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Vita in movimento

Tempo fa ebbi epici scontri con qualcuno e qualcuna che discutevano la mia “vita in movimento”. Qualche altro si mise a discutere cosa facessi nel tempo libero e un altro che non fossi abbastanza “serio” per una competenza offerta. Idee diverse dalle mie, ma le rispetto perché siamo tutti diversi e se non riusciamo a capirci, purtroppo, spesso è meglio star lontani.

Chi non ti concepisce come persona non ti merita spesso come professionista o prima o poi il dissidio emerge, così come io non riesco mai a lavorare con persone con cui mi divide tutto.
Provo sempre a trovare punti d’intesa poi scopro di essere solo un fesso. Ci sono persone che, forse per paura o per semplice chiusura mentale o per presunzione, non giocano mai alla pari. Vogliono solo vincere nei rapporti con gli altri, possibilmente giocando con due palloni e tre elementi in più. E magari ci resto pure male, per il tempo sprecato e il tentativo inutile.

In quest’ultimo periodo ho avuto nuove belle soddisfazioni lavorative e di vita lontano dalla mia terra, nuovi amici e opportunità che mi hanno arricchito di elementi nuovi per comprendere quel che accade attorno a me e insegnato, oltre a non arrendermi, ad ascoltare sempre tutti, anche i coglioni e gli invidiosi, ma poi a prendere sempre le mie decisioni. E questo non vuol dire aver trovato il segreto della vita e di non sbagliare, quanto semplicemente aver tenuto fede, con fatica, a quello che volevo anche se i sogni hanno strade strette e deviazioni, sofferenze e sere storte più di quanto si creda dai nostri stupidi selfie.

Preferibile, amici, sempre sbagliare con la propria testa e tirare in solitaria che cadere aver fatto felici gli altri e aver seguito l’onda.

Forse aveva ragione lei

Forse aveva ragione lei quando diceva che non bisogna tendere la mano a chi le braccia le ha conserte. Che non dobbiamo sprecare la vita salvando vite che non vogliono esser salvate. Che se i termini di paragone che hanno le persone sono il proprio piccolo e limitato mondo, quei due o tre posti dove vanno, quella cricca di amici e una prospettiva minima, non si può far nulla. Che nessuno deve fermare la tua voglia di fare quello che ti senti, che ti tiene vivo e vegeto. Che non puoi smettere di imparare e confrontarti. Che la voglia di comunicare che abbiamo, come sangue che scorre, deve avere i suoi sbocchi, sempre.
Forse un cazzomene o un chisigò funzionerebbe come passe-partout della leggerezza.
Forse aveva ragione lei.