Sveglia lenta, lentissima. Mi rilasso e penso senza fretta. Doccia, riordino le mie cose, mi fiondo fuori e cerco un bar in centro. È straordinario come lentamente comincio a riuscire ad avere un “dialogo” con le persone, ma sopratutto a capire quel che dicono, il problema di sempre.

Davanti a me un pericoloso vassoio con un polpo alla galiziana e una sfilata di pinchos: boccio la scelta e vado sul sicuro. Cappuccino, spremuta e pane tostato. Il conto è leggerissimo: Mi avvio verso il porto: la sirena annuncia alta marea, l’oceano spinge la sua rabbia su quel che resta della Playa de la Concha. Freddo pungente, cielo nuvoloso.

Bella sensazione trovarsi qui anche oggi. Posto dell’anima. Perché il viaggio aiuta a capire i tuoi limiti. Una lingua diversa, un modo diverso di vivere, la cucina, il tempo, il guardarsi dentro, il togliersi quella cazzo di paura e chiedere qualcosa a costo di sembrare idioti e non capire nulla. Quando parlo di Spagna la prima cosa che molti dicono è Barcellona oppure, d’estate, Ibiza. Poi sangria, paella, feste. È come dire che la Sardegna sia Costa Smeralda o Poetto o l’Italia sia Roma e Firenze. Limitativo.

La Spagna è un paese dai mille volti, angoli, diversità, paesaggi, un po’ come il belpaese: passi da un lato all’altro (e qui i chilometri son tanti) e trovi sempre cose meravigliose da vivere, umanità diversa, emozioni nuove. Ma quel che ti stupisce è il ritmo lento, il calore della gente, la loro tranquillità esistenziale ma in fondo un orgoglio di fondo per le loro tradizioni. Gli italiani qui sono amati: lo vedi da come ti trattano. Se sei un viaggiatore cercano di farti tornare. Siamo due popoli così vicini ma anche così lontani.

Intanto il dubbio: stare qui a osservare le onde di questo mare o partire e poi tornare?

14:47 Google map è uno strumento bello ma terribile. Parti da un posto, digiti e ti ritrovi in un altro, magari non quello che pensavi: eppure senza  tanti anni fa mica mi perdevo! Ho deciso di lasciare San Sebastian per una gita volante a Irun, biglietto treno 2€ e partenza sotto la pioggia. Venti minuti e ci sono. Qui trovo un pallido sole. Esco dalla stazione e mi dirigo verso la zona mare. Vedo passarmi le taverne, rimando il pranzo. Un’ora di cammino, cerco un bus ma trovo solo altre direzioni. Mi fido di googlemap, mai l’avessi fatto! Esco senza volerlo da Irun, un parco, la foce di un fiume quasi secco per via della bassa marea, case in lontananza, un ponte i cartelli cominciano a sembrarmi diversi sia per grafica che per contenuti: sono in francese! E infatti, senza volerlo, mi ritrovo in Francia, non pensavo che Irun fosse perfettamente confinante con Hendaia, e quindi ora cerco un modo per ritornare in zona mare, dove ci sia un po’ più di civiltà…un trenino tra pochi minuti e vediamo come va. Ecco come perdersi e ritrovarsi “altrove”.

Il mio cammino si ferma un attimo qui, nella baia di Chingudy, che come per incanto si è aperta. Tradimento, sorpresa. Oasi naturalistica di rara bellezza con un’isoletta che nelle alte maree diventa l’unica lingua di terra. Non so nemmeno io come sia successo. Barche a vela, gabbiani e spiagge che litigano con le maree. I fuoriprogramma sono sempre i migliori. Non ho idea di come tornerò dietro a San Sebastian, visto che sto andando a naso, non posso pensare che domani sarò a casa…mi godo queste ultime ore in quest’ennesimo splendido luogo. Che ci sia sempre un mare sulla mia vita…

Il mare, l’oceano, le sensazioni forti. Questa spiaggia è immensa. Invidio i surfisti che sfidano le onde: io posso solo fotografarli e guardare. Altra gente, altro spirito. C’è pure un bimbo che senza muta si butta in acqua.
Hendaia è la classica località di villeggiatura con ville e casinò ma ora naturalmente è solo un ricordo dell’estate.
Ora di tornare, niente pullman. Provo la stazione più vicina ma i treni non passano su questa linea a Irun. Così ben 6 kilometri a piedi per poi trovare finalmente la stazione del trenino metropolitano che va su e giù con la mia destinazione. Il sole intanto ci sta già salutando, un limone arancio in fondo. E un altro giorno di viaggio sta per finire.

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