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Helsinki, meno 7 gradi

Quando vado via da Helsinki la città dorme ancora. La colazione continentale è fatta di uova, pane tipico con marmellata, pomodori, affettati, olive, cappuccino e frutto. Anche oggi non chiedetemi perché.

Sono le nove quando restituisco la chiave badge all’hotel Anna ed esco. Ci sono 7 gradi sotto lo zero, sette!, forse la temperatura più bassa che abbia mai vissuto in vita mia, restare fuori per piú di dieci minuti o tirare fuori le mani per fare una foto è un’impresa: si congelano più veloci delle pozze. 

La città comincia il suo lento risveglio. I primi caffè sono oasi di calore e sorrisi, nei mercati donne con grandi cappotti e berretti da colori antichi sistemano la frutta. Il tram sferraglia prendendo qualche intrepido passeggero che sfida la prima mattina. C’è vomito ovunque perché qui l’alcool è un problema sociale.

Se dovessi rappresentare queste giornate finlandesi direi freddo, rilassatezza e armonia. Temperature inconcepibili per chi vive vicino al mare ma anche il loro fare lento, l’armonia dei luoghi, l’ordine di ogni angolo e i loro toni, mai sopra le righe. 

Ieri ho trovato un bel ristorantino – Kastan Moljia – dove mangiare a prezzi abbordabili. Nel mare magnum dei posti di Helsinki, tutti con costi assurdi, questo ‘buffet alla finlandese’ aveva un formula divertente e un prezzo irrisorio. C’era qualsiasi bontà tradizionale, zuppe, aringhe e salmone, pane tipico, poi ancora dall’alce alla renna. Presentazione alla buona, conduzione familiare iper gentile, pochi tavoli e ambiente tipico con cimeli, corna e tutto quello che rende il posto inmerso nel proprio paese. Per fortuna sono arrivato prima che finissero i posti a sedere. Il conto? 35 euro, considerato che la birra costa 7 euro e il caffè 3!

All’arrivo al terminal traghetti sono quasi assiderato. Mi son giocato la mano destra che non risponde più agli stimoli. Il cuore batte a intervalli di tempi calcistici e penso a cosa dovrei dire in caso di malore, io che soffro pure di pressione bassa. E se stessi male in nave, mi prenderebbero con l’elicottero? E mi soccorrerebbero qui oppure se ne fregherebbero? Paranoie.

Cerco su google “mani ghiacciate”: sfregare, tisana allo zenzero e abbracciare persone calde. Ehm… la persona più calda qui vicino è una sellerona che se mi avvicinassi sarebbe pronta a stritolarmi.

Mi attacco a un divano, sfrego le mani, spero che tutto passi. Pian piano corpo e mani riacquistano livelli accettabili. 

Gate 2, ripartiamo. Si sale sul traghetto, l’immenso Viking. Vado al salone bar dove la gente prende già birra con leggerezza e un impianto con bassi potentissimi prima somministra delle simil las Ketchup, poi un pezzo arabo ma cantato in Finlandese poi ci inonda di house. A quest’ora come potete? Ma forse è il karma!

Hola

Curiosità dalla Finlandia

Ventiquattr’ore a Helsinki girovagando in lungo ed in largo in questa città, studiando le abitudini dei finlandesi, sbirciando in ogni locale, in ogni negozio carino e colorato che trovavo e attirasse la mia attenzione. 

Allerta spoiler: Helsinki è piena di sorprese.

Allerta due: un giorno non serve per capire nulla (e mi son fatto aiutare da un po’ di letture)!

Helsinki una città di design, dai palazzi ai vestiti, sino a come vengono serviti i piatti per il pranzo. Non a caso la città è stata nominata capitale mondiale del design e alcuni anni fa l’UNESCO. Oggettistica, borse, arredi, moda, tutto risponde al design. C’è anche il “design district” con architetture intricate, negozi di antiquariato, negozi di moda, musei, gallerie d’arte, showroom e caffè.

Per due terzi la Finlandia è coperta da foreste, è diventata una repubblica parlamentare nel 1917 e dal 1995 fa parte dell’Unione Europea. Solo il 7% dei campi è usato per coltivazioni, il cigno è l’animale simbolo, si parla finlandese, svedese e sàmi – e detestano essere chiamati scandinavi perchè non lo sono! –  il consumo di caffè procapite annuale è di 9,9kg. Un dato che significa: bevono caffè più di noi italiani. E di caffè, sempre “poco costosi”, ne trovate tanti, dove rifugiarsi a Helsinki, come ho fatto ieri prima di assiderarmi. 

Una torta e un caffè e sembra di stare a New York, con il loro aspetto minimal. Tutti con wifi,  dove poter riparasi dal freddo inverno, magari con un libro o studiando, lavorando. 

Ma come ci si sente in giro? Helsinki è tranquilla, introversa, si sente il rumore del tram e il vociare dei gabbiani. Poche chiacchiere da un tavolo all’altro, poche risate sguaiate, glorioso silenzio e rispetto. Che palle, dirà qualcuno!

Sapevate che è stata pure creata una pluripremiatapizza per Berlusconi quando fece una delle sue infauste battute come “il culatello di Parma è meglio della renna affumicata di Helsinki, che l’educazione fisica si fa col pattinaggio su ghiaccio, che ci sono i mondiali di trasporto di tua moglie, che è la terra dei mille laghi (187 mila!), che ci sono 18 abitanti per kmq, che 400 parole sono legate alle renne (350 mila) e che le saune, nate qui, son ovunque, perfino in Parlamento?

Per finire gli stereotipi: crediamo tutti che sia un paese infelice. Ni. Per il terzo anno l’Onu, al netto di un tredicesimo posto mondiale per suicidi (3 volte più dell’Italia), lo colloca come primo paese per felicità (l’Italia al trentesimo). Quanto è complesso e bello il mondo…

 

Da Tallin a Helsinki

E da Tallin non te la fai un salto a Helsinki? Giuseppe Marcialis suggerisce l’ennesima avventura e allora è un attimo fare il higlietto per una nave Viking Line, chiamarlo traghetto è offensivo, e farsi due ore e mezzo nello scuro Mar Baltico.
Dimentico le vergognose carrette del mare italiche, la nave è un portento: saloni, lounge bar, zone bimbi, pulizia e cura. Un viaggio perfetto – qualcuno ha preso pure la cabina – e la capitale finlandese si svela fai primi isolotti. Io sorrido, un’altra bandierina, il posto più a nord dove son stato. E Helsinki si rivela gran sorpresa. “Non c’è niente”, “solo freddo” mi avevano detto. “È bruttina”, avevano rincarato altri. Niente di più sbagliato. Helsinki è una piccola gemma tutta da scoprire e basta immergersi nella quotidiana ordinata e silenziosa di questo popolo misterioso di pelle chiarissima per coglierne il senso.
Poche ore di luce, il sole è optional come gli alzacristalli sulle vecchie panda, il mio tour de force prevede pero’ un giro di esplorazione veloce che tocchi almeno i punti più importanti e si prenda il tempo per fermarsi, lavorare e pensare in qualche caffè per caso.
Il mercato, prima tappa. Capita sul tragitto ed è impossibile non passarci visto che sta proprio vicino alle partenze dei traghetti per le isole. Dopo aver passeggiato tra le sue corsie e ammirato ogni bontà (salmone, cervo, aringhe, carne o chips di renna e via dicendo) mi godo una zuppa e con un pezzo di pane di segale sormontato da salmone, granchio o gamberetti, in uno dei tanti baretti. Prezzi alti, e questo sarà la costante di Helsinki! Fuori nell’area esterna, il Kauppatori, tanti banchetti con frutta, verdura, pesce fresco e piatti pronti tutti in stile nordico. Ma davvero la loro cucina fa così schifo? Solite idiozie!
A due passi, ma sono dieci minuti, la Cattedrale luterana e piazza del Senato, uno spazio armonioso e il bianco della chiesa quasi accieca i tanti turisti che affollano la zona. Salendo le sce ci si sente Rocky di terz’ordine ma merita: si gode una bella vista verso il fronte del porto!
Un salto alla Chiesa nella roccia dove di mezzo c’è un motivo musicale. È la chiesa che non ti aspetti nella città che non ti aspetti, appartata rispetto al centro, è scavata nella roccia tanto da non essere visibile all’esterno. Dentro, i contrasti la rendono diversa dalle altre, un rifugio riadattato, una enclave, tanto da essere una delle attrazioni più visitate. Sembra più una costruzione avveniristica che un luogo di culto. Il silenzio regna sovrano e l’atmosfera è intima, grazie anche al tanto legno.
Poi c’è Uspensi, Cattedrale ortodossa che domina questa parte di città e che può valere uno stop. Dopo aver visitato la cattedrale, passo a Katajanokka, quartiere residenziale con bei palazzi e scorci sul mare. Le luci di Natale disegnano geometrie di regali, renne, stelle. Lo shopping riunisce i finlandesi in un grande rito collettivo.
Raggiungo Kallio, il quartiere dei bar, che in questa zona si susseguono l’un l’altro senza praticamente soluzione di continuità. Potete andarci dopo cena, quando si riempiono e al loro interno scorrono fiumi di birra. Io ci passo prima, fedele al mio andar contro.
Il freddo pungente, siamo a meno tre, mi sfida. Le mani gelano, ogni punto scoperto punge e il cuore comincia a battere. Cerco un bar ma trovo una sfilza di locali esclusivi dove probabile che mi prendano per terrorista. Appena leggo Gallery mi sento rilassato. Ho bisogno di una pausa, subito!
(Continua)