Non ci sono arrivato per caso, ma di ritorno da una camminata silenziosa sull’altopiano di Siddi. Lì dove il tempo torna indietro ai miei e il vento sussurra memoria.
Avevo appena finito una meditazione sulla Domu e S’Orcu che conosco da quando ero bambino. Siddi è il paese dove è nata mia madre, e ogni volta che ci passo sento che qualcosa dentro si riallinea: ricordi, volti, estati polverose, risate in cucina, pomeriggi assolati, mani ruvide e buone. Da lì sono andato verso Lunamatrona, con la voglia di fermarmi e mettere in ordine le sensazioni.
Il primo locale aperto l’ho preso come un invito. Una pizzeria semplice, viva, con le sedie spaiate e l’odore di forno che esce in strada. Avevo bisogno di scrivere, di affidare a un quaderno le emozioni prima che si disperdessero. Ma la scrittura ha dovuto aspettare: è arrivata prima la vita.
Al banco mi hanno accolto con uno di quei sorrisi pieni, generosi, che non si inventano. Come se fossi l’unico cliente della giornata, o forse del mese. Poco dopo, un gruppo di bambini ha iniziato a correre ovunque, travolgendo il silenzio con la loro gioia: era il compleanno di Elia – lo cantavano tutti in coro – e nessuno aveva un telefono in mano. La mamma di Elia scattava una vera foto di gruppo: niente filtri, solo persone che si volevano bene. Una scena di altri tempi, ma ancora viva, qui.
Tra i tavoli, uomini con birre da un litro e ragazzini che imitavano gli adulti, con quella goffaggine tenera di chi vuole crescere in fretta ma ha ancora negli occhi tutta la meraviglia. Si parlavano, si ascoltavano. Ogni gesto sembrava sincero, spontaneo, come se non ci fosse bisogno di nulla per riempire quel momento. Solo voci, sguardi e quell’aria lenta che solo i paesi sanno dare.
Il tempo si dilatava. Le bandierine di carta di qualche festa svolazzavano leggere e parevano decorare anche il mio tavolo. Nessun superpotere, nessun trucco. Solo una pizza calda, una birra fresca, e la vita che – per una volta – sembrava scorrere nella direzione giusta.
E allora ho scritto. Perché ci sono giornate in cui senti che qualcosa si aggiusta dentro, anche senza fare nulla di straordinario. La Sardegna, in fondo, è anche questo: un compleanno di paese, una foto senza filtro, una pausa dentro una pizzeria qualsiasi che poi tanto qualsiasi non è. È gratitudine che ti coglie all’improvviso, mentre il sole tramonta e tu ti accorgi di essere nel posto giusto, al momento giusto