Posts tagged budapest

Ultima notte a Budapest

Oggi tra quartiere ebraico, mercato e terme abbiamo macinato luoghi e chilometri ma senza stress. Il bagno esterno con qualche grado sottozero e magari la neve che cade e il panorama della città serale resta sempre un’esperienza da fare qui a Budapest, anche se il caos e la gente non ti aiutano a godertela. 
La neve ora è diventata gelo e spira un vento che a confronto il nostro maestralino è il riscaldamento dell’auto. Brividi. 

Budapest, ultima notte. Vorrei accendere un fuoco in ogni posto dove mi fermo per riscaldarmi l’anima di una partenza. Cammino piano per non scivolare sulle lastre di ghiaccio, entro nella metro, Bajza Utca, il trenino giallo arriva con il classico vortice rumorose. E’ dall’altro lato, il mio poco dopo. Ingoia e vomita persone con la classica tristezza serale. Entro, allarme, chiudono le porte, riparte. La metro è uno stato dell’anima, una di quelle cose che ti godi nei viaggi. E anche stanotte la domanda è: anima mia, cara anima, dove ti perderai? Dietro quali sorrisi, ricordi. bicchieri, semafori, dolori e sguardi?

“amore su quel treno che è già ritorno”

Budapest, un gradito ritorno

Budapest di notte abbraccia il nostro Boeing targato Ryanair provenienza Bergamo questo primo gennaio. Freddo, meno sette gradi, neve e l’escursione termica tra dentro e fuori che mette i brividi. Mi salva il mio Woolrich blu del 2003, vero compagno di viaggio nelle destinazioni più fredde. Tredici anni di onesto caldo, più di molto amici che giurarono fedeltà.

Recupero il bagaglio, cambio euro in fiorini, bus a200 che ci porta in città e sono alla fermata di Kobanya Kipest, capolinea di una metro dal sapore e gli interni di stampo sovietico.
Siamo in quattro in questo vecchio vagone che ha un riscaldamento efficiente, divani di finta pelle socialista e spifferi pianificati. Il silenzio viene rotto da movimenti preoccupanti di ferraglia e dagli annunci bilingua al microfono. Bisogna stare attenti alle fermate, le pronunce sono inverosimili.

Ancora venti minuti circa e arriverò al mio albergo, la prima notte, fredda ed emozionante, nella Parigi dell’est. Un ritorno gradito. Stare fermo non è la mia vita. Significa appassirsi e morire.
Preferisco queste sere. .

Eccomi. Uscito dalla metro. Le prime immagini e sensazioni di un ritorno in una città speciale.
I viali lunghissimi con la nebbia, i palazzi imponenti, quell’aria imperiale che si mischia ai rimasugli di epoca comunista, il freddo che non ti risparmia, il calore dei riscaldamenti, le fermate della metro.
Eccomi di nuovo, Budapest

Pago e vado via (ultima sera a Budapest)

Pago il conto e vado via. Finisco gli ultimi fiorini.
Mi son fatto fuori un piatto ungherese di una pesantezza storica e una collezione di vino (tokaji), birra e tre palinke. Ho riempito mezzo taccuino di idee e cose da fare per il rientro, idee pazze e razionali. Ho cercato il futuro in un caffè annacquato servitomi con un sorriso familiare. Scivoloso come non mai dagli oleosi massaggi tailandesi, sbentio camminando nel freddo illuminato dalle luci soffuse delle viuzze di Budapest.

C’è sempre un po’ di tristezza quando arriva l’ultima sera. Pian piano ti tutto sembra meno sconosciuto, ti adatti velocissimamente e hai come l’idea di stare fuori oramai da mesi. Invece sono pochi giorni.
Fa ancora più freddo mentre percorro il lungo Danubio affascinato ancora da tante luci e da tanta semplicità che si trasforma in gioia. Gioia di essere qui a godermi un momento unico e speciale: la notte, il viaggio, l’acqua che scorre, la lontananza, un fiume che ha ispirato poeti, la bellezza del mondo che ti si apre ad ogni viaggio. E tra poco il caldo abbraccio della mia casa ungherese.

Giro la chiave nella toppa del portone, salgo le scale. Silenzio, solo i miei passi e il ferroso ascensore che scende al piano terra. Schiaccio il tre: le portine si chiudono, dolcemente si sale con le pareti in legno che stridono. Casa mia che domani non sarà più mia. Purtroppo. Quante case ho avuto? Mi sono affezionato a ogni loro particolare.

Rinasco ogni volta che mi allontano e ora come la metterò tornando a Chiagliari? Quanto tempo passerà fino al prossimo viaggio prima che il mio cuore riprenda il volo?

Poco, spero. Non posso più stare senza.