Nell’intricato mondo della vita moderna, navighiamo nell’illusione di abbondanza gratuita che ci circonda.

Concerti senza biglietto, promozioni e sconti che sembrano infiniti, pranzi a 5 euro, scaffali con oggetti a 0,99 euro, i “primi dieci gratis”. E poi ancora “di gente che scrive ne trovo tanta” “ho la fila davanti” “la musica è sempre uguale”tutto sembra suggerire che il valore e la qualità sia diventato un concetto sfumato. Tuttavia, mentre attraverso questo labirinto, riaffermo le parole di Nietzsche, ‘Il valore non è ciò che si può avere, ma ciò che uno può dare.’

Ricordo tempo fa la sfida della pizza: se te la mangi hai diritto a un mese di pizze gratis. Immaginavo che costo avesse quella pizza, che valore attribuisse e che cosa attirasse e producesse quella sfida. Quando vado davanti a un locale che propone svendite o sento, come è accaduto da poco, qualcuno scontare da 300 a 99 euro un servizio mi vengono in mente mille riflessioni.

La mia scrittura e la mia musica sono passioni preziose coltivate con pazienza, studio e migliaia di esperienze. Hanno richiesto tempo, dedizione e impegno, ingredienti che, come ricorda Nietzsche, attribuiscono loro il valore.

È una sfida costante dare valore a queste creazioni senza svalutarle – ma anche al tempo che perdi dando consigli e offrendo contatti – difenderle dal mondo low cost offerta speciale, della mentalità dello svuota tutto, con il desiderio di preservare la profondità e l’autenticità che incarnano.

In questa continua ricerca di equilibrio, ho cominciato ad allenarmi a pronunciare il ‘no’. È durissimo farlo, ma aiuta a migliorarsi e dare di più a chi lo merita.

Ho imparato a concentrarmi sulle collaborazioni che nutrono il mio spirito e che veramente apprezzano il mio lavoro. Quelle per cui posso dare tanto e che possono farmi crescere, evitando di essere ‘buono per tutti e per tutte le stagioni’.

Questo approccio permette di coltivare connessioni significative e di creare qualcosa di straordinario insieme a coloro che comprendono e apprezzano il valore di ciò che offro.

In Sardegna, la mia terra amata, la cultura del ‘mercatino delle pulci’ sembra regnare sovrana, e far vedere il proprio lavoro, anche alle prese con squali e barbari che egemonizzano il mercato o svendendo o investendo in visibilità, è diventato faticoso.

Lavorare senza aziende che ti sponsorizzano, tirare avanti senza organizzazioni e partiti che ti posizionano anche senza fatica e merito in tanti contesti, non accordarsi ad attività con cui non si condivide la filosofia.

Parliamoci chiaro: è facile lavorare se sei immerso nella politica. E’ facile fare il dj se sei dentro un’organizzazione. È facile essere promossi quando si è dentro un importante media. Più complesso- e stimolante – farlo quando sei autonomo e ti devi cercare tu lo spazio senza che nessuno ti regali nulla.

Tuttavia, questo contesto in evoluzione mi spinge ancor di più a dare valore alle mie creazioni e consulenze, a sollevarle dall’anonimato e a cercare coloro che veramente riconoscono il significato intrinseco di ciò che offro.

Affrontare la sfida è trovare collaborazioni vantaggiose per entrambe le parti, dove emerga un ‘win-win’. Imparare che dire ‘no’ non è un atto di arroganza, ma una difesa del proprio profilo e della dignità come lavoratore e artigiano (nel mio caso, delle note e delle parole). È un atto di preservazione che rafforza l’identità e protegge il valore autentico di ciò che offri al mondo. Tenendo sempre saldo che non sarà mai un problema dedicarsi volontariamente e gratuitamente a quei progetti (e persone) e che vogliono essere dono o hanno una prospettiva e diventano investimento.

Mentre continuo a dar voce alla mia scrittura e alla mia musica, mi impegno a dare valore a ciò che creo. Un’opportunità di crescita, una connessione autentica e la possibilità di nutrire lo spirito: queste sono le vie quando attribuiamo il giusto valore alle nostre creazioni, anche in un contesto in cui mostrarle e difenderle può essere sfidante e per alcuni presuntuoso.