Provo a ricreare le stesse emozioni di viaggio che sento in giro per il mondo, anche ora che sono in Sardegna e ci riesco.
Calasetta, già un incanto. Un luogo a sè, disorientante magia, e siamo solo a un’ora e mezza da Cagliari. Eppure tutto cambia, sei in Sardegna ma non sei in Sardegna.
Mi vergogno di conoscerla oggi e se potessi sicuro che mi comprerei casa. Una di quelle bianchissime, fatte negli anni 80, con la muratura ruvida e le persiane a cuneo, con mobili pesanti e stereo che mettono cassette, da cui si vede in prima fila un tramonto e quando ti affacci il vento ti spettina. E ci organizzerei feste d’estate mettendo musica house e trash italiana, lo so, lo so!
Mi immagino qui un’altra vita, come cantava Battiato, o una vita a un’altra velocità. Una vita che vedi sempre il mare appena esci da casa. Ma non c’è Tozeur e nessun treno, a limite piccoli traghetti, bianchi, quelli che sfidano l’azzurro per congiungere l’isola con Carloforte e ogni tanto si danno il cinque a metá strada.
Le ansie della città sono un ricordo, quando tutto sa di Mediterraneo e sud. Vuelvo al sur. Quello vero, non pataccaro. Ti senti un po’ Grecia, un po’ Spagna. Confusione.
Mare attorno, case bianche curate nei particolari con finestre azzurre, acqua che spinge sugli scogli e sui pontili e poca gente in giro.
Cammino solitario col rumore dei miei passi per questo dedalo di strade illuminate e abitazioni basse, finestre aperte per far entrare aria e luci tenui che arrivano da dignitosi salotti di anni d’oro.
La piazza Belly è un salotto lucido, palazzine curate si affacciano su un pavimento di gioco di bimbi felici che sgattaiolano da una parte all’altra, mentre anziani prendono fresco nelle panchine e le botteghe presentano con orgoglio la loro mercanzia.
I rumori dei motori di mare e luci lontane di barche al largo sono lo zucchero a velo di questo angolo di paradiso, dove sembra di essere a casa anche quando sei in strada. Un luogo tanto semplice quanto speciale per chi ama il Mediterraneo e il mare, quei viaggiatori strani e brutti come me. Quelli che lasciano il cuore in giro.