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Mancanze

Il 24 gennaio sarebbero stati 78 e tu non ci sei. Ebbene sì, parlo di un padre andato via forse troppo presto o amato troppo poco per quanto avresti voluto.
Sembra un’eternità da quel duemilaeundici, la vita è andata avanti, quell’addio mi ha reso coraggioso e più folle nell’inseguire quel che volevo, più pronto al dolore e un po’ meno disposto a perdere il mio tempo se non per le cose che mi piacesse realmente fare. Pecore nere di un’idea, viviamo come scriviamo, aggrappati a una tastiera o su di una una consolle, destinati a non combinarne mai una giusta ma anche ad assaporare quella felicità che poi trovi nei momenti e luoghi inaspettati. E poi ancora la lontananza, la differenza, la malinconia esistenziale.
Un biglietto aereo, un’altra serata, un file da riempire. No, spesso non bastano per colmare tutto.
Ci si sente vulnerabili, sperduti nei traffici dell’anima, meno aperti al compromesso e al ribasso. Il futuro, il passato, i ricordi, le persone che valgono, quelle che sono state un investimento sbagliato, quelle che ti sorprendono, gli errori che fai, gli sprechi di tempo, i treni non presi, le scommesse sbagliate, le amarezze sulla via.

Libertà di scelta

Il fine vita è da anni per me la scelta matura e consapevole di ognuno e non l’accanimento terapeutico.

La vicenda di Charlie, purtroppo, e il dolore dei genitori che (giustamente) provano ogni tentativo e non si arrendono  a quello che sembra un destino scritto ha messo precarietà nelle mie convinzioni e mi ha insegnato che non può esserci idea, giudizio e posizione valevole comunque e per sempre, specie quando si parla di persone e affetti.

Istintivamente evito chi ha una ricetta e una soluzione per tutto, ed io stesso tendo a rivedere tanto, la complessità del mondo in cui viviamo non va letta e compresa con i semplicismi e le barricate.

Mi dispiace

Che parole ci sono quando un amico, di primo mattino, ti racconta che la persona più importante della sua vita ha un male incurabile? Che cosa puoi rispondere, pensare, dire, suggerire? Per una volta tanto, la tua incontinenza verbale non trova più vie d’uscita o flussi capaci di produrre un sentimento che sia parola, frase, espressione. Solo un semplice e banale “mi dispiace”. E l’idea che siamo sempre in balia degli eventi, più di quanto pensiamo distratti dalle cose della vita.

Di chi è la colpa?

Mamma si dimentica la figlia in auto. La figlia muore. Si può anche oggi essere colpevolisti?
Viviamo nella società della distrazione e dell’impegno continuo e forsennato, facile additare colpevoli. La paura di perdere qualcosa, impegni, lavoro e scadenze, ci rende vulnerabili in ogni attimo. Di chi sarebbe la colpa? Le persone sono vittime o colpevoli?
Questa tragedia e altre, frutto di distrazioni, può (purtroppo) accadere. E non ci sono tante soluzioni. Si chiama fatalità e colpisce tutti.
Dolore per la bimba e pietà per la madre e per il peso che porterà nella vita.

15 anni

Beatrice, 15 anni, quanta bellezza, quanto tempo non vissuto, quanti rimorsi per tutto quello che poteva essere ma una parola troppo grande per noi lo ha tagliato per sempre.

Eppure l’insegnamento pur nel dolore c’è: vivere sapendo che tutto è fugace e non rinunciare mai a nulla fosse anche solo un’emozione, un abbraccio, un ‘grazie’.
Il tempo scorre veloce, ci toglie le cose che amiamo e non sai mai se il tuo saluto sia già un addio.

(Io ci penso spesso, in sere come queste: che prima o poi tutto finisce e chissà cosa ci sarà dopo).

Morire con la propria passione (e sciacallaggi d’occasione)

Strano destino, poetico e tragico, morire mentre si fa quello che si ama. Va via un altro grande della musica italiana capace di cantare atmosfere che spesso animano i miei viaggi e ricordi. Come questa.

https://www.youtube.com/watch?v=B1IW7k7UVPg&sns=fb

Nota dolente:

mi chiedo cosa porti oggi il giornalismo, quello di cui mi lustro le scarpe, a mettere il video con gli ultimi momenti del concerto e della vita di Mango e noi a guardarlo e, magari, a mettere ‘mi piace’.

Forse l’idea che oramai siamo dentro un circuito irreversibile di schifoso voyeurismo e di curiosità senza regole e pudore. Non chiamatelo diritto di cronaca o libertà, su queste due parole si stanno consumando continui sciacallaggi.

Morire con la propria passione (e sciacallaggi d'occasione)

Strano destino, poetico e tragico, morire mentre si fa quello che si ama. Va via un altro grande della musica italiana capace di cantare atmosfere che spesso animano i miei viaggi e ricordi. Come questa.

https://www.youtube.com/watch?v=B1IW7k7UVPg&sns=fb

Nota dolente:

mi chiedo cosa porti oggi il giornalismo, quello con cui mi lustro le scarpe, a mettere il video con gli ultimi momenti del concerto e della vita di Mango e noi a guardarlo e, magari, a mettere ‘mi piace’.

Forse l’idea che oramai siamo dentro un circuito irreversibile di schifoso voyeurismo e di curiosità senza regole e pudore. Non chiamatelo diritto di cronaca o libertà, su queste due parole si stanno consumando continui sciacallaggi.

Per chi vive in equilibrio…

chi vive in equilibrio
chi vive programmando tutto e tutti
chi è sempre brillante in ogni occasione
chi è sempre alla moda
chi ha sempre la stessa idea
chi è sempre in ordine
chi ha sempre ragione
chi sta sempre dalla parte del giusto
chi ha sempre la risposta a tutto
chi non si pone mai dubbi
chi non perde mai la bussola
chi piace a tutti
chi è sempre con tutti
chi è sempre in perfetta forma
chi non delude mai gli altri
chi sa sempre cosa è bene cosa è male
chi non sbaglia mai strada, serata, situazione
chi veste impeccabile
chi non si sporca mai
chi vince sempre

in realtà è morto e non lo sa.

Quando facebook può uccidere

A volte facebook può uccidere. La libertà di parola non conosce freni e di questo spesso siamo sempre tutti un po’ colpevoli, me compreso.

Quello spazio vuoto da riempire che si chiama stato ha un potere fortissimo: esser letto da tanti e far creare un’opinione, un’idea, una sensazione collettiva. In positivo e in negativo. Vero o falsa. Su un fatto e soprattutto su una persona. Quanti ne sono consapevoli?

Una illazione, una chiacchiera, una battuta velenosa e davvero la vita di qualcuno può cambiare. Non parlo dei giornali, che con certi titoli superficiali o con certi scoop hanno deciso il futuro di tanti. Certi giornalisti al posto di tastiere e penne hanno coltelli da insanguinare in cambio di stipendi da fame. Devono portare lo scoop, comunque. Se creano il caso da copertina hanno vinto. Se si rivela un falso colossale, loro non pagheranno quasi mai, se non (forse) con la coscienza. Nessuno risarcirà chi è stato sbattuto in prima pagina.

Parlo dei social, diventati strumenti di guerre personali, di attacco sistematico alle idee diverse e alle persone, alle loro intimità, alle loro tendenze e al loro cuore.
Quante ne leggete di queste accuse infamanti scorrere nelle home? Quanti link copiati e incollati senza un briciolo di consapevolezza e sensibilità per i contenuti e le foto? Si butta nel calderone tutto quello che passa per la testa in quel momento.

Siamo consapevoli di questa forza esplosiva che ha facebook?
Probabilmente lo ignoriamo o non totalmente.
Continuo a dire che la libertà sia una cosa pericolosissima se in mano di irresponsabili.

L’esempio del ragazzino suicidatosi a Roma per le battute sui suoi pantaloni rosa e sulla sua identità sessuale compresa l’immancabile pagina fans su facebook (ma qualcuno le controlla?) è una vittima non solo dell’ignoranza che regna in questo paese, troppo arretrato e attento a compiacersi delle proprie miserie di cartapesta e poco a capire gli altri, ma anche di questa strana libertà chiamata facebook, che permette davvero a tutti di dire la loro, di parlare senza sapere, per sentito dire, di spiare la vita altrui e appena si sa qualcosa di sputtanarla allegramente in cerca d’applausi.

E quando le stupidate si ripetono, in un paese dove la sciocchezza, il nulla e l’idiozia sono al potere, rappresentano modelli di vita e scuole di pensiero, nei giornali, in tv, negli stadi, nelle scuole, nei campi di gioco, in discoteca, negli aperitivi, diventando armi pericolosissime in mani irresponsabili che provocano anche questi suicidi. Ecco facebook, la parola, può decidere la vita di una persona.

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2 novembre

Oggi, giornata di commemorazione dei defunti. Oggi un ricordo speciale per chi non c’è più e il giorno in cui si visitano i cimiteri per portare un fiore o recitare una preghiera.
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