Lascio l’hostell alle 8,15 dopo aver rifatto valigia e controllato tutto. La solita colazione continentale prima di un’altra giornatona, in programma il giro della Scozia.

Alle 8,45 sulla Royal mail appuntamento con il pulmino: ho preso uno di quei tour da due giorni che macinano chilometri e luoghi. Ecco l’autista, John, allegro sessantenne scozzese con un kilt rossoverde, dai modi gentili, che si presenta e chiede subito chi sono e da dove vengo. Siamo in 7: insieme a me tedeschi, due cinesi e una coppia texana.

John carica i bagagli e ci fa accomodare dentro un bel mezzo mercedes, confortevole e spazioso. Prima di partire parla del viaggio, racconta il percorso e poi passa alle disposizioni di sicurezza (sembra la scena dell’aereo) e ci raccomanda di partecipare attivamente e di chiedere tutto quello di cui si ha bisogno, domande o lamentele, se la radio è troppo alta, se sta parlando troppo, se vogliamo fermarci per una foto.

Mette il microfono e comincia a raccontare ogni chilometro fin da Edinburgo, aggiungendo anedotti e storie curiose, non sempre afferro tutto quel che dice. Sono un dilettante.
Prima tappa al Fourth bridge, un mastodontico ponte ferroviario a 14 km dalla capitale, a cui si aggiunge un altro ponte per le auto: spettacolari! Il freddo punge ma alcuni compagni di viaggio lo sfidano in maglietta. Solito dubbio: come è possibile che io non ci riesca? Sono vecchio, ecco la risposta.
Tempo per una foto davanti a queste meraviglie architettoniche e si riparte, direzione nord.

Un po’ di autostrada e verso le 10,40 siamo a Dunkelk, un bianco paesino vicino a un fiume pescoso, uno di quei posti che mi piacciono: poche case, tranquillità, il solito pub, natura che ti avvolge. Tempo di una passeggiata tra cattedrale con cimitero e centro e si riparte. Fa freddo. John mi chiede se capisco tutto. Io rispondo “un po’” e allora mi invita a far domande se ho bisogno. Poi si rivolge a tutti: sta andando bene? Parlo troppo? La musica? Il volume? Accende il motore e si va. Si è creata quella giusta alchimia tra la comitiva e la guida che fa ben sperare per il resto.

La foresta fa da padrona, il cielo non promette nulla di buono ma per fortuna ancora non piove. Si gira per Hermitage, in Perthshire, un enorme bosco con alberi giganteschi, fiume e cascata.
15 minuti di camminata, siete pronti? dice John che ci accompagna (caso strano, una guida che segue) tra la natura. Un bel sentiero fino ad arrivare a tre alberi, i più alti della Gran Bretagna. Poi le rapide, c’è la cascata e le pozze d’acqua che creano vortici impressionanti: questo spettacolo si può osservare entrando in una curiosa costruzione che sembra un tempio ellenico.

Si riparte non prima di una scena curiosa: due signore entrano erroneamente in pulmino pensando fosse il loro. John riesce a creare una simpatica scenetta che ci regala momenti di ilarità. Si riparte. Costeggiamo il River Thai accompagnati da una fantastica musica scozzese (The winter it is, leggo dall’autoradio) colonna sonora perfetta per raccontare questo momento del viaggio.
Faccio a meno delle mie playlist sull’ipod, gusto qualche biscotto (sono ancora quelli di Marco della serata di Derby!) e scrivo qualcosa. I chilometri passano fino al prossimo centro, Pitlochry, un po’ più grande del precedente, un bel centro turistico dal profumo vittoriano. Siamo a sud delle Highlands con l’immancabile fiume (Tummel) che la bagna. John ci ricorda che non è casuale la costruzione di villaggi vicino a fiumi e mari!

Ci fermiamo a pranzo, dove mi sbilancio su una colazione alla scozzese: salsiccia, uova, pancetta, funghi e tanto altro con birra immancabile. È tanta la voglia di farla che non ho resistito. Devo confessarvi che ad ogni viaggio litigo sempre con la cucina locale.

Si riparte, ci danno le sistemazioni. Inizia a piovere incessantemente, mentre il paesaggio cambia: i boschi fanno spazio a rocce, alberi bassi, erba gialla e montagna spoglie. I colori cambiano sempre. Ci sono i muretti a secco finché le montagne sono spoglie, con piccoli cenni di neve qui e là.

Entriamo nella Glenmore, una profonda valle che attraversa la Scozia da nord est a sud ovest e segna un’antica zona di frattura (tuttora frequenti i terremoti) e separa i Monti Grampiani, cioè la parte sud-orientale dei Highlands, dalla parte Nordovest. Vallate immense che terminano quasi sempre con una foce sull’oceano una foce nell’oceano. Il vento si alza. Ci fermiamo alla Dalwhinnie Distillery, visita e assaggio di un buon whisky per elettrizzare il pomeriggio. Più avanti un museo tradizionale dove vediamo delle vecchie case scozzesi, piccole ma davvero accoglienti e pratiche.

Cominciano i laghi tipici scozzesi, lunghi, stretti e profondi – frequentissimi nei glen o valli strette di montagna – d’origine glaciale. Il maggiore dei laghi che si allineano lungo il Glen More è il Loch Ness ma oggi ci vediamo il Loch Pityoulish. Vicino c’è Aviemore. È una località turistica, con spiaggia e a pochi chilometri ghiacciaio. La gente si sdoppia tra vela, skinboard e sci, campeggi e hotel d’alta quota.
Strano per un sardo vedere una spiaggia su un lago freddo e nero attrezzata come se fosse mare. Ma qui non sprecano nulla e ne fanno un centro turistico.

Si riparte mentre rispunta il sole. Arriviamo verso le 18 a Inverness, il cielo è tornato plumbeo. John mi accompagna al mio alloggio, un delizioso b&b vicino al centro dove mi accoglie una gentilissima signora che mi fa sentire a casa. Mi chiede che colazione voglio domani (continentale o scozzese? Rispondo continentale, più leggera), mi spiega come andare in centro, mi consiglia dove mangiare e mi da’ la biancheria e la password di rete.

Mi sento a casa. Ma ogni cosa in questi paesi assume sempre un’atmosfera familiare. La voglia delle persone di farti star bene, di coinvolgerti. La passione che ci mettono. Metti John, la mia guida: non si è risparmiato. Fin dal primo momento ha trasmesso una sensazione: questo è il mio lavoro, è la mia passione. Non lo faccio solo per guadagnarmi due soldi. Voglio farlo al meglio e per darvi del mio meglio. Quanti in giro, tristi e annoiati, scontrosi e insipidi, nei locali o nei negozi, negli sportelli o in altri posti vi trasmettono passione?

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