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Saviano, reality e le due italie

 

Saviano stasera debutta insieme a Fazio in contemporanea con il Grande Fratello.

Sembra un caso, una coincidenza. È una bella sfida. Anzi tante sfide intrecciate. Tra due modi di fare tv e pensare. Tra due platee di spettatori. Tra due mondi diversi. È un confronto quasi: tra una Italia e l’altra Italia.

Da una parte l’Italia senza colore, che cantò De Gregori in “Viva l’Italia”. Lo so che i soloni diranno che questi sono discorsi “di sinistra”. Siamo ancora al palo. Ma, dicevo, è l’Italia dell’impegno civile, della buona politica, della lotta alle mafie, della legalità. Non mi interessa il colore, perché la mia Patria non ha colori politici, non è di destra, di centro o di sinistra. È indisponibile: questa è la Comunità nazionale che vorrei.

Dall’altra, l’Italia dei balocchi, della tv esaltata a modello di vita, dei salotti e dei provini, dell’apparire invece che dell’essere, stucchevole e piena di lustrini, autoreferenziale e bifolca.

Non ho dubbi che vincerà il Grande Fratello: l’amore tra questo e quello, le canzoni sotto la doccia, i quizzetti fessi, i doppisensi e i rutti, i collegamenti della casa, i pianti a comando, sono meno impegnativi di parlare di bombe sotto casa, di Falcone, di impegno civile, di giornali che gettano fango.

È abbastanza evidente che chi stasera rimane davanti alla televisione fa una scelta di campo.

Purtroppo i programmi televisivi sono condizionati dallo share e dalla pubblicità. Si dice che la tv debba anche raccontare la voglia di spensieratezza della gente, il bisogno di rilassarsi e staccare dalle difficoltà della vita. La società così com’è.

Ma mai, dico mai, dovrebbe scendere di livello.

Eppure siamo costretti a non poter scegliere, come oggi. O vedere alternative del livello di Ciao Darwin, Grande Fratello e Isola dei Famosi. Ci mancherebbe: offrono lavoro a tanta gente, c’è della creatività dietro, ci fanno sorridere. Ma la televisione non deve perdere il ruolo educativo che ha sempre avuto, visto che rappresenta il “maestro” di tanti che non leggono o che non studiano, per scelta o per necessità. Guardare la tv è meno impegnativo che leggere. Quanti…

Oggi più che mai vedo delinearsi questa sottile distinzione tra le due Italie.

Il nostro paese non si dividerà mai per le aberranti sparate della Lega (tristi e pericolose, ma non passeranno) oppure nell’ennesima divisione fascisti-comunisti, destra-sinistra, berlusconiani-antiberlusconiani che alcuni continuano ad alimentare per sentire un motivo in più per far politica ed esistere.

Quel che preoccupa è che la divisione è tra un’Italia che propone e si impegna e l’Italia del nulla, che si annoia e disimpegna, che risponde sbuffando e ciondola. Che chiude la porta ai problemi. Questo è il dramma, l’abisso davanti al quale rischiamo di cadere. Tutto riassunto dal bellissimo dialogo tratto da un libro (e poi un film) meraviglioso, la Storia Infinita, tra Gmork e il piccolo guerriero Atreyu.

 

  • Atreyu: Perché Fantasia muore?
  • Gmork: Perché la gente ha rinunciato a sperare. E dimentica i propri sogni. Così il Nulla dilaga.
  • Atreyu: Che cos’è questo NULLA?
  • Gmork: È il vuoto che ci circonda. È la disperazione che distrugge il mondo, e io ho fatto in modo di aiutarlo.
  • Atreyu: Ma perché!?
  • Gmork: Perché è più facile dominare chi non crede in niente ed è questo il modo più sicuro di conquistare il potere.
  • Atreyu: Chi sei tu veramente?
  • Gmork: Io sono il servo del Potere che si nasconde dietro il Nulla. Ho l’incarico di uccidere il solo in grado di fermare il Nulla. L’ho perso nelle paludi della Tristezza. Il suo nome era Atreyu.
  • Atreyu: Se tanto dobbiamo morire, preferisco morire lottando. Attaccami Gmork! IO SONO ATREYU!

 

Nicola Montisci