È stato un bellissimo weekend. Tre serate in tre giorni con i dj set al Sesto Senso domenica e lunedì e allo Smaila’s di Villasimius sabato, il solito caloroso contatto con la gente e il ritrovare amici vecchi e nuovi.È arrivata anche una importante novità: la nuova casa. Mi sposto a Quartu, lasciando il capoluogo, troppo oneroso per le mie tasche. Un problema di tanti giovani, non solo mio, che si “fanno da sé”. Noi precari insomma, piccoli imprenditori di noi stessi, senza santi in paradiso.

Ogni cambiamento porta con sé la voglia di rimettersi in gioco. Sarà una casa “work in progress”, immagino mai completa, un posto dove spostare e convogliare attività e idee.

Una open-house che sia il fulcro del mio piccolo e strano universo, aperta a tutti. “Mi casa es tu casa” diceva qualcuno.

Doveva essere così a Elmas, ma difficoltà logistiche mi han fatto cambiare destinazione. Una cosa è certa: stavolta non porterò mezzo mondo come a Elmas. Ci sarà il minimo indispensabile per la sopravvivenza. Anzi, mi sto abituando a smaltire oggetti, a staccarmi da tutto ciò che è inutile. Dicono che tenere troppi oggetti dimostri timore e diffidenza per il futuro. Hanno ragione: e allora buttiamo, vendiamo, regaliamo o ricicliamo. Apro gli armadi e sono assediato da capi d’abbigliamento che non ho mai capito se ad averli acquistati sia stato io o una mia caricatura.

Dura cambiare abitudini sedimentate nel tempo, la mentalità del “possesso materiale”, degli oggetti che ti inseguono e perseguitano, delle marche, ma si può.

Quartu, proprio Quartu: un paradosso. Allenavo fino a pochi mesi fa da quelle parti (a proposito, pare che la mia ex società non navighi in buone acque…) e ora che ci vado a vivere mi sono spostato a collaborare con una società di Cagliari, il Basilea.

Le mie strane contraddizioni che mi perseguitano, inspiegabili, tante.

Ora sono in aereo, destinazione Verona. Modalità offline, naturalmente. Torno in Trentino: starò fino al 29, senza soluzione di continuità. Quest’anno dovevo rimanerci, come molti sanno, per due settimane: ma il cuore (oddio, il cuore…), un legame che ha spento le candeline del suo quinto anno (i famosi “cinque anni”, ne parleremo in un altro post), la fiducia e la stima ricevuta e un nuovo incarico mi hanno fatto cambiare decisamente idea. Qualcuno ha storto il naso, osservando che lascio la mia terra o che ho cambiato idea. Credo che il distacco serva anche a far (ri)nascere amore. Credo che le idee vadano sempre messe in discussione, che dobbiamo avere quella elasticità mentale tale da cambiare anche i progetti o rimodellarli. È questa che si chiama libertà di scegliere.

Ogni sette giorni sono di nuovo in Sardegna per il lavoro e le serate. Un andirivieni che fa domandare a molti: come puoi farlo? Ma ti riposi mai? Ma chi te lo fa fare? Le domande classiche che sono diventate una rima rap di chi (parenti, amici, conoscenti) ragiona con gli schemi mentali di 5-10 anni fa.

C’è una filosofia di fondo. La mia personalissima voglia di stare sempre in movimento e di trovare nuovi stimoli. Di conoscere e di trovare sempre un nuovo motivo per svegliarmi la mattina. A quel punto ridiscuti anche il concetto di casa e terra, quando senti che ogni posto può essere casa,  che i luoghi lontani sono vicini al tuo cuore più di quanto pensavi, allora capisci.

Forse a Cagliari ci siamo rammolliti tanto. Questo rammollire non voglio che mi aggredisca, togliendomi le energie migliori. Cagliari è la mia città, la Sardegna è la mia terra. Ma è solo un trampolino di lancio verso altre mete e orizzonti.

È solo un piccolo punto nella cartina geografica, non dimentichiamolo.

Fantastiche avventure, la vita che ricomincia senza paura e va presa come viene.

È bello così.

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