Ogni tanto, quando voglio raccontare una barzelletta ai miei amici del continente, cito la storia dei baretti. Poi ci aggiungo lo stadio e poi ancora se mi resta tempo parlo della Marina.
Loro mi guardano e dicono sempre: no, non è possibile. Credono che siano leggende di un altro mondo. Ma come, domandano, avete un posto da invidiarvi e succede tutto questo? Ma siete pazzi!
A proposito: nasce un bar che occupa una piccola porzione di piazza san Sepolcro, Marina. Ho visto con i miei occhi e la polemica mi ha davvero fatto saltare dalla sedia.
Scatta il solito fronte del no. I bimbi non hanno spazio per giocare, dicono.
Alla marina ci sanno fare. Comitati estivi, proteste, raccolte di firme: hanno avuto da dire su tutto nelle ultime estati. Volumi, ristoranti, turisti.
Mi chiedo se siano cagliaritani o alieni. Mi chiedono che città vogliano tanti se ogni volta che qualcuno prova a cambiare la nostra realtà si alza sempre qualche altro che si oppone.
Sarebbe bello dire a un certo punto: signori, si chiude. Via tutto, via i locali, i ristoranti, spegniamo le luci e torniamo al passato. Tutti a casa. Piazzette buie lasciate in balia di spacciatori e malintenzionati. Figli licenziati. E vediamo se i bimbi giocherebbero e dove.
Siamo alle solite. Tutti contro tutti. Terrorismo per chi vuole fare. Città che non riesce a trovare mai un compromesso tra diritto al riposo e vocazione turistica. Un po’ di buon senso e lungimiranza? Mai. Siamo dei bambini capricciosi, dei provinciali che pur di non vedere gli altri arricchirsi farebbero di tutto. Chiudiamo gli occhi su cose gravi ma ce la prendiamo col vicino.
Si aspettava una ventata di aria fresca con un sindaco giovane ma ci sono tanti dubbi: abbiamo un primo cittadino debole e risposte approssimative a una città che non può aspettare che lui diventi grande.
Eppure basterebbe poco, un po’ di coraggio. Quello che manca.
Moltiplicare gli spazi per chi vuole fare qualcosa, suonare, proporre, animare. Rendere viva la città e i suoi angoli. Dare fiducia e ospitalità. Offrire opportunità a chi vuole intraprendere, naturalmente seguendo le regole. Regole, sia chiaro. Attirare investitori e turisti.
Va spiegato che intrattenimento, locali e musica portano gente, lavoro (anche per tanti figli di cagliaritani), soldi (magari reinvestiti e rispesi qui) e dato che fino ad oggi non si è fatto nulla sarebbe ora di provarci.
La Politica è invece immobile, non esiste promozione o strategia turistica, e l’assessore mi pare sia assolutamente inadatta a questo ruolo, si aspettano solo le navi da crociera (peraltro ospitate dalla parte più impresentabile del porto) e ci si nutre di slogan. E se la politica manca e non dà indirizzi o coordina non si può chiedere nulla alla base.
Vi scrivo dal Trentino, una regione che a livello turistico ci sa fare. I servizi funzionano, gli albergatori e la regione remano tutti dalla stessa parte. Esiste (giusto per dirvene una) una wifi libera e senza limiti d’orario anche qui in montagna. Funziona bene: altro che wifi Cagliari. Le strutture collaborano con i vicini. Cose che ho visto.
Altro posto, altra mentalità. Noi ci scanniamo per due sedie in una piazza. Chiudiamo finestre, alziamo muri, cacciamo la fiducia e la speranza dei giovani. Un’altra estate di rimorsi e occasioni perdute.