Un tempo i nostri sogni passavano attraverso il chiudere gli occhi, guardare il cielo o avere avanti un pezzetto di carta da riempire di forme e di colori.
Costruivamo un’astronave con i Lego, costruivamo castelli di sabbia in riva al mare, disegnavamo strade e aeroporti, usavamo la fantasia per ogni cosa e oggetto che avevamo nelle mani..
Vi ricordate la lampada di Aladino? Sfregala e quel che vuoi succederà. Vuoi diventare ricco? Vuoi diventare bello e famoso? Vuoi fare il calciatore? La lampada realizzava questi sogni.
Facebook è stata la moderna lampada d’Aladino. Sono bastati pochi anni per capire che tutto quello che si voleva essere era possibile, almeno davanti a un pc e agli occhi di tanti.
Molti hanno iniziato ad essere qualcuno con facebook. Prima forse non avevano un’identità o magari nemmeno una vita. Forse non esistevano nemmeno. Scoperto il gioco, si sono buttati in maniera anche buffa.
Facebook ha creato un’immagine che pian piano, giorno dopo giorno, si è materializzata in realtà.
Si sono improvvisati a costo zero modelli e modelle, dj, fotografi, esperti di qualcosa, politicanti, produttori discografici, calciatori, modaioli, filosofi, scrittori, si sono presentati nei profili come liberi professionisti, poeti, artisti, general manager, direttori artistici, hanno creato società, aziende, case di moda, organizzazioni. Tutto virtuale: bastava un click e il sogno prendeva forma. Diventava forte con l’aiuto degli amici: mi piace, condivisioni, bravo. E poi foto, quante foto.
Hanno truccato la propria esistenza con un po’ di photoshop e di credulità popolare: diventi automaticamente qualcuno grazie a facebook. Non importa il contenuto, l’esperienza, il curriculum, lo studio, il tempo, i sacrifici specie se chi ti osserva non ha filtri per giudicare il buono dal nulla. Tutto uguale, tutto simile, tutto può essere scavalcato da un po’ di follower e la capacità di comunicare (anzi di stalkerare e farsi vedere e sentire continuamente e diventare ciò che non si è).
Forse facebook ha aiutato anche un po’ me, ma son contento di fare esattamente le cose che facevo prima che nascesse facebook. Per filo e per segno. Forse anzi mi ha peggiorato, incattivito, reso critico, chi lo sa.
Immaginate se non esistesse più il social, quante storie minime verrebbero cancellate e quante persone tornerebbero nell’anonimato. In realtà sono già anonime nel momento in cui si autoconvincono di essere qualcuno senza passare i gradini dell’esperienza e del lavoro.
Le forme, spesso con effetto camwow o con ritagli e cloni, non possono cancellare i contenuti. Ma nessuno se ne accorge in un mondo che ci vuole tutti uguali, dove una frase copiata e incollata vale come (se non più) un libro letto o scritto e una foto conta più di un’esperienza reale.