Come cambiano i miei viaggi, come cambio io.
Viaggio di più, negli ultimo tempi, spendendo di meno.
Mi organizzo sempre meglio, risparmio, attuo strategie per potermi muovere più spesso. Errori tanti ma voglio migliorarmi. Porto poco nella valigia (anche stavolta potevo essere meno apprensivo), cerco di vestirmi in maniera semplice, riciclo panini, acqua e frutta. Visito le città immergendomi nelle zone sconosciute, alla ricerca dei posti insoliti, del senso profondo, tra la gente. Indifferente alle vetrine più note e ai posti straaffollati, mangio cibi tipici, dormo negli ostelli e spesso mi compro il cibo nei market. Investo in esperienze più che in oggetti, così è la vita. Giro per locali, ascolto musica, cerco idee per contaminare i miei dj set. Poi cammino, cammino. E la sera, stanchissimo, mi butto a letto o mi lascio travolgere dalle luci di città con dei ritorni sdraiato sui sedili di qualche bus notturno.
Eccomi a Londra, ultima tappa di viaggio, una città che avrò visto oramai una decina di volte ma che sa mantenere sempre un’aria e un’atmosfera speciali. Metropolitana, cosmopolita, un incontro di voci idee e culture, e una città bella da visitare, facile ed efficiente. Una grande scuola d’inglese perché qualche giorno qui vale più di ore e ore di lezioni. Ho visto tutto in passato, mi concentro ora sui miei siti classici: Candem Town, il lungo Tamigi, (Tamixi per gli amici), i parchi, una gita in battello, un tour della città.
Entro nei pub, mi bevo una birra anche solo per respirare l’atmosfera, ascolto la musica di un suonatore di strada, mi perdo in qualche mercatino e uso i bus come non mai anche solo per farmi trasportare e guardare. Perdermi per strada per solitudine e pensieri, lontano da me stesso ma tremendamente vicino. Litigo con la batteria del mio iPhone, prendo appunti, posto pensieri viaggianti, ascolto profumi e odori.
Perché non vai qua o là? Io viaggio anche solo per respirare l’aria di un posto diverso, ecco perché non faccio i classico tour e le classiche foto, ecco perché rifiuto posti come Starbucks, Hard Rock Cafè, Mc Donald’s senza parlare dei negozi di moda italiana. Ecco perché vedo con una punta di razzistica avversione l’italiano medio turistico come ero io probabilmente anni fa.
Non capisco cosa ci sia di caratteristico e di entusiasmante nello stesso locale riprodotto in altre città, se non essere schiavi dell’omologazione.
Ieri un mio caro amico mi ha dato un simpatico vaffanculo via sms elogiando questa vita in giro per il mondo. Io gli ho detto che la cambierei con il suo posto fosso e il paese dove vive, una incantevole località. Lui ha ribattuto che non mi vedrebbe mai in un posto fisso, forse è vero. La realtà è che non esiste un posto migliore, una vita migliore. Tutto è personale e realistico, tutto ha dei pro e dei contro. Molti non capiscono che io scrivo un’idea che è la mia. Non ho la presunzione che sia verità o di insegnare nulla.
Ognuno cerca la sua strada, i suoi posti, le sue sensazioni. Ho la presunzione di dire la mia con orgoglio, poi ognuno avrà la sua.
Il problema non è dove sei o quel che fai. Il problema è vivere, avere idee, confrontarsi e contaminarsi.
Molti vivono una vita a rallentatore o con il freno a mano tirato, pensando che la vita aspetterà e che recupereranno il tempo perduto. Una vita di rinvii, di rimorsi, di sogni mai realizzati, di strade certe, abiti alla moda, aperitivi, posti frequentati “perché ci devi andare”, divertimenti forzati e pensieri incollati. Questi non cambiano mai per il giudizio degli altri, per paura di perdere qualcosa, di sbagliare, di non avere l’età. Ho perso tanto tempo anche io ma sono lezioni.
Vivere finché si può, come si vuole, vivere oggi senza aspettare domani. Una morte dopo una vita rimandata è come non aver mai vissuto.
Come ora, ho pensato e deciso all’ultimo. Esco da Londra, vado alla ricerca di un posto dell’anima. Un treno verso una destinazione speciale. Per qualcuno un ammasso di pietre, per altri uno spazio che trasmette mito, leggenda ed energia: Stonehenge.
Chiedeva un amico invecchiato prematuramente tempo fa:
– Tixi ma non ti stanchi a viaggiare, ma quando ti fermi? Ma chi te lo fa fare? Ma quando ti prendi un po’ di riposo?
Gli ho risposto:
– Scusami, sto vivendo. Non disturbarmi.