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Stazione Termini, esterno sera

Roma, giornata intensa. Un megamix di monumenti, fontane, palazzi e piazze visti in rassegna, venditori abusivi e selfie in offerta. La città è sporca, abbandonata, ma mantiene intatto il suo fascino. Tocchi con mano la storia in ogni angolo e forse è destino crudele che sia immersa nei problemi e nei disagi: la perfezione non puó esistere.

Pranzo in un ristorantino al volo. Ci abbuffiamo di antipasti così che non ci godiamo il resto. Un po’ appesantiti andiamo in piazza San Pietro.
Ottaviano, Metro rossa, incubo file e borseggi, poi non succede nulla. Viaggio tranquillo.Albergo vicino alla stazione termini, crocevia di persone, trolley in extended version, razze e sogni traditi, studenti e criminali, giornate da sbarcare e profumi di cotture. Stanza 25, domani forse saltiamo la colazione, partiamo presto. Un riposo rilassante rotto dalle notifiche del cellulare poi una doccia e si esce.

Ancora Termini, grande kasbah che di notte necessita di attenzione. Statua del papa polacco, cerchiamo la piattaforma giusta, linea 38, facciamo i biglietti per farci notare ancora di più come alieni. La gente aspetta con rassegnazione il bus, che poi arriva. Un tizio chiede se vada al Nomentano, nessuno risponde. Entriamo dalla porta di dietro, così si dice, altri se ne fregano. Non siamo i soli a timbrare, po fa anche un signore e una ragazza riccia scura con un trolley viola che con difficoltà sistema. Così ci sentiamo meno alieni.

Ci sediamo negli ultimi posti, davanti a noi una coppia anziana parla di percorsi possibili in città. Lei, anello d’oro, stringe il ginocchio di lui. Un piccolo gesto che raccoglie l’amore di una vita. Forse un amore raro al tempo d’oggi.