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Empatia digitale

Una recente conversazione con un mio contatto, Ilaria Jagatpal Montis, sulla vicenda dei migranti è stata una bella pratica di empatia digitale. 
Avevamo posizioni diverse, le abbiamo tenute, ci siamo arricchiti dei punti di vista altrui, ma non c’è stato un attimo in cui ci siamo scontrati e mandati a quel paese, come spesso accade in rete. Anzi, quando eravamo indecisi sul senso di un’affermazione, il sorriso liberava tutti dal rischio di capirsi male.
C’è stata consapevolezza ed empatia attraverso parole e emoticons che hanno fatto sottintendere che fosse una semplice conversazione online, senza prevaricazioni e veleno. La rete invece ci rende suscettibili e arrabbiati? Succederebbe così anche se fossimo al bar o in altro luogo? Perchè la rete ci ha reso così?
Direi una conversazione da manuale. Grazie ancora Ilaria 

 

(illustrazione: Che rabbia! di Mireille d’Allancé)

La bellezza intorno

C’è talmente tanta bellezza al mondo che se ci pensi non vale la pena incazzarsi.

Ma devi cercarla, perché non si trova tra volti alla moda, le vetrine del centro e le gaggezze che incroci.

La bellezza è altra cosa. Non la colgono tutti. In un suono, in un tramonto, in un luogo amico, in un messaggio inatteso, in un bimbo che guarda la tua consolle, tra le righe di un libro.

Incazzo perenne

Oggi tornando in aereo ho visto tante gente incazzata: per i posti, per i bagagli che non potevano essere imbarcati, per quelli che non venivano alloggiati sopra la propria testa, per farsi due passi a piedi e raggiungere l’aeromobile.
Se ci pensate inezie. Ma clima di guerra. Toccami e ti azzanno. Sempre e solo incazzo. Continuo. Su ogni cosa.

Non ci va mai bene niente. Tutto è dovuto, tutto deve andare perfettamente e guai a contraddirci. Ci scateniamo poi sul web creando questo clima di continua ostilità. E, sia chiaro, da questo gioco non mi escludo.

Questo non vuol dire che dobbiamo sopportare un disservizio chiaro o chi calpesta i diritti, ma forse, causa facebook, stia emergendo solo il nostro lato di insofferenza e lamento e dobbiamo utilizzare, magari, meglio le energie, gli spazi di libertà e protesta.

Ecco, esercizio quotidiano:

1) ridurre le lamentele al minimo indispensabile, possibilmente offrendo soluzioni (nel dubbio, astenersi);
2) essere comprensivi, se possibile (nessuno è perfetto);
3) non partecipare alle discussioni polemiche o mollarle non appena degenerano (la rissa è dietro l’angolo);
4) non rispondere agli attacchi su fb dei provocatori (quanti…anche tra gli amici);
5) togliere dalla propria home i lamentosi cronici (non quelli costruttivi).