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Chissà cosa avrà detto Dio a dj Fabo

Chissà cosa avrà detto Dio di Fabo dj. Magari avrà detto non è giusto decidere della propria vita, magari lo ha abbracciato lassù. Nessuno può saperlo. Io non lo so. Nessun credente nemmeno. Oppure dimostratelo. Dimostratemi di sapere.
Siamo ossessionati dal dover decidere per gli altri, dal sentirci sempre in grado di sapere cosa sia bene o male dentro le vite altrui, cosa sia peccato e cosa sia giusto.

Questo è rispetto per il prossimo? Questo è amore? Questa è carità? A me, che credo in Dio e nessuno può impedirmi di farlo o decidere il mio pensiero libero, sembra sempre e solo una grande ipocrisia.
Dio arricchisce, Dio non toglie. Dio eleva l’esistenza e ci permette di colmare il vuoto. 
Comprendere le sofferenze altrui è un modo per imparare ad amare. E amare è un sentimento che va oltre qualsiasi credo religioso.

Non facciamoci prendere dalla paura

C’è chi si abbandona alla paura, chi all’insulto, chi continua a credere nelle guerre di religione e nelle crociate. Io e un altro gruppetto di pazzi continuiamo a credere in un concetto molto semplice: la civiltà va avanti grazie alla convivenza pacifica, al rispetto delle regole e alla libertà, non a chi fomenta l’odio, da qualsiasi parte, a chi di questo odio e paura ne fa merce elettorale visto che in altro modo non piglia voti (il che obiettivamente è triste).

Se altri sono animali, noi non dobbiamo esserlo. Questo non vuol dire non difendersi: chi sbaglia paga, in ogni stato di diritto.
Ma le generalizzazioni e i luoghi comuni non ci piacciono.
Come esistono criminali che parlano di Dio per giustificare i loro misfatti, abilmente strumentalizzati, ce ne sono altri che lo fanno per una partita, per un parcheggio, per una lite domestica, per un’idea politica, per una questione di vicinato, per un’eredità contesa. Nelle famiglie, nelle case, nelle strade. Che siano ebrei, musulmani o cattolici uccidono, violentano, picchiano.

I mafiosi sono pii devoti con l’altarino in casa. E che dire di cattolicissime famiglie dove si scatenano delitti familiari che tanto vi piacciono? Che dire delle donne violentate? Eppure queste cose succedono anche nel nostro superiore occidente, civile e progredito, come probabilmente altrove. Ma finché siamo noi, è tutto giustificato. I nostri delitti sono più belli. Le bombe in fondo sono un atto di pace.

Criminali che fanno più morti di Parigi (e sia chiaro, NESSUNA giustificazione per l’eccidio). Ogni giorno. Apri i giornali, guarda le tv.
Se ci pensate, uccidono per molto meno di un Dio e sono pure tra di noi.

Perché vince una Suora

Capisco l’emozione per #TheVoice ma era fin troppo scontato che vincesse suor Cristina: non tanto per la qualità, quanto perché era il personaggio fuori posto della competizione.  Chissà se non avesse avuto l’abito talare. Chissà.

Uno stratagemma creato ad arte. Come ricordava il Fatto molto spesso vincono figure “bizzarre e spiazzanti; devono dare l’impressione, almeno all’inizio, di essere fuori posto, non devono fare la cosa giusta (o, meglio ancora, non essere la persona giusta) al posto giusto”.

Ricordate Susan Boyle? Vinse nel 2009 il Got talent inglese. Brutta, anzianotta e sgraziata.
Personaggi così suscitano interesse e si propagano viralmente. Non importa se abbiano o non abbiano qualità.

Oggi il mainstream e la massa cercano dal nulla fatti e persone che sorprendano subito, stupiscano, rompano gli schemi e facciano condivisioni e visualizzazioni.
Un video di un tuo amico che fa la cacca o insulta a tutto spiano o fa qualcosa di strano produce effetto virale.
Un articolo di bugie su un fatto di cronaca, scritto pure male, si propaga più di una bella riflessione.

Popolarità non è qualità (anche se fa rima e qualcuno crede che sia lo stesso). La qualità si misura nel tempo non in una stagione.
“Ahhhh ma quello vende, ahh quello ha 674 mila visualizzazioni, quello porta gente”.
I personaggi da baraccone, i fenomeni da rete diventano virali ma con la stessa velocità poi spariscono. Perché manca lo spessore, manca il valore. Se poi resistono, sia chiaro, tanto di cappello.

Intanto cerchi di sopportarli e sperare che passino. Un bel respiro, trattieni il fiato, qualche mese e poi… Avanti il prossimo!