- Che non bisogna abbandonarsi alla paura. Che abbiamo forze e risorse che non pensiamo. Allora agire, senza mettersi troppi dubbi, senza paura, senza pensare a come ti giudicheranno, prima ancora che promettere di agire.
- Che essere liberi e indipendenti – che non vuol dire egoisti o fuori dal mondo – è un gran rischio e una rottura, ti mette ai margini di tante cose, ma non puoi farne a meno.
- Più libri, più viaggi, più curiosità, più arte, più ritmo, qualità e sfide: se si vuole migliorare bisogna alzare l’asticella, ricercare e mettersi sempre in gioco e in pericolo rispetto alle certezze. Salvare il tempo e l’attenzione.
- Servono parole per capire e condividere le idee che abbiamo. Serve comunicazione onesta e appassionata per migliorare il mondo. Le parole e le frasi ti rendono libero e ti avvicinano.
- Bisogna cercare il bello che ci circonda. E se questo non si trova, imparare a scovarlo o capire come si fa.
- Le persone sono la miglior risorsa. Creiamo ponti, condividiamo storie e conoscenza con spirito aperto e comprensione, ascoltiamo i dolori altri senza giudicare.
- Meditazione, scrittura, musica, corsa e lettura, buon mangiare, minimalismo e respirazione sono esercizi quotidiani irrinunciabili. Forse ci allontanano dalla massa, magari ci avvicinano al cuore.
- Bisogna anche alzare il volume e suonare “musiche” nuove. Come fa un dj. E se questo provoca fastidio a qualcuno, siamo sulla strada giusta.
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Buon 2020!
Se dovessi partire con gli auguri inizierei dagli ultimi, i perdenti, da quelli che la vita ha tolto tutto o mai dato niente.
Cercherei quelli che non saranno mai vip, che non trovano la via del successo, quelli che non vengono scelti, quelli di cui nessuno scriverà nulla, mai un articolo, una citazione, un passaggio tv, quelli che nessuno aspetta a cena o per un aperitivo, i sostituibili, le terze e quarte scelte e non sono mai nella parte giusta. Quelli che non hanno mai ragione e non trovano mai la strada.
In un mondo perennemente alla ricerca – o nello sfoggio illusorio – di perfezione e successo, di numeri uno e influencer, artisti e alternativi, alla moda e sempre attenti, furbastri, geniali e sempre sul pezzo, sono loro quelli con cui ho ancora qualche cosa interessante da condividere.
A me stesso auguro sempre di trovare più erranti che perfetti, perché so di certo che la precarietà è ricchezza ed è l’unico valore che ci rende vivi e umani.
Capodanno e qualche lezione che ho imparato
Tra poco arriva il 2020 e ci sono due o tre lezioni che ho imparato e che volevo condividere con voi.
2019, anno di viaggi, Spagna, Portogallo, ancora Spagna, Svezia e ancora Spagna. Anno di luoghi del cuore, Sardegna, San Valentino e Santa Margherita.
Anno di eterni ritorni e rimessa in discussione di alcuni valori e consapevolezza del tempo che corre e che sia l’unico metro che regola la nostra esistenza.
Era maggio quando sono andato via da Milano e lasciavo un lavoro sicuro con una grande azienda come Volkswagen. Non era facile, non sono mancate paure e amarezze, ma quella scelta, folle, impossibile da comprendere per molti, maturata proprio quasi un anno fa di ritorno da un bellissimo viaggio tra Porto, Lisbona e Madrid, era necessaria. Perdevo la metropoli, i suoi ritmi, le sue opportunità, la sua internazionalità e connessione col mondo. Perdevo – forse – il sonno tranquillo di un lavoro e ritornavo alla precarietà, anche se si chiama libera professione e partita iva.
Si aprivano nuovi scenari, altri si chiudevano. Inutile dire che sembrava follia tornate nell’isola e ripartire da zero con due professioni (comunicazione e dj) altamente inflazionate e liquide, specie in un momento così delicato per l’economia.
Sono successe tante cose: ho ritraslocato in 2 giorni, ho preso una casa nuova con una vista fantastica, ho riaperto una nuova partita iva, suonato a un festival meraviglioso e a diverse belle serate, ho riabbracciato amicizie (altre le ho perse), ho aperto collaborazioni lavorative che mai avrei pensato, ho rimodulato le mie priorità, ma soprattutto mi son riavvicinato a mia madre, rimettendo al centro musica e scrittura.
Il tempo mi ha reso coraggioso, e ciò che spaventava è diventata forza nonostante sapessi che il rientro sarebbe stato complicato e non tutto di quello che avevo preventivato, il sistema che mi ero mentalmente creato, si sarebbe concretizzato, comprese le persone che mi dissero “torna, c’è spazio per te”. Anzi, quasi tutto è cambiato. Nuovi amici, nuovi obiettivi, nuove consapevolezze, nuovi problemi da gestire.
Rimettersi in discussione come uomo e come professionista, facile vero? A un certo punto ti stanchi e ti rompi le balle dei continui cambiamenti, no?
Il tempo é diventato il motore di ogni cosa. Tempo che scorre e che manca. Tempo prezioso, da saper declinare.
Oggi, guardandomi dietro, sono felice delle scelte fatte e anche degli errori e i passaggi a vuoto.
Mi sento fortunato per aver avuto tanto dalla vita, anche perché so che non è quasi mai arrivato per regalo.
Non dimentico le persone che mi hanno aiutato e quelle che mi hanno osteggiato, permettendo di migliorarmi. Ringrazio le critiche, quelle oneste, e anche quelle ingiuste.
Sono grato per tutte le difficoltà avute, per questi 365 giorni, compresi quelli complessi che, col senno di poi, decidono chi sei in base a come sai affrontarli.
La lezione?
Devi imparare ad amare tutte le difficoltà, fartene amico e complice. La gente come me è condannata a non aver mai un’esistenza perfetta e tranquilla. Deve fare, magari non bene, ma fare. Imperfetti e complicati, però senza possibilità di fermarsi.
Non abbiamo sponsor, non abbiamo sponde, non abbiamo tante boe a cui aggrapparci.
Noi solo noi, anche nei giorni di tempesta e in quelli dove non si vede il sereno. Ma se non fosse così, non saremo davvero noi stessi.
(Foto ipnotica)
Un anno di Tixi (e qualche lezione che ho imparato)
Tra poco arriva il 2020 e ci sono due o tre lezioni che ho imparato e che volevo condividere con voi.
2019, anno di viaggi, Spagna, Portogallo, ancora Spagna, Svezia e ancora Spagna. Anno di luoghi del cuore, Sardegna, San Valentino e Santa Margherita.
Anno di eterni ritorni e rimessa in discussione di alcuni valori e consapevolezza del tempo che corre e che sia l’unico metro che regola la nostra esistenza.
Era maggio quando sono andato via da Milano e lasciavo un lavoro sicuro con una grande azienda come Volkswagen. Non era facile, non sono mancate paure e amarezze, ma quella scelta, folle, impossibile da comprendere per molti, maturata proprio quasi un anno fa di ritorno da un bellissimo viaggio tra Porto, Lisbona e Madrid, era necessaria. Perdevo la metropoli, i suoi ritmi, le sue opportunità, la sua internazionalità e connessione col mondo. Perdevo – forse – il sonno tranquillo di un lavoro e ritornavo alla precarietà, anche se si chiama libera professione e partita iva.
Si aprivano nuovi scenari, altri si chiudevano. Inutile dire che sembrava follia tornate nell’isola e ripartire da zero con due professioni (comunicazione e dj) altamente inflazionate e liquide, specie in un momento così delicato per l’economia.
Sono successe tante cose: ho ritraslocato in 2 giorni, ho preso una casa nuova con una vista fantastica, ho riaperto una nuova partita iva, suonato a un festival meraviglioso e a diverse belle serate, ho riabbracciato amicizie (altre le ho perse), ho aperto collaborazioni lavorative che mai avrei pensato, ho rimodulato le mie priorità, ma soprattutto mi son riavvicinato a mia madre, rimettendo al centro musica e scrittura.
Il tempo mi ha reso coraggioso, e ciò che spaventava è diventata forza nonostante sapessi che il rientro sarebbe stato complicato e non tutto di quello che avevo preventivato, il sistema che mi ero mentalmente creato, si sarebbe concretizzato, comprese le persone che mi dissero “torna, c’è spazio per te”. Anzi, quasi tutto è cambiato. Nuovi amici, nuovi obiettivi, nuove consapevolezze, nuovi problemi da gestire.
Rimettersi in discussione come uomo e come professionista, facile vero? A un certo punto ti stanchi e ti rompi le balle dei continui cambiamenti, no?
Il tempo é diventato il motore di ogni cosa. Tempo che scorre e che manca. Tempo prezioso, da saper declinare.
Oggi, guardandomi dietro, sono felice delle scelte fatte e anche degli errori e i passaggi a vuoto.
Mi sento fortunato per aver avuto tanto dalla vita, anche perché so che non è quasi mai arrivato per regalo.
Non dimentico le persone che mi hanno aiutato e quelle che mi hanno osteggiato, permettendo di migliorarmi. Ringrazio le critiche, quelle oneste, e anche quelle ingiuste.
Sono grato per tutte le difficoltà avute, per questi 365 giorni, compresi quelli complessi che, col senno di poi, decidono chi sei in base a come sai affrontarli.
La lezione?
Devi imparare ad amare tutte le difficoltà, fartene amico e complice. La gente come me è condannata a non aver mai un’esistenza perfetta e tranquilla. Deve fare, magari non bene, ma fare. Imperfetti e complicati, però senza possibilità di fermarsi.
Non abbiamo sponsor, non abbiamo sponde, non abbiamo tante boe a cui aggrapparci.
Noi solo noi, anche nei giorni di tempesta e in quelli dove non si vede il sereno. Ma se non fosse così, non saremo davvero noi stessi.
(Foto ipnotica)