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Uscire dalla crisi e due parole utili

Il periodo è difficile e non ho soluzioni semplici. Sento tanti amici al palo e l’unica cosa che posso fare è consigliare qualcosa idea o metterli in contatto con altre persone che potrebbero avere esigenze simili. Una sorta di piccolo incontro tra domanda e offerta, di network forzato.

La mia ricetta di sopravvivenza, senza pretesa che valga per altri, è stata quella sempre di tenere i piani B e C, imparare a specializzarmi in due o tre attività (comunicazione, musica e scrittura), incassare veloce le sconfitte, imparare a scegliere e cambiare quando non fossi contento, conoscere persone nuove e tenere mente e fisico allenati ma anche avere sempre uno zaino pronto. Perchè anche i viaggi ti danno energie e soluzioni e ti insegnano a essere indipendente.

Lo so che per molto questa concezione di vita è assurda o impensabile, legati alcuni a situazioni di vita (ahimè) che non permettono grandi spazi di manovra (massimo rispetto) o a semplice ignoranza e provincialismo che sfocia poi in chiacchiericcio e critica rabbiosa (niente rispetto). Ma credo che oggi più che mai una frase come “attitudine al cambiamento e al rischio” sia necessario interpretarla e viverla. Non è mai troppo tardi.

Il mondo nuovo

Tutti noi ogni giorno ci svegliamo pensando che sia un brutto sogno. Non lo è, e non sarà breve.

Ma eravamo davvero così felici e soddisfatti nel mondo che abbiamo lasciato? Ah, già, perché, qualcuno crede di ritrovarlo uguale a ieri?

No, siamo in piena navigazione, come quando la nave lascia il porto e vede solo buio, mare nero e schiuma. Noi sardi di lunga data quelle sensazione l’abbiamo vissuta.

Dicevo ieri in diretta che entriamo in una nuova epoca e quando tutto questo casino di dolore e di rabbia sarà finito capiremo ancora meglio quale sarà.

Siamo pezzi di storia, siamo la storia, e questa frase, che sembra quasi irriverente, ci offre il metro della portata.

Un piccolissimo virus, infinitesimale, capace di incasinare tutto il mondo, tutte le certezze. Vedi come vanno le cose? Vedi come tutto è strano e curioso?

Amo le parole e i significati. Un’altra parola su cui bisognerà ragionare sarà la flessibilità.

Sopravviveremo se all’arrivo di questo viaggio saremo flessibili, riusciremo a migliorarci, a re-inventarci in qualche modo e questa è una caratteristica che aiuta chi fino ad oggi viveva più nella precarietà, i viaggiatori, gli imprenditori, i creativi e i pensatori.

Sembra strano ma forse i precari oggi hanno più equilibrio di chi si è ancorato alle certezze. Perchè all’incertezza ci sono abituati, perché sono dei navigatori.

Guardiamoci. Siamo divisi, arrabbiati, incazzati, e per primo obiettivo ci sono gli altri, i nostri vicini, i passanti. Da impallinare, demonizzare, filmare e criticare.

Cadremo tutti assieme, uno dopo l’altro. Rovinosamente. Senza possibilità di singola salvezza. Cadranno grandi e piccoli, simpatici e antipatici. E verranno al pettine molti modi, tutte le porcherie che abbiamo fatto fino a un minuto fa, le mascherine fregate, la sanità violentata, la rincorsa all’esasperazione di ogni settore di vita, dell’economia e dei rapporti sociali, il chissenefregadegli altri ripetuto anche solo quando parcheggiavamo la nostra auto in seconda fila.

Eppure emerge forte un nuovo lato della società, di chi ha capito che senza gli altri non si possa andare. Che siamo tutti responsabili e coinvolti. Di chi pensa che la prima cosa sia dare e condividere. Idee, ingegno, solidarietà. Molti non hanno perso la testa, anzi la stanno mettendo in moto più di prima.

Non ho nostalgia del mondo come prima anche se perderò moltissimo come libero professionista. Non ho nostalgia di qualcosa che forse non tornerà. Ho una voglia forte e curiosità di conoscere quello che verrà. Chissà che non sia ancora più bello.

Milano per un sardo

Milano è grigia, caotica, fredda. Milano corre e non ti aspetta.
Milano grandi strade, preferenziali, giardini tra il cemento.
Milano immigrati, terroni e aperitivi.
Milano badanti e donne in carriera. Suv e senzatetto. Sciure e walking dead al supermercato.

Non ci vivrei, lo dico sempre.
Ma Milano è stimolante, ti fa conoscere gente, misura i tuoi limiti, non gliene frega nulla di te, del tuo cognome e di quel che sei e di come la pensi o ti vesti.

Milano è il mondo a portata di mano.
Milano è quel che arriva prima, e tu lo vedi dieci anni dopo.
Milano è l’Italia che lavora e che non si dispera e non gliene frega più di innamorarsi.

Milano per un sardo è il solito dilemma tra cuore e ragione, tra sentimento e opportunità.