Da alcuni mesi ha riaperto lo storico locale del Litorale del Poetto. Ne abbiamo parlato il gestore in una chiacchierata sullo stato del Poetto, visto da un imprenditore che lavora sul campo.
– Ciao Luciano, l’estate è finita, arriviamo sicuramente un po’ in ritardo, ma volevamo raccontare la vostra rinascita, con quali premesse?
Ciao Nicola, eccoci qui. Riapre l’Oasi e sono felicissimo. Dopo qualche battaglia e tanti sacrifici ci siamo nuovamente riusciti. Le
premesse sono quelle di sempre, riuscire a distinguerci per forma e prodotto. C’è tanta concorrenza costruttiva in città. Ci sono tanti
professionisti e altrettanti bei locali. La premessa è questa: restituire al locale l’anima che lo ha accompagnato fin dal principio.
– Eri scomparso “dalle scene” o sbaglio? Dove sei stato in tutto questo tempo?
Nell’ultimo anno mi sono dedicato a me stesso. Ho viaggiato parecchio. Ho visto ed assaporato qualche differente cultura cercando di
assimilarne le note positive.
– C’è stata una querelle con un locale che ha usato il nome Oasi, come è finita?
In realtà non è finita. Il punto è che non sono riuscito ad ottenere un confronto diretto. Sono rimasto senza parole quando ho visto il
nome ed il marchio che mi ha sempre rappresentato in città, usato da altri ed usato male. Male perché per quanto mi riguarda, Oasi ha
sempre rappresentato un concetto, uno stile in cui un genere musicale si sposa con forme e panorami. E’ purtroppo stato stravolto
confondendo una grandissima fetta di clientela cagliaritana che ha pensato fosse un mio prodotto. Ovviamente chi mi conosce bene sa che non mi sarei mai potuto abbassare a determinate scelte. La controversia è in essere, ma non è questa la sede per parlarne.
– Quanto è difficile o entusiasmante lavorare zona-Poetto, un litorale work in progress che sta vivendo una nuova vita?
Bella domanda (sorride, ndr). In effetti in pochi sappiamo quanto sia allo stesso tempo entusiasmante e difficile avere a che fare con un’attività sul litorale. E’ molto difficile. Siamo costantemente in balia degli eventi atmosferici più di quanto si possa immaginare. Siamo totalmente legati alle stagioni, non a livello climatico ma a livello psicologico: “Ferragosto è passato da un giorno, quindi è inverno!” oppure, in pieno inverno: “oggi c’è sole, andiamo tutti al mare”.
Quindi si passa da avere due dipendenti ad averne dieci il giorno dopo per far fronte alle “invasioni barbariche della domenica”. Ma la
verità è che a me piace così. Come fossi in barca in mezzo all’oceano! di punto in bianco si alza il vento ed arrivano le onde; bisogna
essere sempre pronti.
– Ora sta arrivando l’inverno, magari si lavorerà un po’ meno. Puoi svelarci che progetti hai per il futuro?
Il futuro si prospetta roseo per il Poetto, nonostante si sia seguita la peggiore strada a livello burocratico, il risultato è abbastanza
soddisfacente. Mi riferisco al Piano di Utilizzo Del Litorale. Il Comune ha finalmente dato un volto deciso e regolare al lungomare. Il mio progetto come sempre è riavviare come si deve il locale e far sì che rientri a regime d’inverno come d’estate. Chi ha vissuto gli anni 2008/2009/2010 dell’Oasi sa perfettamente che l’inverno al mare, qui in questo locale, è meraviglioso. Ha l’aria di sembrare una gran bella pubblicità, forse lo è, ma sono sinceramente innamorato degli inverni al mare, protetto da una struttura calda, magari bevendo un buon calice di vino rosso, e si, ci metterei anche la pioggia fuori. Sarebbe perfetto.
– Immaginati di poter dialogare ora direttamente con l’amministrazione, che consigli potresti dare?
L’amministrazione dovrebbe smettere di aver paura di rispondere si alle richieste degli imprenditori. Non so se tu abbia mai avuto
esperienze negli uffici comunali. La prima risposta ad una qualsiasi richiesta è no, con successiva motivazione. Il più delle volte la
motivazione è contorta ed illogica. Il punto è che non bisogna avere paura di crescere ed evolversi. Da parte del comune vedo tanta paura.
– C’è spazio per parlare ancora, come si è sempre fatto, di Cagliari turistica o pensi sia uno slogan inutile?
Cagliari è turistica. La domanda è questa: “che genere di turismo vorremmo in città?”. Ci sono svariate tipologie, ma per andare dritti
al sodo, io credo e a Cagliari sia necessario attirare un turismo che vada dai 30 anni ai 45. Meno famiglie e meno anziani. Ci serve un turismo che non abbia paura di spendere, che vada a cena fuori, che vada a bere per i locali e poi a ballare in discoteca. Ci serve un
turismo dinamico. Quindi ci servono anche strutture ricettive all’altezza e provvedimenti che aprano le porte allo sviluppo
notturno, non strettamente legato ai ristoranti, a mio parere ce ne sono già abbastanza, ma a discoteche e spazi per eventi che abbiano
tutte le licenze in ordine, aiutate magari da piani acustici che invece di tagliare le attività commerciali, vadano loro in contro.
– Nella gestione di un locale quali sono le difficoltà che si trovano?
Le maggiori difficoltà, dando per scontato che a gestirlo sia un professionista che sa il fatto suo, sono legate al costo del lavoro ed
alla tassazione sulle imprese. Oggi il socio maggioritario e con potere decisionale di una qualsiasi azienda italiana è lo stato.
Cadrei in discorsi lunghi, pesanti ed abbastanza scontati se continuassi a parlare.
– Su quali aspetti curi l’Oasi in particolar modo?
La forma, la pulizia ed il servizio a mio parere sono gli aspetti fondamentali. Il cliente si deve sentire in uno stato di pace e relax.
La musica è a mio parere l’unico elemento che non puà essere casuale.
La musica fa praticamente il 50 % del lavoro. Cerco di offrire un prodotto che sia all’altezza del marchio che ho costruito negli anni.
– Come organizzi il lavoro?
Bella domanda. Il locale è soggetto al clima. Ragion per cui, ogni momento in cui il locale non ha una grossa affluenza durante la settimana, è un ottimo momento per le manutenzioni e l’organizzazione delle idee. Il personale è al minimo (come ogni azienda in italia) con un rendimento che, nonostante sia migliorabile, è abbastanza sopra gli standard; questo perchè noi lavoriamo in squadra! Non c’è dipendente e proprietario, qui si lavora tutti e tutti tanto. Obiettivo è posizionarlo tra i migliori dieci locali della città.
– Fronte comunicazione, come ti muovi?
Per quanto riguarda la comunicazione, credo di essere davvero poco professionale. Vado ad umore e non è una cosa buona. Stato d’animo e clima giocano un ruolo fondamentale sulla riuscita della comunicazione sui social. Diciamo che non sono un esperto ma ci metto comunque il cuore.
- Un consiglio per passare all’Oasi, per tutti quelli che non ci sono ancora andati?
Non saprei. Il primo è perché ci sono io =), scherzi a parte. Consiglio di passare all’Oasi perché la squadra è gentile e sorridente, i prodotti che offriamo sono buoni (la mia pancia ne è la prova) e i divano son davvero comodissimi. Ma, scusa se mi ripeto Nicola, consiglio di passare all’Oasi perché la Musica, a qualsiasi ora, è capace di trascinarti via e portarti a Parigi lungo la Senna subito dopo il tramonto, oppure a cuba mentre musicisti si danno da fare con ritmi sincopati, oppure ancora in spagna, in una stanza piena di candele, dove una coppia balla tenendosi stretta. Insomma, l’Oasi è un po’ magica.
– Un ringraziamento speciale in questo momento della tua vita?
Non sarei chi sono se non avessi avuto una famiglia fantastica alle spalle. Silvana e Samuele per me sono fondamentali. Siamo
un’unica entità ormai. E’ soprattutto grazie a loro se oggi l’Oasi ricorda l’Oasi di una volta. La mia donna, lei mi sopporta e supporta, inoltre è un’ottima consigliera!
Nicola Montisci (www.nicolamontisci.com)