Todo se cumple (l'arrivo a Santiago)

L’alba del giorno più lungo. Todo se cumple!

Ci siamo, Santiago ci aspetta; è il grande giorno dell’arrivo dopo circa 110 km di cammino.
Dopo la tradizionale colazione – caffe con leche, zumo e pan tostado – si parte! Solito orario, 7.30 più o meno. Lasciamo Pedrouzo e la sua casetta con foschia e freddo per l’ultima tappa, quella che ci regalerà l’emozione della fine. Ci aspetta un bel bosco con alberi che coprono il cielo e vari scollinamenti, come dice il nostro Giorgio.
Un po’ come nella mia vita parto forte per poi esser raggiunto davanti. Al primo bar tiriamo dritto, nessuna sosta, anche perché ci aspettano quasi 3 chilometri di salita. La strada è tanta ma fugge via come i nostri pensieri. Oramai tutto è familiare, questo viaggio è una parte del nostro cuore.
Una bella salita ancora, con il cielo e i colli avvolti dalla nebbia, prima di sentire il rombo degli aerei in decollo, primo segnale che ci avviciniamo a Santiago! Ma è ancora salita finché non si incrocia una trafficatissima autostrada: il sole ci sorride in lontananza facendosi largo tra la nebbia. Costeggiamo le recinzioni dell’aeroporto, dove i segni di altri pellegrini sono tanti: soprattutto maglie, pezzi di stoffa e croci fatte con i legnetti. Ne lascio una, sottilissima.
Rientriamo nei boschi e ci riperdiamo nel percorso, fino a trovare una bella chiesetta. Ci fermiamo per timbrare la Credencial pensando a come spesso questi piccoli rifugi del culto ti avvicinino a Dio più dei grandi ed affollati santuari; subito dopo troviamo un piccolo ruscello, il rio Caracolla dove i pellegrini si cambiavano le vesti e lavavano prima di arrivare in città. Ora dobbiamo conquistare il Monte do Gozo, che ci regalerà la prima vista panoramica di Santiago, dall’alto. Ci fermiamo a un baretto con la musica a tutto volume (reggaeton e Jennifer Lopez) per un panino e un po’ di relax. Ultima pausa prima della tirata finale: la discesa infinita e le prime case di Santiago.
Il cartello ufficializza l’ingresso nella zona nuova fatta di moderni palazzi e piuttosto impersonale.
Ci addentriamo per qualche chilometro, tagliamo in due la città e dopo vari km ecco che intravediamo il campanile della cattedrale: sono le 12.30. Ci godiamo anche qualche rintocco. Acceleriamo il ritmo, la stanchezza non si può raccontare, scendiamo, ecco la Puerta del Camino, una via stretta che ci porterà nella piazza. Ancora piazze e vie strette, per qualche centinaio di metri, finché sentiamo il rumore di cornamuse da lontano, il santuario si erge enorme a sinistra, un altro sottopassaggio ed eccoci sulla piazza, a concludere il Cammino, come tanti altri, ad abbracciarci, a complimentarci per essere arrivati dopo tanta fatica.
Eppure quel giorno che siam partiti proprio da qui, dalla stazione degli autobus, sembra lontanissimo e quella città un’altra città. Stavamo alla larga da quella zona per tenerci l’emozione dell’ultimo giorno, oggi. E ci siamo, con tutti i nostri carichi, lo zaino, le ansie, i pensieri, le promesse.
Una parte del gruppo va in giro, io ed Erika ci sdraiamo davanti al maestoso tempio della cristianità e ci godiamo questo momento. Il freddo e il vento non danno tregua, ma è una sensazione unica che scioglie ogni stanchezza e fatica, l’energia che ti passa dentro in questo momento, che più volte ho sentito nei miei viaggi. Mi stendo per terra incurante di potermi sporcare, testa sullo zaino, mio fedele compagno, guardo per un po’ il cielo. Le nuvole vanno veloci. Penso solo a questo momento, anni fa un sogno, giorni fa un miraggio, oggi è arrivato.
Il Cammino è finito, o forse è appena iniziato, o forse ancora la vita è un continuo cammino e questa è una bellissima fermata.

Le domande nella vita non finiscono mai per gente come me, ma è la ricerca della verità e dei miei sogni a darmi sempre un motivo per vivere alla grande, per non limitarmi a sopravvivere.

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