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Notte prima di una partenza, e partenza

Ore 00:00: cinque ore e vado all’aeroporto e invece che dormire la cosa più importante che mi ritrovo a fare, malgrado abbia altro lavoro da finire, è aggiornare il mio ipod con canzoni fighissime quanto imbarazzanti: dalla classica ad Avicii passando per Sergio Caputo e Sade.
Sono un maestro di priorità, posso dirlo?

ore 1,32: finisco di lavorare. Mi occupo del bagaglio. Bene, ho perso il mio prezioso cuscino gonfiabile da viaggio, una presa dell’Iphone smarrita chissà dove e una zanzara mi svolazza accanto e non mi lascia dormire. Quindi, devo fare afterhour fino alle 5? Cara sfiga, dimmelo pure.

Ed eccomi qui, sveglia alle 4, dopo aver ucciso alle 2,08 una zanzara, due ore scarse di sonno, finisco i bagagli, mi faccio bello e mi sorprendo di portarmi sempre meno roba (imbarazzante leggerezza di bagaglio), alle 5 mio cugino Ale mi accompagna in airport, trovo una coppia di amici diretta a Istanbul, si scambiano idee e consigli di viaggio.

Volo Ryanair solita ignoranza, dico “ciao a tutti”, metto la benda agli occhi, mi addormento con le cuffie e mi sveglio nella nebbia, atterrando a Orio al Serio. Riesco a registrare solo la superofferta panino, patatine, acqua a 10€ (chiamala superofferta) poi torno nel mondo dei sogni. Atterriamo, jingle sempre di Ryanair, Welcome!, ed ora uno scalo, molto scallò, a Bergamo (solo 6 ore d’attesa). Ma per viaggiare questo e altro e soprattutto “noi abbiamo il sole e il mare” (eja).

Colazione, mi metto a lavorare. Due ore passano, produttività alta. Cerco una presa. Neanche per sogno. Poi capisco: sono ancora in Italia.

Ora spazio alla polemica:

Riflessione 1

Allora sia chiaro che quando parto non vado in vacanza, faccio finta di staccare col mondo, ma in realtà sono reperibile e mi porto dietro il Mac (anzi, pc sennò qualcuno dice che me la tiro) e continuo imperterrito a lavorare.
Bollis ponni la felicità e la creatività di continuare il mio libro, scrivere un articolo o mandare una relazione o preparare una campagna di comunicazione davanti al Bosforo sorseggiando tè turco e con un narghilè?
TU NON VIAGGI NON PUOI SAPERLO

Riflessione 2

Quest’Isola è nella miglior posizione del Mediterraneo ma per uscire ogni volta devi spendere un patrimonio e fare viaggi della speranza, prepararti a ore e ore di volo, quando invece un qualsiasi italiano ha la possibilità di avere il mondo a distanza di poche ore.

Viaggiare serve più di quanto crediate, per piacere o necessità, per imparare e conoscere, per raggiungere i propri sogni o per riportare a casa una conoscenza o anche per mantenere qualcuno qui, è un DIRITTO essere vicini al mondo, non una gentile concessione “tanto per…”. Quando arriviamo in continente ci sembra di essere in una terra promessa, ve ne rendete conto?
Destinati a essere isolani e isolati, altro che vivere in un paradiso se poi ti tagliano fuori dalla civiltà e da tutto il resto.
Ditemi perché poi non mi devo incazzare… Voi che dite?