Gli spruzzi di neve della notte sono già diventati acqua. La mattina è fredda a Sofia e in due giorni la temperatura è scesa di dieci gradi. Le persone accompagnano indossano vistosi cappelli che coprono anche le orecchie.
Pochi, davvero pochi, quelli che mostrano il capo. Annuncia neve ancora nel pomeriggio.
Camminare oggi non è proprio il massimo. Sul Bulevard Maria Luiza, vicino alla moschea Banya Bashia e alla concattedrale di San Giuseppe c’è il mercato centrale.
Un mercato atipico, ordinato e curiosamente silenzioso. I banconi puliti invitano assaggi di cibi dolci e salati. Una scolaresca viene messa in fila dalla maestra di fronte a un venditore di chincaglierie. Una donna mescola un contenitore di olive nere in attesa del prossimo cliente. Il kebab comincia a rosolare lento sul fuoco mentre gli anziani presidiano i tavolini del centrale Tosca Cafè che sforna con lentezza cappuccini e caffè da una macchina che sbuffa calore.
Al piano di sotto c’è un grande negozio che vende abiti usati a peso. Scorro magliette di altre epoche, giubbotti e maglioni che il tempo ha violentato, pantaloni sdruciti, presentati pulito e stirati nel tentativo di essere utili per qualcuno.
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Sofia, quando lasci i percorsi conosciuti…
Quando lasci i percorsi evidenziati nelle cartine perfettamente allineate nelle hall degli alberghi, che riportano negozi e ristoranti che mai frequenteresti, succedono sempre cose interessanti.
Sguardi, vetrine, rughe sfumature, profumi, odori, crepe, dislivelli, le nudità di Sofia, capitale della segreta e temuta Bulgaria, si mostrano con la loro ansia di nascondersi al più presto dai giudizi occidentali.
Una donna porta fuori una pizza da vendere a pochi lev. Due signore discutono davanti a un negozio di capi d’abbigliamento. Nella scuola rimbomba un pallone da basket che prova ad entrare in un canestro troppo alto per dei bambi dalle guance arrossate.
Eppure questo prendersi a pugni tra linee e architetture veterocomuniste e il vuoto cosmico dei tempi moderni, materializzato da negozi patinati e con le scritte perfette resta degno di nota. Non so cosa scegliere. Conoscendomi apprezzo più i rimasugli dell’impero sovietico.