo ogni settimana un quartiere della città, riscoprendo le sue bellezze da una prospettiva diversa, per poi scrivere un racconto.
Quello che ho detto loro come “coach di scrittura” è camminate, osservate, rilassatevi. Le parole arrivano sempre e quel maledetto foglio bianco si muove.
Io, Tixi, non ho più dubbi: voglio fare cose bellissime e aiutare gli altri attraverso le mie passioni. Forse è una pazzia, ma ci voglio sempre provare!

Progetto di scrittura a Cagliari con gli ospiti di Agape Sardegna

Ora si parte davvero!
Con Agape Sardegna e grazie al Comune di Cagliari cominciamo il progetto di scrittura per gli ospiti delle residenze Vita indipendente. Raccontare la città attraverso gli occhi delle persone con fragilità.
Ho sempre pensato che sia imporrante mettere a disposizione le proprie passioni per le persone.
Anche stavolta è possibile, sarà bellissimo!
Grazie Annalisa Mascia e Riccardo Moi per la fiducia e il supporto.

La scrittura incontra la salute mentale

Sono felicissimo.
Una giornata infinita termina sempre con un bel tramonto. Una mattinata all’Università e poi la notizia dell’ok a un progetto di scrittura che faremo insieme agli ospiti di una casa di Agape Sardegna.
La scrittura incontra la salute mentale. Un altro bel mix che porterà buone cose.
E stasera il mio grazie va alla psicanalista Annalisa Mascia e a Riccardo Moi che ha seguito alla grande l’iter procedurale dell’idea.

Grazie scuola Rodari!

Parole, suggestioni, lettura, scrittura e giornalismo.

Quante cose ci siamo raccontati stamattina con gli alunni delle Scuole Elementari “G. Rodari” di Sestu?

Grazie mille per la bellissima accoglienza!

Scrivere è un atto d’amore (oggi a scuola)

Un’altra bella mattinata a scuola, stavolta ospite dell’ICS Sestu per parlare del giornalino, di come curiosare nel mondo alla ricerca di fatti, della stesura di un articolo e di come nasca la passione per la scrittura che mi accompagna fin dalla scuola media.

Alla fine c’é una frase che vogliono condividere con voi: scrivere è un atto d’amore. Un modo per dare qualcosa agli altri. Abbiate cura delle parole, vi aiuteranno a disegnare il mondo e magari un giorno vi salveranno la vita.

Ancora grazie a tutti, ad Alessandra Patti Calzelunghe e alle docenti Andreina Murgia e Susanna Littarru.

La passione per la scrittura

Ho capito di essere predestinato a scrivere prima ancora di dedicarmi a questa attività. Hai presente quando qualcosa ti opprime e quel qualcosa è una passione? Quando anche se provi a seminarla non ci riesci?

Da piccolo scrivevo. Facevo i giornalini di quartiere, quello di classe alle medie e alle superiori. Poi quello d’Istituto, quello sportivo e quello dei tornei sotto casa a San Michele. Ne inventavo uno al mese.

Con le macchine per scrivere e i primi pc sgomitando con Ventura e sperando nelle fotocopie a scrocco.

Non so se abbia trovato la formula giusta per realizzare la mia vita e camparci, anzi non credo, perché non sono uno scrittore, sono un mediocre giornalista che ha avuto pochi contatti con i quotidiani (qualche collaborazione e basta), sempre un battitore solitario e libero, ma se mi guardo indietro scopro che ho sempre scritto: prima come giornalista freelance quando una persona a cui devo molto, Antonello Lai mi ha aperto le porte di una redazione in via Sanna Randaccio, poi prendendomi il tesserino nel 2000, dopo anni di Match e Week con gente fantastica, come redattore, e successivamente responsabile di una redazione e direttore di due testate; poi di nuovo freelance, per scelta o per necessità.

Poi ho cambiato aggiungendo altro: son diventato, era il 1996, addetto stampa, consulente e responsabile della comunicazione per istituzioni, aziende, politici e infine di nuovo freelance, questa volta nei panni di imprenditore di me stesso. Oddio, che brutta parola. Eppure è così. E non è facile mai. Ho iniziato a utilizzare web o social. Male o bene chissà.

Da semplice, un foglio, una stampa e via, tutto il mondo comunicativo é diventato enorme, complesso, vario. Tutto cambia e non puoi saperlo.

Snocciolare ciò che hai fatto, sia chiaro, vale meno di zero in un mondo veloce e distratto come quello di oggi. Conta il qui ed ora non più il chi sei stato. Quelle son fotografie sbiadite, ricordi da vecchio incazzato e recriminante, robe da raccontare e chissá chi le vuole ascoltare. La comunicazione resetta velocemente e non ha un “salva con nome”, al limite un “salvati”.

Oggi non so se quella passione sia sempre la stessa, ma avverto un bisogno impellente di scrivere e mi accorgo che non si può nascondere. Come quando scappa la pipì e devi proprio farla. Diceva Riccardo Lo Monaco che son stato sempre un “incontinente sul social”. È vero.

Forse in questi anni, quella passione, l’ho un po’ tradita, forse ho speso parole inutili, disseminato pensieri che andavano incanalati altrove e meglio, forse dovrei tornare di più a fidarmi di lei, rispettarla, forse tutto quello che nasce da piccoli non va mai fatto tacere perché si diventa grandi e si ascoltano voci di chi non ha mai sognato o di chi non capisce cosa sia una passione.

Quando fai tacere le cose in cui credi non stai invecchiando, stai morendo. Ed è peggio. Allora devi subito ritrovare coraggio e umiltà e ricominciare.

Gratitude!

Ho cenato, ho fatto la valigia stando attendo a non dimenticare nulla ma infilando il meno possibile dentro, ho riordinato casa nel silenzio magico di una fredda notte. Si sentiva il rumore del treno che passava e qualche macchina lontana. Ho ancora tante cose da fare ma la stanchezza ancora non mi ha avvolto: devo preparare il preventivo per i lavori di casa, devo scrivere un progetto di calcio a 5, devo aggiornare delle pagine, devo scaricare biglietti e mappe di Vienna e Bratislava e caricare le batterie.

E’ stata una giornata speciale. Perchè vi chiederete? In realtà non è successo nulla, ma sento solo di aver vissuto. Sento di aver usato bene ogni singolo minuto e quando questo accade non conta cosa hai realizzato, cosa puoi dimostrare al circo mediatico, conta come ti senti e la gratitudine che porti dentro. E poi pensavo: quanto sono folli certe passioni! Voi lo sapete perchè so che ne avete come e più di me. Ti prendono e non ti fanno mai stancare.

Per me scrivere come maneggiare la musica da dj è un qualcosa di cui non posso fare a meno, che mi prende e mi fa dimenticare il resto, che non mi fa crescere.

Un gioco infinito. Ed è bello perché alla fine sono due passioni che ti fanno stare in costante connessione con gli altri. Non è solo guadagno, anzi è poco quello, non è un modo per scalare la società, anzi chi lo pensa sbaglia, è sempre regalare qualcosa agli altri. Una parola, una musica. GRAZIE da #Tixi

Al calar del sole…

Il sole non ha ancora voglia di scendere sulla tavola color piombo del mar di Sardegna. Il ritmo reggae di un cantante giamaicano e un giro di batteria inonda gli avventori del baretto che si affaccia sulla spiaggia alla ricerca dell’ultimo raggio e del sorso giusto per allietare la sete. Un uomo abbronzato con una polo bianca con innesti viola specchia il litorale dai suoi RayBan sorseggiandoci un drink color arancio. Due bimbi scuri giocano con pazienza a scacchi mordendo panini imbottiti con mozzarella e pomodoro. C’è ancora qualcuno che sfida il mare e le alghe che rendono incerto il fondale, altri vanno via prendendo sulle spalle ingombranti bagagli. Intanto il mare, con le sue onde, a cicli di cinque sei secondi, fa sentire il suo rumore.

La solitudine di chi non dorme

Ho una notte intensa di lavoro davanti, di musica e scrittura, di idee e di scelte. Ho tante cose che devo riordinare.

La chiamano solitudine di chi crea o di chi semplicemente vive la notte, dorme poco e male e non trova mai la parte giusta del cuscino.

Questo senso di precarietà continua è la linfa vitale, quel pegno che dobbiamo pagare per sopravvivere e magari provare a vivere, non solo respirare.