Si possono disprezzare le feste per quell’atmosfera malinconica che trasmettono, per quella ossessione di “dover fare qualcosa”, per il fatto che tanto non ci riposiamo e non abbiamo voglia di mangiare l’anima? È’ concesso?
Ma tutto può cambiare in un momento. Decidere di dare un senso anche al 31 marzo.
Quando lascio la mia odiata-amata città e con l’auto mi immergo in questo show di colori e paesaggi scopro sempre una Sardegna meravigliosa e mi riconcilio con la vita. Sulla 131 ricordo gite da piccolo o trasferte di squadra. Adoro viaggiare, spostarmi, muovermi è per me come respirare
Ed eccomi qui al volante, zigzagando tra infiniti lavori e colori, postando i pensieri in movimento, stazioni di servizio chiuse (la prima dopo 70 km!), direzione nord. La 131 è la nostra autostrada dei sogni,, che taglia in due le ferite di un’Isola mai cresciuta e mai felice fino in fondo. Ti racconta da sola una nostra storia. Allora può succedere che puoi perderti per strada, arrivare quasi per caso a Oliena,trovare il primo agriturismo possibile, sperare che sia aperto, essere accolti dal profumo del maialetto in cottura per pranzo.
Possiamo unirci? Certo, mi risponde gentile l’uomo che controlla il caminetto e ti fa accomodare in un grande soggiorno bianchissimo arredato all’antica, con una tv che nessuno guarda mentre trasmette Full metal jacket (strano caso del destino).
Entri in una bolla spazio temporale che pare essere fuori dal mondo. Ma siamo in Sardegna, quella vera, e nessuno è straniero. Ecco l’immancabile conoscenza di persone che chiacchierando chiacchierando si scoprono avere contatti col tuo ceppo etnico e col tuo albero genealogico. Poi tutti seduti in una tavolata lunga, con gente sconosciuta che in attimo diventa amica tra una portata e l’altra…
Sono un animale sociale, sono un cane, dammi un bicchiere di buon vino e faccio amicizia con tutti, non lo nego. E poco importa se come sempre mi danno del ragazzino e che quando dico che faccio il dj nella vita mi guardano con un po’ di perplessità e mistero della serie “cos’e maccusu”.
L’ora legale mi ha fatto perdere il conto del tempo. Un bel tramonto ha accompagnato il ritorno sulla 131 e ora eccomi con un po’ di stanchezza e una valigia da fare, cose da portare per il viaggio, non solo oggetti ma anche pensieri e sogni. Mi accorgo di non trovare più un bel libro di Gibran sull’amore che avevo comprato una settimana fa e nemmeno i guanti, fondamentali visto che le previsioni parlano di neve e meno otto gradi.
Una iniezione di Sardegna prima di un bel viaggio (strane destinazioni insieme) Polonia-Inghilterra. Ora sono all’aeroporto con la mia tradizionale calma olimpica aspettando la chiamata del mio volo mentre gli altri si affaticano per arrivare primi. Chissenefrega dico io. Aspetto e qualsiasi posto andrà bene.
Quindi Polonia. Perché Cracovia? Non vado a fare il turista, non vado a mettere la bandierina su un’altra città visitata, non vado perché c’era l’offerta di Ryan Air. Vado dove l’uomo è caduto nel baratro della propria storia, dove l’indifferenza ha acceso il suo freddo fuoco, dove l’odio ha diviso, dove forse si può anche imparare che cosa debba essere l’amore, come un semplice filo d’erba nasce anche sull’asfalto. Poi un salto per cominciare a capir l’Inghilterra fuori da Londra, grazie all’ospitalità di amici di Birmingham. Un viaggio dell’anima.