Ripartenze.
Cammino nel silenzio e nella neve di Sofia. Ci siamo io, un tram, due figuri neri che si perdono nella strada e alcuni vecchi taxi col motore acceso.
Freddo di un mattino non ancora arrivato, ultima cartolina di una città sconosciuta che sento già mia, come tante altre città capaci di conquistarti senza troppe cose. La fermata della Metto è Serdica, ma attenzione prima di arrivarci si scivola. Ecco. il biglietto non funziona – “vale solo se obliterato entro i dieci minuti” dice una donna dalla finestra dell’ufficio informazioni, guardando la scena dei miei inutili tentativi. Ma io che l’avevo fatto, premuroso, ieri, per paura – le mie stupide paure – di folle oceaniche di primo mattino.
Rifaccio il biglietto. Trovare la linea non è semplice. La metro 1 fa un gran giro, quindi bisogna usare il sottopassaggio per la connessione. Ogni città ha le sue logiche che non sto qui a capire alle 6 del mattino.
Non vedo la destinazione aeroporto, allora prendo la linea rossa – destinazione Business Park – che comunque va in quella direzione, in qualche modo arriverò. Riscendo a Mladost I e finalmente vedo il treno giusto. La direzione è Sofia Airport, le fermate sono Mladost III, Tsarigradisko shose, Druzhba, Iskarakso, Sofia Sveta Gora tutte accompagnate da una voce femminile robotica. Il treno si svuota lentamente, nessuno parte in questo giovedì di neve. E chi resta non ha un bagaglio o qualcosa che dimostri un volo verso un’altra parte.