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Apatia, no grazie

Pare che secondo alcuni luminari del web e della comunicazione affrontare tematiche politiche o sociali o impegnarsi quando hai un po’ dinseguito o fai qualcosa come il dj o il comunicatore ti tolga simpatie e like. Ti precluda collaborazioni e lavori. Che ragionare senza fronzoli e apertamente non produca engagement e renda toghi ma solo dei rompiscatole. Che non bisognerebbe interessarsi e discutere ma essere asettici e fregarsene badando ad altro. Molto locale come concezione, abbracciata da tanti che ben si tengono lontani dalle questioni per timore di inattese reazioni. “Grazie a tutti”, “siete belli” le mie idee me le tengo per me e mai un dubbio, casomai qualcuno si potesse offendere. Ho un profilo di quasi 5000 amici. Spesso cancello, spesso aggiungo. Mi seguono in quasi 1000. Una fan page (djtixi) di quasi diecimila persone. Numerini se confrontati a tanti, ma mi piace averli. Penso che il proprio pubblico vada selezionato. Che essere buoni per tutti, diplomatici, disinteressati, incapaci di prendere una posizione e di dire la propria, analizzare la realtà in cui si vive, sia alla fine essere nessuno. E di nessuno, nutriti da aspirazioni di successo e gloria, talent show, indifferenza e apatia, mezze frasi e pensieri copiaincolla, posizioni facili e tattiche per non perdere nessuna opportunità, siamo già troppo circondati.

Mai morire se si è famosi

Ogni volta che muore un personaggio noto l’esercito dei detrattori e dei criticoni si riattiva. Obiettivo? Sminuire la sua figura. Allora cominciano le ricerche affrettate di qualcosa che possa gettare luce negativa sul defunto. Si rovista il web per trovare il pelo nell’uovo a cadavere ancora caldo e dimostrare al popolino che ricorda quanto di buono e bello ha fatto il suddetto che non sia così come credono. E’ il web, sempre pronto a mostrare il suo lato di odio e disprezzo.

Tu pensa: persone che spendono tempo della propria vita per sminuire altri. Persone arrabbiate.

Quanti ce ne sono? Quanti non sopportano gli altri? Quanti non sopportano il successo altrui? Allora commentano con veleno. 

Quindi, dopo le celebrazioni di Bud Spencer sono cominciate le ironie e le critiche. E’ stato candidato di Forza Italia, questa l’accusa. Secondo alcuni, i soliti maestrini, tale impegno politico non può valere il rispetto e il valore di quanto fatto. Una macchia indelebile, quasi fosse un assassino. Ovviamente perchè non stava dalla loro parte.

Chi fa qualcosa di bello deve sempre essere discusso. Nessuno fa passare niente. Vogliamo la perfezione degli altri ma non ci chiediamo se noi per primi siamo perfetti e immuni da vizi.

Rummo e il web utile

C’è una bella storia che viaggia su web e finalmente non è quella che vi fa commuovere se la condividete.

E finalmente il web non si ricorda solo per le idiozie condivise fino alla nausea.
È la storia del pastificio Rummo di Benevento che, colpito da un’alluvione, sta rischiando di chiudere.

Il web gioca una parte importante: in poche ore, dal basso, è partita una campagna social con l’hashtag #saverummo: novantamila aderenti tra foto, condivisioni, esperienze personali. La storia è diventata notizia e tanti cominciano a muoversi.

Sapete poi un altro aspetto curioso? L’azienda non ha fatto nulla, visto che non ha luce e linea internet ed è impegnata a ripulire il disastro provocato dall’acqua. Un disastro che potrebbe firmare la sua condanna a morte ma che ora, con il web, magari si potrebbe anche evitare.

I 'mi piace' servono a poco

Lo scorrere sulle nostre pagine di foto o video imbarazzanti e simpatici (perché una risata te la fai, e ti diverti) con migliaia di mi piace e visualizzazioni ti fa capire il meccanismo del ‘mi piace’ e del ‘successo’ in rete.

È un mercato del nulla, passeggero e inutile.

Non a caso, quando questo successo prova a tradursi dal vivo, si scontra con la realtà e evidenzia la mancanza di talento e di spessore.

Lo stesso può dirsi per le aziende e i prodotti: non basta il mi piace se poi questo non viene tradotto in acquisti (from social to sale) ovvero lead.

Pochi, nel variegato mercato, davvero pochi emergono perché sono bravi davvero e il web è stato un buon trampolino. Oppure sono stati bravi nelle strategie, e capiscono che fb più che un mercato è una piazza per conversazioni e contatti.

Invece, tanti danno un’esagerata importanza a visualizzazioni e mi piace.

Insomma, essere campioni in rete alla lunga non serve a nulla, anche se molti ci credono ancora. Avere caterve di like serve tanto quanto. Ma basta vedere quanti “fenomeni”, tormentoni e “video che fanno commuovere il web” si perdono nel nulla, per capire il gioco inutile del like.

Inondate il mondo di parole!

Io non dirò mai “scrivi troppo”. La scrittura non mi disturba. Mi disturba il nulla cammuffato da superiorità, il pregiudizio, l’ingiusta accusa. Mi disturba chi si lamenta senza ragione e poi non si guarda attorno. Mi disturba chi condivide minchiate, link inutili, chi si pubblicizza.

Chi spreca la parola, chi la usa come pietra o sceglie il silenzio per vile opportunità.

Non mi disturbano i racconti, le emozioni, i viaggi, i sogni e i fatti che condividete.

Inondate il mondo di parole, non importa degli errori, regalerete emozioni e un po’ di voi agli altri. In questi tempi di egoismo serve eccome.

Quindi, scrivete. Scrivete ancora, e di più.

Incazzo perenne

Oggi tornando in aereo ho visto tante gente incazzata: per i posti, per i bagagli che non potevano essere imbarcati, per quelli che non venivano alloggiati sopra la propria testa, per farsi due passi a piedi e raggiungere l’aeromobile.
Se ci pensate inezie. Ma clima di guerra. Toccami e ti azzanno. Sempre e solo incazzo. Continuo. Su ogni cosa.

Non ci va mai bene niente. Tutto è dovuto, tutto deve andare perfettamente e guai a contraddirci. Ci scateniamo poi sul web creando questo clima di continua ostilità. E, sia chiaro, da questo gioco non mi escludo.

Questo non vuol dire che dobbiamo sopportare un disservizio chiaro o chi calpesta i diritti, ma forse, causa facebook, stia emergendo solo il nostro lato di insofferenza e lamento e dobbiamo utilizzare, magari, meglio le energie, gli spazi di libertà e protesta.

Ecco, esercizio quotidiano:

1) ridurre le lamentele al minimo indispensabile, possibilmente offrendo soluzioni (nel dubbio, astenersi);
2) essere comprensivi, se possibile (nessuno è perfetto);
3) non partecipare alle discussioni polemiche o mollarle non appena degenerano (la rissa è dietro l’angolo);
4) non rispondere agli attacchi su fb dei provocatori (quanti…anche tra gli amici);
5) togliere dalla propria home i lamentosi cronici (non quelli costruttivi).